Più proseguivano verso le foreste, più si avvicinavano al terzo picco delle, oramai, temute montagne dei Tre Picchi. Séla e Kela avevano avuto il loro assaggio doloroso delle tribù che si trovavano nelle prime due, e non avevano di certo tutto questo grande desiderio di scoprire chi abitava la terza vetta. Nemmeno i loro compagni di viaggio sembravano entuasiasti all'idea; Kover si era avvicinato sempre più a Sèla con il suo cavallo fino a che non era riuscito ad affiancarla, Irden invece si osservava spesso attorno. Si poteva capire bene dalla sua postura e dalla sua mascella, costantemente contratta, che era nervoso. Dahlia si fece vicina a Kela, porgendole un'altra pelliccia da indossare su quella che già le avevano dato. Era abituata alla vita nel deserto e quelle temperature la stavano mettendo a dura prova. Sia lei che Sèla erano abituate al caldo incessante delle giornate desertiche, ma mai avevano sperimentato il freddo che calava sulle dune la notte, perchè sempre protette dentro le loro abitazioni. Qua all'aperto, non c'era via di fuga. Il gelo sembrava voler scavare sotto la loro pelle in ogni secondo, sia che ci fosse il sole sia che ci fosse la luna, sotto le unghie, sui loro visi fino ad arrivare alle ossa. Non dava loro un attimo di tregua nemmeno durante la marcia. Spesso, nelle ultime ore, Kover aveva preso le mani di Séla nelle sue, sporgendosi da cavallo, per tentare di scaldarle come meglio poteva, ma i brividi che scuotevano il suo corpo erano oramai diventati quasi incontrollabili. Tutto sembrava cristallizzarsi sotto la potenza di quelle temperature così rigide; le sue dita facevano sempre più fatica ad aprirsi dalle redini tenute strette tra le mani. Non potevano andare avanti così.
Kover, che aveva notato come Sèla guardasse spesso le sue mani gelate, le tolse delicatamente le redini dalle dita e senza preavviso, si sporse e con un braccio la sollevò dal cavallo come se fosse una piuma, lanciando le redini a Irden. Sul momento Séla rimase sorpresa tanto che le venne spontaneo di trattenere il fiato. Quando Kover però la mise seduta davanti a sè, le gambe lasciate di lato e la avvolse con la sua stessa pelliccia, Sèla ne avvertì il calore sotto e vi si nascose con la faccia, abbracciandolo. Lui la strinse a sè.
Non gli importava cosa potesse pensare suo fratello, che si era voltato ad osservarla con gli occhi pronti a giudicare ogni movimento forse per lui fuori luogo. Fu Tirahn a mandarlo avanti a forza, smuovendolo per un braccio, e la sorella gliene fu grata. Kover le chiuse la pelliccia sulla spalla, avvicinandola ancora di più, la testa di lei china sul suo petto. La temperatura del suo corpo, così alta rispetto a quella percepita, le provocò scosse piacevoli in tutto il corpo, facendola sospirare di gioia.
-Meglio?- le chiese l'uomo
- Si- rispose. Ma le sue parole vennero coperte dal battere costante dei suoi denti e dal suono ovattato della neve che calpestavano i cavalli.
Sentì Kover imprecare. Con la mano bollente cominciò a massaggiarle la schiena, e lei si lasciò andare di peso contro di lui. Da quella posizione, riusciva a sentire il cuore battere nel petto dell'uomo, ad un ritmo stabile, ma accellerato. Prima che si potesse chiedere a cosa poteva essere dovuto un battito tanto veloce, un ruggito sottovoce proruppe dalla gola di Kover, tanto basso che se non fosse stata così vicino non lo avrebbe sentito. Si sistemò stringendola a sè, prima di baciarle la fronte. Séla arrossì, consapevole adesso della causa di quel cambiamento repentino, e senza farsi vedere da nessuno, alzò la testa, posandogli un bacio sul collo.
Sembrava esser passata un'eternità da quando avevano avuto la possibilità di stare così vicini. Lentamente, il suo corpo cominciò a scaldarsi, la sua coscienza a farsi silenziosa, fino a che non vide solo il buio, consapevole che si stava addormentando.Quando si risvegliò, si ritrovò dentro una tenda molto più grande di quella alla quale era abituata, con al centro un braciere scoppiettante. La luce emanata da quelle fiamme era soffusa, e riusciva chiaramente a vedere l'oscurità che la circondava fuori dalla tenda. Si alzò, spostando le coperte che qualcuno le aveva indubbiamente posato sul corpo, e si inginocchiò vicino alle fiamme. Cercava con le mani di prendere più calore che poteva, mentre fuori sentiva la gente parlare e i cavalli nitrire. Si erano evidentemente fermati per la notte mentre lei dormiva. Quella tenda, che adesso stava osservando, non le era familiare. Furono solo le armi gettate in molo modo su una sedia, a farle capire di chi era. In quel preciso istante, Kover entrò nella tenda, portando con sè del cibo.
