†. 5. †

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Si strinse nelle spalle, guardando il pavimento. Se avesse continuato a mentire, avrebbe negato l'ovvio e si sarebbe di nuovo trovata sola in un posto che non conosceva, alla mercé di gente che palesemente la odiava per la sua razza. Anche a palazzo i ministri assieme ad altri, come alcuni della servitù, l'avevano guardata spesso dall'alto in basso, ma era ancora una principessa al tempo, perciò al sicuro. Adesso, da sola, aveva bisogno di protezione.
Ma fidarsi di alcuni sconosciuti... Aveva forse davvero senso?! Era saggio?

La mano, quella dell'uomo della cella, le si posò sulla schiena, andando su e giù per la stoffa del vestito in un chiaro intento di confortarla, o forse darle coraggio.
Con un verso, più simile ad un grugnito, Irden mandó vía gli altri prigionieri e Kela aiutandola la sollevò dal pavimento e la portò nella sua cella, dove gli uomini le seguirono,guardinghi.

Séla lì guardó, tremando dalla testa ai piedi. Si sistemò la frangetta a capo chino, non sapendo come cominciare, da dove, e cosa dire. Tutto? Solo una parte della storia? Poteva omettere dettagli?!

-"ragazza, di quello che devi dire e falla finita. Cosa hai da perdere?"

Le chiese Irden, serio, incrociando le braccia al petto.
Lei sospirò. Aveva tutto da perdere, in realtà, anche quel poco di fiducia che aveva guadagnato in quei giorni. Come avrebbero reagito scoperta la verità? Forse sarebbe rimasta di nuovo sola.. E lei odiava essere sola. Lo odiava con tutta sé stessa. Non aveva fatto altro che sentirsi sola tutta la vita, ad esclusione di quando si trovava con i fratelli e i genitori. Si era sempre sentita sbagliata anche se la madre e il padre l'avevano sempre trattata con riguardo.
La solitudine della madre, quella che cercava di celare negli occhi, l'aveva provata anche lei.
Era difficile ammettere di aver paura della solitudine quando pensava di averci oramai fatto l'abitudine.

I timori che provava ebbero la meglio,ma non come si sarebbe aspettata. Si sentiva combattuta, ma in un modo stranamente razionale. L'istinto le diceva di parlare, la testa di tacere, la paura di omettere.
Chiuse gli occhi,osservando il nulla, e li riaprì solo per guardare la sua pelle, così diversa dalla loro.
Alzò gli occhi e basta, quel tanto che bastava per almeno ricambiare lo sguardo che gli veniva restituito dai tre compagni in quella vicenda.

-"... Il mio nome è Séla..."
Disse in un filo di voce.

-".. Séla." - ripeté alzando un sopracciglio Irden - "e stavolta è quello vero?"

Kela gli dette un coppo nel fianco col gomito,lui la guardò per poi alzare gli occhi al cielo.

-".. Si. È il mio nome"

-"e non hai un cognome?"

Si limitó ad annuire. In realtà non era proprio un cognome, ma un titolo che si portava appresso, quasi fosse inciso sulla pelle come un marchio identificativo.

-"e quindi?" -

-"...Séla... Séla di Théra, figlia del Sole e della Luna, NULE"

Kela le lasciò lentamente il braccio, facendo un passo indietro per guardarla in volto. Aveva gli occhi sgranati per la sorpresa, e sembrava indecisa se avvicinarsi di nuovo a lei oppure mantenere quella distanza.

Irden al contrario parve quasi trattenere il respiro e divenne rosso in viso, quasi paonazzo.
Séla abbassò lo sguardo, non avendo il coraggio di guardarli oltre.

Irden le si avvicinò velocemente e la prese per un braccio, portandola lontano dall'ingresso della propria cella, quasi spalle al muro. Quasi scuotendola, con forza. Si guardó indietro varie volte con uno sguardo agitato, mentre Kela controlló fuori dalla cella che nessuno fosse nelle vicinanze.

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