ATTENZIONE: SCENE DI TENTATA VIOLENZA SESSUALE. SE NON SI VUOLE LEGGERE O SI è MOLTO SENSIBILI, SI PREGA DI SALTARE IL CAPITOLO. DETTO QUESTO, PER GLI ALTRI, BUONA LETTURA.
Ci tengo a ricordare a tutti i lettori/ le lettrici che mi seguono che questa è una storia fittizia, ma che prende spunto da una società molto simile, purtroppo, a quella che esisteva un tempo in Europa, quando le donne non avevano alcuna voce né alcun diritto. Ho riflettuto molto su se scrivere questo capitolo o meno, ma visto che rappresenta qualcosa che effettivamente storicamente poteva capitare, ho deciso di proseguire ugualmente. Ecco perché il ritardo nella pubblicazione di questo capitolo. Ho cercato di ''abbassare i toni'' per quanto possibile, e ci tengo a sottolineare che in quanto donna mi ha pesato molto scrivere questo capitolo, che però mi serve per la trama in seguito. Ringrazio tutti coloro che mi leggono, sono veramente grata della vostra presenza qui su Wattpad e spero che continuiate ad amare le mie storie. Un abbraccio grande a tutti, e scusate la digressione.
La testa le faceva male. Tremendamente. Sentiva pulsare le vene e spontaneamente si portò entrambe le mani sulle tempie. Quando riuscì ad aprire gli occhi, attorno a sè a malapena riusciva a scorgere il contorno degli oggetti nella stanza. Era buio pesto e non riusciva a capire dove si trovasse. Séla, prestando attenzione e muovendo le mani a tentoni si alzò in piedi. Mosse i primi passi titubante cercando di capire dove si trovasse. Gli oggetti attorno a lei sembravano messi a caso nella stanza, senza un ordine preciso. Non capiva cosa fossero. Forse riuscì a scorgere un tavolo, ma era basso e senza sedie. In sottofondo sentiva solo il crepitio di fiamme, da qualche parte in quel posto. Provò a seguirne il rumore. Camminava lentamente, e con le mani protese in avanti cercava di non andare addosso agli oggetti. L'ultima cosa che ricordava era di essere finita in una tribù della zona. Ricordava di essere stata circondata e che l'avevano portata via. No, prima le aveva fatto male la testa. Proprio come in quel momento. Kela! Dove l'avevano portata? Nuovamente erano state divise contro la loro volontà. Spontaneamente, terrorizzata, portò la mano sotto le vesti sperando di trovare il suo pugnale. Deglutì quando riuscì a sentire il freddo della lama contro la mano e le sue rune ancora al suo posto. Senza far rumore lo prese in mano e continuò la sua ricerca. Doveva uscire di lì, ovunque fosse quel posto, e prendere Kela e scappare.
Alcune cose però non le tornavano. Non l'avevano ferita, né le avevano levato l'arma di dosso. Provò a pensare come la sua amica, e giunse solo a una conclusione. O non la ritenevano una minaccia, cosa alquanto probabile, o l'avevano rinchiusa dove quell'arma non le sarebbe comunque servita a niente. Nessuna delle due opzioni la metteva a suo agio.
Camminando al buio, sentiva la suola dei suoi stivali scivolare sul pavimento. Cercava di fare il minor rumore possibile per evitare di esser scoperta. Anche quella era una domanda che l'assillava: era da sola? c'erano delle guardie?. Non potè rifletterci a lungo, perché il rumore delle fiamme in sottofondo si fece più nitido. Era vicina alla fonte di calore. La sua scia luminosa cominciava ad illuminare le cose attorno a lei. Riusciva a distinguere i bordi di quella che sembrava una libreria. Intravide una sedia in legno intarsiata con gettato sopra un abito. Lo riconobbe, era lo stesso che aveva visto indossare alla tribù. Ricordò la volpe, l'uomo che ne era uscito. Aveva a che fare con dei mutaforma, non poteva abbassare la guardia. Si bloccò sul posto quando finalmente vide una fila di bracieri con le fiamme alte. Lì la luce era forte. Davanti a sé poteva scorgere una specie di stanza circolare. Appoggiata contro una parete, un immenso specchio che rimandava il colore rosso, arancione e giallo di quelle fiamme. Si spose a malapena fuori dalla zona d'ombra, e vide come la via fosse libera. Non le sembrava però di vedere delle porte. Si morse il labbro inferiore frustrata. Conscia di esser da sola, si gettò al centro della stanza e corse alle pareti. Si mise a tastarle con foga cercando una qualsiasi via di uscita. Nella sua ricerca affannosa, si rese conto delle sue rune, che luminose volevano attirare la sua attenzione. Spontaneamente prese il sacchetto tra le mani, ma altrettanto velocemente lo lasciò cadere al suo posto. Non aveva tempo, doveva sbrigarsi.
