†. 6. †

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Correva correva di nuovo. Ma stavolta era diverso. Attorno a lei vedeva una grande distesa di rocce, che rotolavano ovunque lungo i pendii delle montagne attorno a lei. Correva, e ad ogni passo i suoi piedi si tagliavano.
Pioveva forte, una tempesta, e questa non le permetteva di vedere attorno a sé.
Perché stava correndo? C'era un motivo in particolare?
Era difficile da dire. Aveva la strana sensazione di essere osservata, studiata, inseguita. Quel qualcosa, o qualcuno che la inseguiva però lo faceva con calma, mentre lei era tutto tranne che quello. Si sentiva agitata, nervosa, temendo ciò che non riusciva a vedere.
Fidati dell'istinto, le diceva una voce nella testa. Ma se la paura prevale sull'istinto, sull'intuizione, come riuscire a sentirlo?

Una mano calda le si posò sulla fronte, mentre lei si sentiva allo stremo delle forze. Erano tornate a prenderla le guardie? L'avrebbero picchiata? Quel sogno, quella paura, le parve tutti così reale ora che aveva debolmente aperto gli occhi.
Ma la mano si accorse era stranamente gentile.
Sollevò a fatica lo sguardo per capire chi le stesse accanto.
L'uomo della cella di fronte, anzi, Kover come aveva detto di chiamarsi, la guardava preoccupato, con le sopracciglia tese in una línea curva di tensione mal repressa. Cosa ci faceva nella sua cella? Che si fosse addormentata senza richiuderla?! Per quanto potesse sembrare assurdo, avrebbe preferito chiudersi da sola che subire le angherie degli altri schiavi ora che sapevano che si trattava di una di Vhér.
Quanto poco contava il titolo della società di fronte alla paura.

Séla provó a sollevarsi scoprendo amaramente di non riuscire a farlo. I muscoli stanchi vibrarono con forza, tremanti, nel tentativo di sorreggere il peso del suo busto e Kover la forzó a sdraiarsi di nuovo.
Nel suo campo visivo, di profilo, vide entrare Kela nella cella fredda.

-"come sta?" - chiese una voce dietro di lei.

Irden si era semplicemente affacciato. Sembrava ancora adirato per la menzogna detta, ma Séla si sentí stranamente grata anche solo per la gentilezza di quella domanda.

Kover scosse la testa, emettendo un sonoro sospiro per alleggerire la tensione.

-"ha la febbre alta."

Kela agitó le braccia, mimando un movimento dall'alto verso il basso con entrambe le mani, più e più volte.

-"lo so, dobbiamo abbassarle la temperatura, ma le guardie non ci lasceranno mai andare a prendere dell'acqua. Per non parlare poi delle medicine che non ci sono concesse"

Ragionó il Vakto.

Séla oramai sentiva i loro ragionamenti, ma non riusciva a comprenderli a pieno. Si rendeva conto come la sua capacità di mantenersi concentrata vacilasse sempre più, a tratti presente e a tratti assente, perdendosi parole, frasi e conclusioni.
Nemmeno si era resa conto di aver la febbre.
La debolezza che provava le sembrava quasi togliere il fiato, un'orribile sensazione di doloroso oblio della carne che la spingeva a provare una tristezza e una rassegnazione non misurabile a parole.
In quel vuoto assurdo, l'unica cosa che il suo corpo sembrava avere la forza di fare era disperarsi, mostrando lacrime sul suo viso che Kover le asciugò con la sua grande mano.

-"vado io" - disse deciso.

-"ti ammazzeranno come un cane, anzi, peggio"

-"se aspettiamo ancora le cuocerá la testa. È debole gia di suo a causa della mancanza di cibo, il solleone del deserto ha fatto il resto."

Kela poggió una mano sul braccio di Irden,pregandolo di aiutarla.
Il Vakto sospirò guardando Kover seriamente.

