꧁☬ 2.5 ☬꧂

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Théra

Erano oramai passati giorni dalla partenza della figlia, e il palazzo vibrava di energia negativa. Ogni membro dei Ministri chiedeva spiegazioni e l'unica cosa che lei poteva dire era che dei prigionieri erano fuggiti e che la figlia era in missione per catturarli e riportarli a palazzo per il processo. Ovviamente la verità era ben diversa. Evitava in ogni modo la fuga di notizie; in pochi sapevano che l'erede al trono, Rupe, era ancora vivo e così doveva restare. Temeva che in tanti ancora supportassero l'erede del deceduto Re Sole, e questo dettaglio era una minaccia per lei e la figlia, Tirahn.

La Regina Urath si sedette sul suo trono dorato, spostando con una mano tatuata un ciuffo ribelle che le fuggiva fastidiosamente sul viso. Nell'altra, giocava con un piccolo pugnale, tenendolo per l'elsa e ruotandolo. Quel giorno, era particolarmente persa nei suoi pensieri. Aveva fatto così tanto per riuscire a salire al trono, non si sarebbe fatta levare il posto che le spettava di diritto a causa di una svista. Non aveva ucciso il Re con le sue mani dicendo poi che era stata la figlia, né comprato alcuni membri dei Ministri solo per passare temporaneamente al potere. Quel trono le spettava di diritto. Lei era la prima moglie, apparteneva alla tribù più potente e quel posto a palazzo se lo era guadagnato con il sacrificio di sé stessa, e di chi più amava. Era stata educata sin da giovane ad essere la moglie perfetta, la regina perfetta per il re. Sin da piccola le avevano inculcato nella testa l'idea che lei avrebbe dominato il mondo, che la sua vita sarebbe stata costellata di ricchezze, di lusso, di rispetto. Quel posto era suo perchè così era stato decretato. Ma Urath non aveva fatto i conti con una cosa: l'essere umana.

Proprio quando tutto sembrava andare per il verso giusto, quando il matrimonio era andato a buon fine e l'alleanza politica tra la sua tribù e il palazzo oramai assodata, il suo ventre aveva deciso di generare un erede: una femmina. La notte in cui Tirahn era nata, ed aveva sentito per la prima volta il suo pianto, il suo sorriso si era spento non appena la donna di fronte a lei, coperta di sangue, aveva annunciato che si trattava di una Principessa. Non un principe, una principessa. Una donna. Quella stessa notte, aveva sofferto come mai, rifiutandosi di tenere la piccola in braccio e l'aveva data subito alla levatrice. Una donna; significava che il suo ruolo come prima moglie era in pericolo. Il re Sole avrebbe cercato altre mogli fino all'arrivo di un erede maschio. Altre donne con cui condividere ciò che le avevano sempre detto che era suo per diritto di nascita. Non aveva soppresso tutti i suoi desideri, le sue aspirazioni solo per sottostare in un ruolo che potevano strapparle dalle dita. Da sola, nella sua stanza, aveva camminato fino alla culla della piccola Principessa, addormentata. un cuscino in mano. Se la piccola fosse morta, avrebbe avuto una seconda possibilità, avrebbe potuto generare un altro erede e il Re non si sarebbe risposato. Lentamente, aveva avvicinato il cuscino al volto della bimba, ma qualcosa dentro di lei aveva gridato a gran voce. Piangendo, il cuscino le era caduto dalle mani e lei era fuggita via, incredula di fronte a quello che aveva quasi fatto. L'unico suo errore. Fino ad oggi. In tanti anni.

Qualche anno dopo, il Re tornò da una spedizione nelle terre selvagge di Vhèr, con quella donna. Un altro matrimonio, Nessuno lo aveva accettato a pieno; il Re della terra del Sole che si sposava con una donna della tribù della Luna. Ma lui completamente accecato forse dall'interesse, forse dalla passione, forse dalla novità, l'aveva sposata uguale. Il suo nome era Nule. Ricordava ancora come la prima cosa che aveva notato della donna fossero gli evidenti segni della tribù sulla sua pelle e la fronte, i suoi capelli corvini. Le sue abilità con le rune e la divinazione le permisero di ottenere subito un ruolo importante a corte, diventando un Oracolo essenziale per il Regno. Spesso aveva cercato di eliminarla, ma ogni sua mossa veniva abilmente scoperta. Aveva provato ad eliminarla col veleno, sul cibo, sulle vesti che le mandava in dono. Aveva organizzato agguati e pagato i migliori assassini.Ma la verità era che non si poteva vincere contro un Oracolo. Un giorno, si erano incontrate su una dei balconi che dava sui giardini. Si erano ignorate a lungo, ma alla fine lo scontro era stato inevitabile. Urath si sarebbe aspettata di tutto, ma mai quello che Nule le confessò. Le sue parole le riverberavano ancora in quel momento nella testa. Si era avvicinata, per non farsi sentire dalle ancelle e le guardie che obbligatoriamente dovevano osservare le mogli del Re, e sussurrando le aveva detto:

-'' Non sarò l'ultima.''

