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Carovana

Sbuffó annoiata a causa dell'uomo di fronte a lei. Da quando era entrato nella sua tenda non faceva altro che parlare, parlare e parlare. Che noi. Quanti cammelli aveva, quanti diamanti e gioielli, quante proprietá e quanti falchi...
se c'era una cosa che quell'uomo non aveva capito era con chi aveva a che fare.
Lei era la principessa della tribú tribale dei Purj, aveva giá tutto quello che desiderava. La sua tenda era decorata dalle stoffe più preziose, dai colori più sgargianti e dai gioielli più rari. Lei era lo spirito selvaggio delle terre, ogni suolo che toccava con i suoi piedi faceva parte di lei.  Nessuna terra apparteneva ufficialmente ai Purj, erano figli del mondo. Lo Yutag e le terre in cui viaggiavano costantemente erano la loro casa.
Il suo vestito rosso era decorato da piccoli ciondoli fatti di oro puro lavorato dai migliori artigiani. Il velo color fuoco, il quale si stagliava sulla sua chioma nera liscia come il fuoco bruciante sulla terra, era anch'esso decorato da fini fili intrecciati d'oro.
D'oro erano i suoi anelli, le sue collane e i suoi cerchi appesi alle orecchie, la sua cavigliera tintinnante.
Tante cose se le era guadagnate col duro lavoro, altre le erano state regalate... altre se le era conquistate combattendo.
L'uomo davanti a lei era giunto al suo cospetto pensando di poterla comprare, come qualsiasi animale da soma. Da poco aveva compiuto ventuno anni e da allora avendo etá da marito tutti coloro che potevano permetterselo si presentavano alla sua porta.
Ma lei non cercava un uomo che la considerasse un'altra conquista, lei non era un'oggetto da conquistare.
Un corpo da usare solo per riprodursi o per sollazzare gli uomini; lei era una donna fatta da sola, sicura di sé che sapeva quello che valeva...e quello che voleva.
E l'omunculo davanti a sé di certo non era nella lista.

Fece un cenno con la testa a uno dei suoi compagni di viaggio che senza farselo ripetere due volte prese l'uomo recalcitante e lo buttó fuori. Quando tornó dentro aveva un sorriso sornione sulla faccia.
-"Dahlia, cara Dahlia, altra cattiva pubblicitá per il tuo futuro matrimonio"
-"per fare un matrimonio manca una cosa chiave: un marito"
-"non lo troverai di certo se continui a mandare via tutti i tuoi pretendenti"
Dahlia sbuffó alzandosi contro voglia. Ad ogni suo passo i suoi gioielli tintinnavano, riempiendo la stanza di suoni.
Si avvicinó ad un calice d'oro e si versó del vino. Lo bevve tutto d'un sorso tracannandolo fino all'ultima goccia, prima di girare per la stanza con il calice vuoto in mano.
-"Kalor mi conosci sin da bambina, non ho mai amato questo genere di cose"
-"lo so, ed é per questo che non ti giudico. Ma prima o poi dovrai pur dare una discendenza e-"
-"mi rifiuto di essere paragonata ad un animale da soma! Il mio valore non dipende dalle mie curve e da quanto gli uomini le trovino piacevoli, o da quanti figli il mio ventre puó generare. Se mi devo sposare, voglio che sia per amore"
Kalor le sorrise scuotendo la testa.
-"rimarrai sempre la solita inguaribile romantica anche a 60 anni,vero?"
-"anche quando il mio spirito raggiungerá gli antenati"
Si sorrisero a vicenda, complici. Anni di amicizia permettevano loro di comprendersi anche senza bisogno di parlare.