-"vediamo di chiarirci, bene e subito. Le nostre tribù vengono dalla stessa terra ma non vanno d'accordo, perciò non aspettarti di comandarmi a bacchetta" - guardó Séla - "ma la ragazza ha bisogno di uscire da qua. E per uscire intento andarsene"

-"dobbiamo portarla via dalle miniere"

Séla li ascoltava, sforzandosi di seguire il discorso, rapita e preoccupata al tempo stesso. Stavano davvero parlando di fuggire dalle miniere?! Era possibile scappare da quell'inferno? A cosa stavano andando incontro?
Ma la sua ragione si ribellava. Già erano morte delle persone per proteggerla, non ne sarebbero morte altre.
Questo, lo aveva ripromesso a sé stessa.

Debolmente, cercando di raccogliere le ultime forze, sollevò una mano posandola a fatica su quella di Kover. Il grande e possente uomo, il gigante, osservò la piccola mano debole della ragazza sulla sua, prima di guardarla negli occhi.

-"...no"

A fatica, quasi sibilando, disse la sua. Secondo lei era impossibile riuscire a fuggire dalle miniere, tantomeno con tutte le guardie attorno e le armi a loro disposizione. Non potevano rischiare.
Inoltre, ogni azione aveva delle conseguenze. Anche se fossero fuggiti cosa ne sarebbe stato degli altri schiavi?
Ed il Vjzir?
Cosa ne sarebbe stato di lui? Séla era ancora indecisa all'idea di incontrarlo. Da una parte voleva allontanarsi da lì, ora che sapeva che aveva supportato il Colpo di Stato, ma dall'altra, voleva sapere il perché.
Perché fare un atto del genere?!

Ma nessuno doveva rischiare la vita per lei. Non poteva andarsene e lasciare gli altri lì.

Per qualche assurdo motivo, le parve quasi che Kover potesse comprendere i suoi pensieri, mentre la guardava negli occhi.
Le mise piano una mano sulla sua, stringendola , e le fece un lieve cenno della testa.
Aveva davvero compreso?!

-"tranquilla, troveremo un modo"

E si lasciò andare a quella promessa.







MINIERE, STANZA DEI TESORI.

Camminò beandosi delle ricchezze attorno a sé. La sua lunga veste bianca passava in mezzo a quei tesori strisciando leggermente sulle sue caviglie.
I bracciali d'oro e le collane impilate l'una sull'altra attorno al collo adornavano quella che lui aveva sempre ritenuto la sua grande magnificenza:la sua persona.
La corta barba si ergeva dritta al di sotto del suo mento, corta ma lunga abbastanza per poterla arricchire con piccole intricate pagliuzze dorate.
Quel Colpo di stato gli aveva concesso la posizione che aveva sempre sperato di ottenere, un ruolo importante tra i Ministri. Mentre la stragrande maggioranza se ne stava nascosta nelle loro dimore a rimpiangere il defunto sovrano lui si godeva quel momento di potere appena acquisito, il potere su tutto, su tutti, su ogni cosa vivente o inanimata che fosse.

Preferito dalla Regina attuale, aveva fatto bene ad appoggiarla in quella follia, che aveva dato insperati frutti, soprattutto con il grande successo dell'imprionamento del Principe.
Ora, chiunque aveva rifiutato la sua autorità in passato , si ritrovava a doversi guardare le spalle.

Afferrò una pietra grezza, ancora da lavorare. La lanciò in aria, afferrandola di scatto con un sorriso beffardo. Era anziano, ma aveva ancora i riflessi pronti ed uno sguardo che lasciava intuire dietro i suoi occhi celesti che la sua mente funzionava ancora, e molto.
Uno dei suoi servi entrò nella stanza inchinandosi. Il Vjzir si voltò.

-"parla"
Disse con tono secco ed annoiato per l'interruzione sul suo flusso di pensieri.

-"mio potente signore, le guardie delle miniere richiedono la vostra presenza"

-"a quest'ora della notte? che si rimandi a domani, ora sono stanco"

-"mio signore, affermano che si tratta di qualcosa di estremamente importante, ha a che fare con gli schiavi"

-"se non ubbidiscono che li puniscano a dovere. Ora va, la questione può attendere domani"

Il servo si inchinó nuovamente, e lui poté tornare a godersi la sua mente.







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