La cavalcata non continuó a lungo. Ben presto si fermarono per la notte. Due notti. Aveva solo due notti per trovare il modo di parlare con il Tidiano. Kover le passó accanto mentre scendeva da cavallo, dandole un bacio sulla testa. Sorrise e si allontanó. Séla buttó fuori il fiato che non si era resa conto di trattenere.
Non le piaceva quella situazione, ma era necessario.
Fece schioccare il collo, come se quel rumore e quella sensazione di benessere che la investí potesse davvero darle una certa libertá.
Si allontanó lasciando il cavallo a un soldato; mentre camminava pensava, e piú pensava più le sembrava di sbattere contro un muro.
Potevano i Pinti essere la soluzione? Doveva trovare merce di scambio con i Tidiani, qualcosa che la liberasse definitivamente da quel fardello.
Un dono per la libertá e la lealtá dei Tidiani nella guerra.Le esplose il mal di testa. Sentí qualcosa bruciare contro la sua coscia e infine, un lampo di luce le esplose in viso.
Si ritrovó in mezzo a un campo immenso di fiori. Il loro profumo le entrava nelle narici stordendola e le restava attaccato sulle vesti. Caldo, faceva caldo. Si sentiva sudata. Si levó i vestiti pesanti di dosso, che caddero a terra. Prese una boccata d'aria.
Camminava lungo i solchi che vedeva tra le piante, cercando visi conosciuti. Ma non c'era nessuno. Le mani carezzavano le teste dei fiori, morbidi come seta purissima. Chiuse gli occhi continuando a fare qualche semplice passo. Pace. Sentiva solo pace. La tranquillitá nel cuore. Voleva restare lí.
Si sedette tra due roseti, abbracciando le ginocchia.Che bella che doveva essere la vita lí. Cosí tanta luce la circondava. Quanto tempo era passato dall'ultima volta che si era sentita a quel modo?
Si, forse ricordava. Era con sua madre a palazzo, si. La teneva in braccio mentre camminava per i giardini del palazzo reale. Le ancelle le seguivano coprendole dai raggi del sole con immense foglie di qualche pianta strana, verdeggiante, grande.
Mamma.
Le stava mostrando le rose che usavano a palazzo per creare gli olii che poi applicavano sulla pelle e sui capelli. In lontananza sentiva il rumore soave degli uccelli.
Sua madre li guardava, un piccolo sorriso ad arricchire il suo viso. Cosí tanta nostalgia. Le fece vedere la prima stella in cielo.
-Ricorda Séla, anche se non le vedi alla luce del sole, le stelle ci sono sempre. Un giorno ti insegneró a leggerle-
Ma non ebbe mai occasione di farlo.
Quando aprí gli occhi, non era piú tra le rose. Era seduta sotto un templio cosí simile a quello di Rebe. Il marmo freddo su cui era seduta sapeva di casa. Dietro di sé una piccola piscina con molti fiori le dava il bentornato. Lo specchio d'acqua era cosí... stranamente limpido.
Si affacciò, e sfioró con le dita l'acqua fredda.
Si vide nel riflesso, stanca, dimagrita. Da quando era cosí?
Lentamente al suo posto, un volto di donna apparve, facendola sussultare e ritrarre la mano di scatto. Una mano uscí dall'acqua e afferró la sua, trattenendola.
Al posto dei capelli vide che aveva alghe, gli occhi erano del colore delle rose rosse, le guancie screziate di lentiggini verdi e le labbra... le labbra sembravano lisce e morbide come i petali dei fiori.Lentamente, quel viso emerse dall'acqua, portando con sé un corpo dalla pelle pallida, screziato qua e là di macchie verdi e marroni che sfumavano su quel candore. Era una visione.
L'acqua attaccava la veste sulle forme generose della donna.
-"Io sono la Natura, io sono la loro rappresentante. Tu che ci chiami? Chi sei?-
La guardó allibita.
-Séla-
La donna inspiró profondamente, chiudendo gli occhi. Poi la guardó avvicinando il viso al suo.
-Aaah, Séla del deserto, del sole e della Luna. Sei lontana da casa. Perché ci cerchi?-
-Io non vi sto cercando... chi siete?-
-Noi siamo i Pinti delle foreste. Tu ci stai gridando contro, e ci porti tempesta. Cosa ci puoi offrire tu in cambio? Perché ci cerchi?-
-No! Io voglio la pace!-
-E da quando la pace viene prima della tempesta?-
Avrebbe voluto risponderle, ma un ruggito ruppe l'aria. La donna dei Pinti si staccó repentinamente da lei fuggendo in acqua, prima che una macchia nera riuscisse ad afferrarla con gli artigli. Una pantera di Vhér.
Séla cadde indietro spaventata.
Cominció ad incespicare mentre l'animale le si avvicinava con passo felpato.
L'annusó... la guardó.
Séla sgranó gli occhi quando si acquattó comodamente davanti a lei...Venne strappata via a forza dalla visione. Inspiró profondamente in cerca d'aria. Ma non vedeva ancora niente.
Lentamente, molto lentamente, il fischio prolungato nelle sue orecchie divenne una voce, quella di Kover. Poi anche le altre comparvero. Ed infine la luce assunse il volto delle persone che le stavano attorno... no sopra.
Era sdraiata a terra.Si fece aiutare per mettersi a sedere, quando un dolore fastidioso al dito le fece ritrarre la mano di scatto.
-Cosa c'é? Séla cosa é successo?!-
Le domandó Kela correndo da lei.
Era svenuta? Era stata una visione?
Séla sollevó lentamente una mano e si guardó il dito dolorante: un pó di sangue colava e in esso, trovó la spina di una rosa.
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I FIGLI DEL SOLE
FantasyA Théra, la terra del sole, la casata reale ha finalmente il suo erede al trono, e le sue sorelle, le principesse Séla e Tirahn, sono al suo fianco. Discendente però della tribù di Vhér, la terra degli adoratori della luna e considerata inferiore...