Per un momento aveva sperato, ma quella speranza venne distrutta da ciò che aggiunse dopo:-'' Ma tu non sarai mai la prima''

Ed infatti, così fu. Nule dette alla luce un'altra Principessa, Séla.

Solo con la terza moglie, Nihab, nacque l'erede al trono Rupe. Ma della donna non si dovette occupare nessuno, visto che morì di parto. Poteva gestire un bambino. Sarebbe diventata la sua matrigna, si sarebbe fatta amare e lei avrebbe governato attraverso lui. Ma di nuovo non aveva fatto i conti con qualcosa, o meglio, qualcuno. Séla ogni giorno assomigliava sempre più alla madre e cominciava a dare segni precoci dei suoi poteri. Quel potere era pericoloso. Non importava se Tirahn e Rupe avevano ereditato i poteri del Re Sole, lei poteva essere una minaccia. E Nule ovviamente lo sapeva. Non la perdeva mai d'occhio, la teneva sotto la sua ala e spesso le insegnava solo il minimo indispensabile per proteggerla così, a suo modo. Sapeva che Urath la controllava. Alla fine, aveva deciso di eliminare anche quel problema alla radice. Sèla aveva sempre la cattiva abitudine di fuggire dal controllo delle guardie e delle ancelle coinvolgendo Tirahn e Rupe nelle sue piccole marachelle. A breve ci sarebbe stata una passeggiata attorno ai giardini imperiali e sapeva che quella era la sua unica occasione. Presa dalla furia , aveva comprato una pantera di Vhèr al mercato nero. Ordinò di liberarla ai suoi fedeli servitori. Sarebbe bastato un solo morso, e le piccola sarebbe morta. Poi, quando la madre si fosse disperata e avrebbe abbassato la guardia, avrebbe ucciso anche lei. Ma non andò così. Per qualche motivo la pantera non uccise Sèla, e lei si era dovuta guardare le spalle. Aveva fatto uccidere ai suoi i mercanti che le avevano venduto l'animale, e si era liberata del problema. Un problema che sembrava durare in eterno.

Ma il re, con sua grande sorpresa, si adirò sia con Sèla che con Nule per aver messo in pericolo la vita dell'erede, e le mandò via. Quel giorno, aveva sorriso mentre il carro si dirigeva a Rebe. Lontano da tutto ciò che le apparteneva.

Adesso però quell'incubo era tornato. Era lì, davanti a lei. L'assassino davanti a lei, coperto di sangue, era tornato dopo un mese di assenza dal deserto. E ciò che gli aveva confessato, le faceva ribollire il sangue nelle vene.

-''Dove si trova la Principessa?'' - chiese di nuovo.

L'uomo tossì sangue prima ancora di poter provare a rispondere. Urath si alzò, e si avvicinò a lui, prendendogli il volto con finta delicatezza.

-''avanti, dimmi. Dove si trova la Principessa che avresti dovuto uccidere dopo che io con così tanta fatica ve l'avevo servita su un piatto d'argento?''

Nei suoi occhi balenò l'ira. Tangibile.

-''è stata catturata dagli schiavisti delle miniere. Ci hanno c-''- tossì, impossibilitato dal sangue-'' colpito all'improvviso. Mi sono finto morto e sono rimasto nascosto fino ad ora per riprendermi e venire ad avvisarla''

La speranza dell'uomo di essere capito e perdonato fu vana. La Regina lo guardò seria un secondo, e poi, senza preavviso, gli piantò il pugnale nel collo. Una altro problema eliminato. Sorrise alzando gli occhi al cielo. La sua ancella più fidata le si avvicinò, provando a ripulirla dal sangue che era schizzato sui suoi vestiti e sul suo viso.

-''dimmi Amira, quante probabilità ci sono che i fantasmi tornino in vita?''

-''poche, mia signora''

-''così non sembra''

Adesso, doveva occuparsi di nuovo anche di lei.

-'' novità dal mio supervisore?''

-'' stanno viaggiando verso lo Yutag, mia signora''

Rupe andava verso terra straniera. Sorrise e scoppiò a ridere sommessamente. Si passò tremante la mano sulla fronte spostando di nuovo il ciuffo ribelle. Solo un motivo poteva spingere Rupe ad andare nello Yutag senza preoccuparsi di scatenare una guerra e solo un motivo poteva aver spinto la sua debole figlia Tirahn a seguirlo senza fiatare.

-''portami carta e penna, devo dare un ordine al supervisore''

Adesso, di tre problemi ne avrebbe fatto uno solo.

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