-Ti senti meglio?- le chiese sedendosi accanto a lei, porgendole da mangiare.
-Si molto meglio. Grazie-
Il primo sorso di brodo caldo, le parve quasi una benedizione del cielo. -Tu non mangi?-
-Ho mangiato prima con i soldati, mentre dormivi-
-Ah, va bene-
Continuò a mangiare, silenziosa. Nessuno dei due parlava, ma poteva sentire lo sguardo di Kover sul suo viso e sulle sue mani. La studiava mangiare, senza perdersi nemmeno un suo movimento. Quando finì, non potè evitare di guardarlo.
-Mi devi dire qualcosa?- ebbe il coraggio di chiedere.
Kover le tolse il piatto oramai vuoto e lo posò a terra. Senza dire una parola l'abbracciò, nascondendo la testa nell'incavo del suo collo.
-Kover?-
-Fammi stare così, solo qualche secondo-
Séla lo abbracciò a sua volta, sentendo il respiro di lui sulla sua pelle e la mano dietro la sua nuca che le stringeva senza farle male, quasi in modo possessivo, i capelli. A quel pensiero arrossì leggermente. Kover si spostò, posando la sua fronte su quella di lei, gli occhi chiusi.
-Kover, cosa c'è che non va?-
-Non riesco-
-Che vuoi dire?-
La guardò, scuro in viso.
-Torniamo indietro-
-Cosa?- lo guardò sorpresa, senza parole. Anzi ne aveva una -Perchè?-
-Non riesco a vederti soffrire senza poter far niente. Non ce la faccio. Ti avevo promesso che avresti potuto contare su di me, ma non riesco a fare niente se non a seguire tuo fratello in un piano folle.-
-Sapevamo che saremmo andati fino alle tue terre. Era questo lo scopo no?-
-NO !- ruggì- Dovevamo andare là, solo noi e proteggervi come avevo promesso. Non ho mai voluto che tu fossi coinvolta nella guerra. Volevo nasconderti, volevo..- non terminò la frase, trattenendo al suo posto un ruggito furioso.
Sèla lo guardò combattere contro sè stesso; osservò la sua mascella contrarsi, il morso che si dette alle labbra. Non voleva vederlo così, distrutto per qualcosa su cui lui non aveva controllo. La profondità dei suoi sentimenti le fu chiara in quel momento come mai prima d'ora.
Gli prese il viso tra le mani e lo baciò, gettandogli poi le braccia attorno al collo. Kover ricambiò, sollevandola su di sè. La strinse al suo petto con forza, mentre si scambiavano baci che valevano più di mille parole. Quando finalmente si staccarono l'uno dall'altra per riprendere fiato, Sèla sapeva che avevano superato il limite, Quel limite silenzioso che fino ad allora avevano deciso di mantenere per dare tempo ad entrambi, ma soprattutto a lei. Quel bacio, aveva il sapore del proibito e dello zucchero che si scioglie sul palato, come miele che cola sulla lingua. Inconfondibile.
-Sèla...- la guardava estasiato, innamorato.
-Non m'importa di nient'altro se non te, adesso. Sempre- ammise lei, sottovoce.
Lentamente, gli fece scorrere le mani tra i capelli e si lasciò andare su di lui. Lo sentì deglutire, trattenere il fiato, irrigidirsi sotto di lei.
-Resta con me, ti prego. Non mi lasciare-
Kover le accarezzò i capelli, posandole un rapido bacio sul collo, per poi sollevarsi con lei e dirigersi verso il loro giaciglio. Séla lo lasciò fare, fino alla fine, fino a che anche i loro corpi non si sciolsero l'uno sull'altro, come zucchero al fuoco, fino a che non assaggiarono entrambi la dolcezza del miele sulla loro pelle.
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I FIGLI DEL SOLE
FantasyA Théra, la terra del sole, la casata reale ha finalmente il suo erede al trono, e le sue sorelle, le principesse Séla e Tirahn, sono al suo fianco. Discendente però della tribù di Vhér, la terra degli adoratori della luna e considerata inferiore...