꧁☬ 5.9☬꧂- Rose e sangue

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Per lei le rose erano sempre state simbolo dell'amore. In ogni storia letta da bambina erano il fiore per eccellenza, donato dall'amato alla donna desiderata. Erano sempre dipinte e descritte come simbolo di passione e lealtá, di un sentimento dichiarato come un sospiro al mondo intero.
Ma quella goccia di sangue sul dito di Séla era diventato simbolo di qualcos'altro: incertezza, timore e, forse, di un agguato in arrivo.
Il chaos era esploso attorno a lei dopo aver rivelato la sua, a quel punto, esperienza. Perchè di visione non si era trattato. Erano davvero sicure le terre dei Pinti? Stavano davvero scegliendo bene i loro alleati?.  Dovevano forse prendere un'altra strada? Ma andare direttamente dalle altre tribú senza la loro approvazione non li avrebbe messi in buona luce.

Seduta, sul suo letto nella tenda, il mondo attorno a lei sembrava muoversi a rallentatore. Le persone le correvano attorno, le più vicine le controllavano le braccia per vedere se aveva altri segni o ferite. Kover e Rupe si gridavano qualcosa. Ma lei vedeva solo i loro visi contorti, le bocche muoversi, le mani e le braccia in aria ad enfatizzare le emozioni. Ma non sentiva nulla.
Kela le passó davanti e con un panno bagnato le asciugó il sudore dalla fronte; Irden di lato assieme al capo Luant osservava la scena e scuoteva la testa incredulo. Non c'era traccia di Dahlia nè dei generali.

Si alzó di scatto.
-Resta seduta Séla. Se ti dovesse succedere di nuovo?-
Kela la prese con calma per un braccio.
Séla si guardó attorno, e provó ad inspirare alcune volte per tenersi calma.
-Devo uscire... devo- devo prendere aria-
Kover le guardó accennando qualcosa a Kela, che la seguí fuori dalla tenda.
Camminava a passo svelto e deciso, con il freddo che sembrava risvegliarla da quello strano stato di torpore indotto.
-Séla... Séla per favore rallenta!-
La Nidua le si paró davanti.
Sospiró prima di guardarla seria e torva in volto.
-Cosa succede?-
-Come scusa?- gli occhi di Sèla sbatterono più volte, la sorpresa sul suo viso. Non seguiva il discorso.
-Ti comporti stranamente da un pó di tempo a questa parte, adesso questo. Séla mi stai nascondendo qualcosa?-
La ragazza si guardó attorno; decise di fingersi annoiata.
-Kela, senti-
-Non sono un'idiota Séla. Non so cosa ti passa per la testa, cosa ti sta succedendo, ma vedo che vuoi tenerla per te. -
Si morse le labbra guardando la Nidua, poi l'interno guancia. Altro sangue,in bocca.
-Sappi che stai fallendo. Se stai provando a nascondere qualcosa Kover se ne sta sicuramente rendendo conto o c'é vicino.. non parliamo di tuo fratello che ti guarda come un'aquila dall'alto...-
Le sue parole si persero nel nulla.

Luce di nuovo. Il mondo attorno a lei vorticó. Vide luce e fiamme.Si tenne saldamente alle spalle di Kela prima di sprofondare in essa.

Un'aquila in cielo. Si librava sui campi... la bandiera... la bandiera imperiale nei prati... si, le terre dei Luant...e Urath con in mano la testa della vecchia dei Peftos...

Venne catapultata indietro. Scoppió a piangere e Kela non potè far altro che sostenerla. Notarono entrambe che la luce emanata dalle rune si spense lentamente, ma mai del tutto. Séla provó a fatica a riprendere fiato.
-I... i Peftos...- ma non ebbe il coraggio di terminare la frase. Kela si portó la mano ai suoi pugnali, stringendoli con forza. Ma la domanda che le fece dopo non ebbe niente a che vedere con loro.
-Da quando hai perso il controllo sui tuoi poteri?- le chiese, in un filo di voce.
Giá... oramai per i Peftos non c'era piú nulla da fare.
Ma vedendo che non rispondeva, la obbligò a guardarla in volto.
- Da quando Séla?-
La pelle ebano della Nidua sembrò perdere il suo colore vivo e brillante mentre attendeva una risposta.
-Da quando è esploso il fuoco... brucia Kela, fa male... tremendamente male...e, poi il resto.. io non-non-
-Perchè non me l'hai detto?!Cos'altro Sèla?-
Non sapeva allora? Non sapeva niente?!

Ma non le rispose.
-Tienlo per te ancora un pó... ti prego-
Si allontanó da lei di qualche passo. La donna la guardó confusa per alcuni secondi, prima di farsi seria in volto ed annuire. L'aveva capita; magari non completamente. Forse non l'amica in lei, che smaniava per aiutarla, ma la guerriera serpentina che era la capiva appieno.
-Grazie..-
-Ti do solo poco tempo per decidere se dirlo agli altri o meno... non riusciró a coprirti sempre-
-Lo so. Mi basterá quel tempo per pensare... per agire.-
-Sicura?-
-Me lo devo far bastare-
E affrettandosi, andó dritta dai Tidiani.

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