꧁☬ 3. 5☬꧂- Essere donna

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Venne lanciata in una stanza di peso, e Sèla non poté far altro che stare zitta mentre si teneva il vestito strappato. La porta si chiuse dietro di lei con un colpo secco il cui rumore riverberó nell'aria. Attorno a lei c'era molta luce. La stanza era colma della luce delle candele poggiate in varie parti della stanza. Per molto tempo rimase ferma immobile sul posto. Le tremavano ancora le gambe e non riusciva  a trovare il coraggio di muoversi. Non ricordava quanto tempo era rimasta ferma; una statua. Le membra pietrificate. Sentiva solo il suo respiro tremante. In realtá non pensava a niente. Non ci riusciva, o forse non poteva. Perfino il rumore della fiamma delle candele nelle sue orecchie le sembrava assordante. Chiuse gli occhi e solo quando le parve di essersi persa ancora nel nulla, li riaprí. A passo debole e incerto cominció a vagare per la stanza. Cosa cercava, non lo sapeva nemmeno lei. A terra era gettato quello che sembrava essere un letto nuovo e velocemente decorato da stoffe che dovevano esser pregiate. La giovane sè ci si sarebbe buttata a capofitto. Ma la Séla di adesso sapeva che giacere su quel letto sarebbe costato un prezzo troppo alto.
Un prezzo che implicava cedere il passo totale di sè stessa, il suo tempio, il suo corpo, a qualcuno a cui non spettava. Lo comprese finalmente, il peso di essere donna. Un pezzo di carne spesso usato e gettato via.

Il suo cuore dentro di lei, per la prima volta, brució. Sentí il petto quasi espandersi fino all'impossibile sotto il peso di quella fiamma. Era stata trattata come oggetto politico, come figlia di una tribú nemica, come nemica della stessa dalla sua stessa famiglia, ma mai come... come.. cercó di non pensarci. Secondo lui, lei le avrebbe chiesto un giorno di possederla. Mai. 
Si attaccò a quella piccola briciola di coraggio che le era rimasta, e sollevó lo sguardo, fino ad ora timorosamente vagante per la stanza. Si sollevó, rendendosi conto solo in quel momento che era rimasta china, curva su di sè per tutto quel tempo. Prese i lembi strappati del vestito e li legó per ricomporsi al meglio.
La testa le faceva male e la mano le bruciava ancora. Tremante si avvicinó al letto e strappó con foga un pezzo di stoffa. Se la legó stretta attorno alla mano stringendo i denti per non emetter rumore. Era una questione di orgoglio per quanto odiasse ammetterlo; non era mai stata una donna orgogliosa.
Attorno a sè non riusciva a vedere nulla che potesse permetterle di scappare o che le desse una qualche fiducia nel futuro. Ma non era ancora il momento di piangere. Doveva fuggire da quella situazione e da cosa le si prospettava, doveva salvare Kela... e poi cosa?
Ma il pensiero che le venne in testa la fece tremare da capo a piedi. No. Non era cosí, non lei.  Si portó le mani ai capelli cercando di calmarsi. L'immagine che aveva visto era assurda, spiegata, non da lei.
Si, doveva essere ancora sotto shock. Doveva essere quello. Sicuramente.
Doveva distrarsi, prendere l'iniziativa.
Portó automaticamente la mano al sacchetto di rune. Si, stavolta avrebbe fatto di testa sua. Si, stavolta. Stavolta. Non le avevano gettate. Sorrise di scherno tra sé e sé, commiserandosi. Ovvio. Quale minaccia potevano rappresentare per loro.
Tremante staccò il sacchetto fortunatamente integro e infiló due dita al suo interno, e cominció a ruotare.
Aveva bisogno di una via da seguire.

Yutag: terre aperte

-"dobbiamo riposare Principessa Tirahn."
Il Consigliere le si avvicinó a cavallo, consigliandole per l'ennesima volta di fermarsi.
-"ultimamente mi sembrate molto stanco Consigliere. Eppure qualche giorno fa avevate bisogno di prenderli immediatamente"
-" e cosí é ancora. Però i pochi soldati che abbiamo con noi risentono del viaggio"
-" sono i migliori della tribú Wanor. O state forse suggerendo che la tribù della Regina é composta da soldati poco preparati"
-" non oserei mai. Ma insisto, e ammetto anche io di aver bisogni di riposo"
Annoiata, Tirahn fermó il cavallo tirando le redini. Qualcosa non andava. Non era una stupida. Era cosí insistente da troppo tempo. Ma lei era stata attenta. Aveva controllato tutti i dettagli. Guardò i soldati, ed infine il Consigliere. Le sembravano tutti in perfetta forma. Nessuno dava segni di cedimento. L'aria attorno al suo collo la freddó sul posto. Era il suo segnale di allarme. Con la coda dell'occhio vide la sua guardia del corpo avvicinarsi.
-"Vi concedo solo una notte di riposo. Ma domattina riprendiamo subito il viaggio. Prima concludiamo questa storia meglio é"
-" sono pienamente d'accordo"
I soldati scesero da cavallo e si misero a montare le loro tende. Anche la sua guardia del corpo montó la sua, molto velocemente, e accanto alla propria cominció a montare quella di Tirahn. Di solito le loro tende non erano cosí vicine davanti a tutti.
Si avvicinó a lui.
-" stasera presentati nella mia tenda per discutere il piano una volta trovati i traditori"
Si assicuró di dirlo a voce alta perchè la sentissero anche gli altri. Lui si limitó ad annuire.
-"attenta"- le bisbiglió, cogliendola di sorpresa.
Tirahn cercò di far finta di non aver sentito, cosicché non lo scoprissero a parlare con lei. Si avvicinó ancora.
-" il Consigliere ha qualcosa in mente. Non mi fido"
Ecco perchè stava montando la tenda vicino alla sua.
-"neanche io, Yicheng"
No, qualcosa non andava.

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