Si portò le mani ai capelli quando si rese conto che la parete era vuota. Corse dall'altra parte, ripartendo da capo. Doveva esserci un'uscita, per forza. Non potevano averla gettata lì per farla morire di fame, non poteva essere.Il rumore di carta che veniva sfogliata le gelò il sangue nelle vene. Si bloccò. Carta..un libro. Qualcuno era con lei. Non era sola. Sentì il rumore di qualcosa di metallo sbattere e una risata sommessa nell'aria. I bracieri si spensero tranne due, quelli vicini allo specchio. Corse immediatamente lì davanti, dentro la luce. All'ombra non vedeva niente. Tremante alzò il pugnale alto davanti a lei. Si guardava spaventata a destra e a sinistra. Ancora sentì ridere, una voce maschile. Avvertì un brivido freddo sulla schiena e sulle braccia.
Dove sei.
Ma a quella domanda posta nella sua testa non ricevette nessuna risposta. Sentì qualcosa cigolare a sinistra e scattò sull'attenti. Qualcosa strisciò sul pavimento davanti a lei, spaventata si spinse indietro. Sbattè la schiena contro lo specchio. Ancora voltata a sinistra, la sua mano destra venne afferrata con forza. Perse la presa sul pugnale e venne scaraventata in aria. Il colpo alla schiena contro la sedia le levò il fiato. Toccata terra, venne sollevata di nuovo e spinta con foga al centro della stanza scivolando sul pavimento. Il dolore al polso la fece quasi gridare. Vide lo scintillare della lama poco distante da sé. Strisciò al suolo per raggiungerlo, allungò il braccio ma venne afferrata dalle caviglie. Si sentì tirare via. Gridò. Si voltò e provò a sferrare dei colpi, a vuoto. Non c'era niente. Sentì qualcosa colarle dalla fronte. Sangue. Si tirò su sui gomiti e tornò indietro. Qualcosa cadde dall'alto e si ritrovò intrappolata sotto. Venne fatta voltare a forza e qualcuno le tirò su i vestiti. Si dimenò con foga quando sentì chiaramente una mano afferrarle l'interno coscia. Scalciò e chiunque fosse sopra di lei si fermò per parare il colpo. Con un piede colpì uno dei bracieri che cadde a terra. Le braci si sparpagliarono al suolo. Ancora la mano provò a tirarle giù la veste dall'alto tentando di afferrarle un seno. Mentre si dimenava per cercare di liberarsi, allungò un mano. Afferrò la brace ardente e la strinse con forza trattenendo un grido di dolore. Alzò la mano per colpire la figura umana su di lei, ma venne fermata e la brace fatta cadere a terra piegandole il polso. Pianse. La figura si fermò. Le leccò il palmo della mano ustionato e Sèla sentì una morsa allo stomaco. Si senti sollevare in aria dalla vita e spinta di nuovo verso lo specchio. Quando aprì gli occhi, di fronte a lei stava in vestaglia aperta un uomo atletico, completamente nudo. Era la volpe, quella che l'aveva condotta lì. Furiosa e disperata cercò di colpirlo con un calcio ma lui si spinse su di lei premendola contro il vetro. Sèla sentiva cose che non voleva consciamente avvertire premere sul suo corpo e si ritrovò a singhiozzare tra i denti. Sentì le mani di lui cercare di farsi strada sotto di lei per avere libero accesso al suo corpo. Le scoprì la gambe e le aprì con un ginocchio prima di provare a sollevarla abbastanza per poterla violare. Lo sentì chiaramente cercare. Le venne un conato di vomito.
L'uomo la annusò sul collo. Le prese a forza il viso tra le dita. Lei si liberò e lo morse fino a che non avvertì il sangue nella sua bocca. Parve nemmeno sentirlo, tant'è che non si mosse. Lo sentì solo ridere.
-'' Avevo ragione. Sei una che combatte''
Le leccò la mandibola risalendo fino all'orecchio e lei colse l'occasione per mordergli la guancia. Ancora lo sentì ridere, ma stavolta si ritirò. Le sollevò le mani verso l'alto e la guardò con i suoi occhi volpini. Con una mano le risalì lungo la coscia sollevando nuovamente le vesti.
-''Sei la prima femmina che combatte e non vuole accoppiarsi con me''
Séla lo guardò furiosa. Lui le sorrise di rimando.
-''Nessun problema. Quando mi amerai cambierai idea''
Le si fermò il cuore in gola.
-''Io amarti? non so nemmeno chi sei e non mi interessa''
-''Ma io so chi sei tu, Principessa Séla, e non hai idea di quanti ti stiano cercando.''
Le si avvicinò alle labbra tanto che riuscì a sentirne il respiro. Le sussurrò qualcosa che la fece sprofondare nello sconforto.
-''C'è chi ti vuole morta, chi ti vuole viva. E c'è chi, come me, ha messo gli occhi sulla tua bellezza oltre che sul tuo ruolo politico. Tu, piccola di Vhér, diverrai mia prima che qualcun altro possa reclamarti, mi darai potere... e sarai tu stessa a pregarmi di prenderti, anche con la forza. ''E qualcosa nel modo in cui lo disse le fece temere per il suo futuro.
STAI LEGGENDO
I FIGLI DEL SOLE
FantasíaA Théra, la terra del sole, la casata reale ha finalmente il suo erede al trono, e le sue sorelle, le principesse Séla e Tirahn, sono al suo fianco. Discendente però della tribù di Vhér, la terra degli adoratori della luna e considerata inferiore...