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Lentamente, lasciandosi andare, rotoló su un fianco, pesantemente; gli occhi ancora chiusi. Muoversi anche solo a quel modo le provocó una certa sensazione di disagio, e avvertí rapidamente la nausea farsi strada su per la gola. Si trattenne a stento.
Si sforzó lentamente di aprire gli occhi, pesanti, come se avesse dormito per ore.
Dove si trovava? Non riconosceva quel posto. Sembrava una specie di capanna improvvisata, una di quelle nelle quali aveva spesso visto il padre spostarsi con l'esercito.
Come ci era arrivata, non lo ricordava.
Accanto a sé, riuscí a vedere nella penombra un corpo disteso, immobile.
Fuori doveva essere buio perché non entrava la luce da nessuna parte, nemmeno da una singola fessura.
Spostando il peso sulle braccia si fece coraggio, e si sollevó. Era su una specie di gigantesca foglia sotto alla quale stavano migliaia di fili d'erba; un letto improvvisato al suolo. Rotoló sulle cosce, e si alzó poggiandosi alla parete.
Barcollante, con la testa che vorticava, si spostó verso l'altro giaciglio.
Vi cadde in ginocchio davanti e riconobbe sorpresa la Nidua.
Come se si fosse svegliata ora davvero dal suo riposo per la prima volta, provó a scuoterla leggermente.

-"eih... sveglia..."- bisbiglió
Ma la donna non le rispose.
Sembrava persa in un sonno profondo e a nulla era utile il suo tentativo di svegliarla. Notó sul petto e posti all'interno dei polsi della ragazza delle fasce che lasciavano un odore dolciastro. Doveva essere qualche sorta di erba, forse una qualche medicina. Ovunque si trovassero stavano cercando di aiutarla?
Questo dubbio le dette un pó di speranza.
L'ultima cosa che ricordava era lo scontro tra il Luant e l'anziana Peftos. La pietra... e poi il nulla.

Si alzó andando verso l'uscita, scoprendo che aveva ragione: era notte fonda. Uscí brancolando al buio e le venne spontaneo alzare lo sguardo al cielo.
Rimase a bocca aperta. Lontano dalle luci dei mille faló del palazzo, la notte era illuminata solo dalle stelle. A migliaia, circondavano le sagome delle fronde scure degli alberi, come se fossero una loro minuscola ma vasta estensione. Alcune di loro, si univano più di altre a formare un'unica immensia scia luminosa che attraversava la notte, la quale era leggermente screziata di bianco e di quello che le parve essere un rosa, o forse un fucsia aquarellato.
Era stupendo.
Non aveva mai visto il cielo cosí.

Si ritrovó a ruotare su sé stessa lentamente, col naso all'insù rapita da quello spettacolo. Il suo sguardo si perdeva in quella immensitá, circondata da tanta bellezza, e non poté non sentirsi piccola. Piccola ma non insignificante. Come se fosse solo una minuscola parte di qualcosa di ben più grande di lei. Avvertí un calore confortante all'altezza del petto, tra i due seni, e spontaneamente si portó la mano in quel punto.
Si perse cosí tanto in quello scenario, da non capire contro cosa aveva sbattuto, quando avvertí qualcosa di solido ma non aguzzo poggiarsi contro la sua schiena.
Colta di sorpresa, si voltó per ritrovarsi davanti due occhi luminosi, come lucciole nella notte.

-" non dovresti uscire di notte"- le disse
Riconobbe la voce.

-"...capo Luant...?"
-" torna al sicuro dentro. La notte é pieno di animali pericolosi."
-"... la mia amica no-"
-" lo so giá. Ho mandato un mio guaritore in cerca di una cura"
-" cosa le é successo?"- sembrava saperne più di lei, ed era estremamente preoccupata.

-"le hanno fatto mangiare qualcosa che la obbliga a dormire."
-" é pericoloso?"
-"si. Perché per sopravvivere deve almeno bere, e in quello stato non puó farlo"

Séla si morse il labbro.
Il Luant le mise una mano sulla spalla portandola di nuovo dentro quell' alloggio improvvisato.

-"capo Luant...?"-doveva chiedere
-" chiamami per nome,Zilem, capo Luant sembra troppo pomposo alle mie orecchie"
-"... Zilem. Cosa é successo,beh,dopo?"
-" vuoi dire dopo che follemente hai preso la pietra tra le mani e per poco non ti sei autodistrutta? Sei svenuta e ti abbiamo portata qui con gli altri"

Gli altri? Allora anche Kover e Irden erano qui. Sospiró giá più tranquilla, mentre un'altra domanda le frullava per la testa.

-"siamo prigionieri?"

Zilem la guardó alcuni secondi prima di poggiarsi con fare disinvolto alle pareti dell'alloggio, incrociando braccia e gambe.

-"no. Per ora"
-"cosa vuol dire?"

-" quello che ho detto. Io non faccio prigionieri, i Luant non lo fanno. Non siamo come i Peftos. Ma voglio essere chiaro su una cosa "
-" cosa?"
-"ne ho parlato con i tuoi amici, ma a quanto pare non sono di molte parole al riguardo."

Séla non poté evitare di guardarlo corrucciando le sopracciglia.
-" non capisco"
-"non te ne hanno parlato?"

Ma Séla ancora non seguiva il discorso.

-"i tuoi amici hanno intenzione di dirigersi verso le loro terre, nelle foreste dello Yutag. Per farlo dovete passare dalle nostre praterie.
Ma non ho intenzione di lasciarvi passare"
-"cosa? Perché?"

Séla scattó sull'attenti, improvvisamente con i muscoli in tensione.

-" perché mi state mentendo. E se voi mentite, io non so se siete una minaccia"
-" noi non stiamo mentendo!"
Sentí di doversi difendere.
Loro non avevano mentito su nulla, non almeno che lei sapesse.

-" allora rispondimi sinceramente, se avete intenzione di fuggire; perché ho capito che state fuggendo, ovunque voi abbiate intenzione di andare"

Séla lo ascoltó attentamente dopo quelle parole. L'uomo che aveva di fronte non era uno sprovveduto; aveva capito quelle cose in cosí poco tempo. Era intelligente, oltre che forte, come aveva potuto vedere contro i Peftos.

-"...dimmi, chi siete veramente? "

Si avvicinó a lei in quello che le parve un balzo. Le prese il viso nella mano, obbligandola a sollevare il mento, in una presa decisa ma non dolorosa. Si avvicinó ulteriormente a lei, avvicinando il proprio viso al suo e prendendola con l'altra mano per un braccio con forza.

-"...O meglio. Chi sei tu?"

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