Uno dei membri della tribù entró affannato, inchinandosi a Dahlia. Sembrava scioccato.
-"cosa succede?"- domandó lei diventando improvvisamente seria.
-"degli uomini armati  hanno passato due giorni fa il confine fra Tewa e lo Yutag e si stanno dirigendo verso le foreste dei Nini."
-"di chi si tratta?"
-"secondo gli informatori sono il Principe di Théra e i suoi due generali."
-"se hanno passato il confine avranno le loro ragioni"- ammise ovvio Kalor
-"certo"- rispose Dahlia-"ma ora a Théra c'é tensione, sicuramente la regina Urath li inseguirá fino qua. Mi rifiuto di accettare che qualcuno passi sulla mia casa  portando guai!"
-"cosa devo fare"- chiese il membro della tribú
-"prepara i cavalli ed avvisa metá dei guerrieri più forti, e manda messaggeri ai capi delle altre tribù cosí che sappiano che il Principe é senza permesso entrato nello Yutag. Noi li incroceremo lungo la via e fermeremo il loro percorso"
Il Purj uscí in fretta e furia per eseguire l'ordine.
-"magari cerca rifugio nelle nostre Terre, sarebbe saggio dare appoggio politico"
-"o sarebbe saggio non darlo"-disse esasperata Dahlia -" non c'é modo di prevedere se il Principe riconquisterá il regno. Inoltre é una decisione che spetta al consiglio delle tribú, non posso decidere da sola"
-"allora cosa facciamo?"
-"per adesso raggiungiamoli... poi decideremo."
-" se il motivo per entrare nello Yutag é valido non ci sará nulla che tu possa fare per fermarlo"
-"tu dici? Lo vedremo. Non mi faró mettere i piedi in testa da un Principe, né tantomeno da due sicuramente paffuti ignoranti sessisti e cafoni obesi Generali"

Yutag, area aperta

Dai si levó la maglia per lavarsi velocemente al fiume.L'acqua scivoló sul suo fisico, rinfrescandolo. Quella corsa contro il tempo lo sfiniva mentalmente: proteggere un Principe e al tempo stesso lavorare per lui non erano due compiti facili da portare a termine in contemporanea.
Liruz stava ancora studiando le varie mappe, cercando il percorso più veloce e più sicuro per giungere a destinazione, ma lui dubitava seriamente che sarebbe passati inosservati. Teneva perció, come si suol dire, sempre un orecchio teso e vigile.
Il Principe sembrava non curarsi del fatto che avevano oltrepassato il confine senza il consenso dei capi tribù, e questo portava con sé dei rischi,ovviamente.
Sospiró, pensieroso.
In quel momento poteva essere ancora a Tewa, a godersi la compagnia di qualche bella donna e magari a bersi comodamente un bel vino circondato da musica e balli, magari avrebbe potuto trascinare con sé Liruz. Era giunto il momento per quell'uomo di uscire un pó dal suo studio, ma no, lui doveva seguire le folli idee di Rupe.
Proprio come se col pensiero lo avesse chiamato, il Principe si avvicinó a lui e si chinò per bere acqua.
Dai lo guardó seriamente e Rupe non poté non notarlo.
-"cosa c'é Dai?"
-"sto riflettendo su quanto ti odio in questo momento"
Rupe scoppió in una fragorosa risata.
-"suvvia, quante storie"
-"hai un'idea di quali e quante cose importanti potevo essere a fare in questo momento? E invece no, sono bloccato con te"
-" ma come? Cosí mi ferisci"- Rupe si portó la mano al petto fingendo drammaticamente-" ed io che pensavo che tra di noi ci fosse qualcosa di più dell'amicizia"
Dai lo guardò in silenzio alcuni secondi.
-"piuttosto mi faccio eunuco con le mie stesse mani"
-"quando é che hai intenzione di mettere la testa sulle spalle?"
-"mi sembra di sentire Liruz. Solo perché mi piace divertirmi non significa che non sono maturo"
-"non dico questo. Ma ci sará qualcosa che tu vuoi, più di qualsiasi altra cosa, no?"
-" sai bene che non posso permettermi di sognare ad occhi aperti come fai tu. Il mio ruolo non me lo permette"
Si buttó a sedere, mentre con la mano raccolse dell'acqua per lavarsi dietro il collo.
-"Dai, sarai anche mio generale, ma sei anche mio amico. Voglio che tu e Liruz non vi sentiate legati al vostro ruolo a tal punto da rinunciare alle vostre vite"
-" lo so, e di questo ti sono riconoscente. Ma conoscendo te? Senza noi due come balie saresti morto da tempo"
-"ora non esagerare. Una cosa o due le ho imparate"
-"ah davvero"- Dai si alzó con sorriso furbo-"allora fammi vedere"
Prese la sua arma roteandola vicino al suo corpo con non chalance.
-"solo perché sei più alto, più muscoloso, più allenato e sei giusto un pochino egocentrico non vuol dire che tu sia piú forte"- Rupe si sollevó in piedi, prendendo un'arma in prestito da uno dei soldati.
-"quanti complimenti, sicuro che non siano una lista di scuse per convincermi ad andarci piano?- se la rise Dai
-" ti piacerebbe. Molto bene, ma ci battiamo ad una condizione"- disse Rupe
-"sentiamo"
-" se riesco anche solo a sfiorarti, tu ti dovrai sentire libero di vivere la tua vita"
-"molto bene... allora fatti sotto"

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