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Quando il sole spuntó sul lago illuminando l'acqua il riflesso riverberó sulla superficie, avvisando il villaggio dell'inizio del giorno. Lentamente quel cerchio luminoso superó le montagne, salendo inevitabilmente in cielo e scacciando la luna, almeno per adesso.
I suoi raggi si posarono sui prigionieri addormentati, scaldando tiepidamente l'aria attorno a loro. Uno di quei raggi coraggiosamente si posó sullla guancia di Séla, che si risveglió prima degli altri.
Sbatté le palpebre più volte, sollevandosi e sfuggendo alla presa di Kover, lasciando passare la testa tra le sue braccia per liberarsi.
Si mise a sedere guardando il sole oltre le montagne portando le mani incantenate davanti a sé.

Guardó il lago, dove intravide in lontananza la gabbia di Kela ancora sospesa in aria. Della ragazza non si vedevano ancora segni di vita, se fosse ferita, o priva di sensi, lei non aveva idea. Si giró osservando di sbieco Kover e Irden ancora addormentati. Alla luce del sole riuscí a vedere i lividi sui loro corpi che la notte gli aveva celato; erano ridotti male. Kover aveva un brutto livido sotto le costole che Séla riuscí ad intravedere dalla maglia strappata che indossava. Nonostante quello l'aveva comunque scaldata durante la notte.

Questi ragazzi avevano fatto tanto per lei pur conoscendola appena. Erano stati più fedeli loro e più coraggiosi di tutti coloro che aveva mai incontrato a palazzo, che le avevano voltato le spalle. Sapeva che mai avrebbe potuto ringraziarli a dovere, mai. Le parole non sarebbero mai state abbastanza e forse nemmeno le sue gesta.
Non sapeva combattere, non sapeva impugnare un'arma, né tirare con l'arco. Era stata un peso per loro fin'ora.

Ma doveva aiutarli. Si alzó, camminando, godendosi la luce del sole. Sospiró chiudendo gli occhi inspirando l'aria attorno a sé in quel breve momento di calma.
Nel buio dei suoi occhi trovó la pace che cercava. Spostó il peso da un piedo all'altro e riaprí gli occhi.
Osservó le sue vesti logore, ricordo distrutto della sua vita precedente, che ora significava niente per lei se non una mera illusione. Quella era la sua realtá ora, e doveva riuscire a spremere il meglio da essa, riuscire a sopravvivere in quella oscuritá che vedeva nell'animo della gente attorno a sé.
Osservó il villaggio, guardando i Peftos cominciare ad occuparsi delle loro mansioni quotidiane.  Alcune delle guardie la videro in piedi e si diressero verso di lei.

Séla li guardó avvicinarsi, studiandone la postura, lo sguardo. Il suo cuore batteva come un tamburo nel petto. Tiró silenziosamente la catena facendo dei passi verso di loro.
Le restituirono uno sguardo perplesso ma continuarono a camminare verso di lei, inevitabilmente raggiungendola.

Séla sollevó il mento in alto, mostrandosi sicura di sé o almeno, tentando.
Parló piano, evitando il più possibile di farsi sentire da Kover e Irden, che dormivano ancora, troppo ridotti male per riuscire a reagire come al solito.

-"voglio parlare con l'anziana"

Si guardó indietro, verso i ragazzi, ed altrettanto fecero fugacemente le guardie prima di concentrarsi di nuovo su di lei.
Li guardó seriamente.
Uno dei Peftos fece un cenno all'altro, che senza far rumore la liberó dalle catene fissate al suolo, ma non i polsi. La presero sotto braccio e la portarono con sé.
Passando tra le abitazioni i Peftos la guardavano, studiandola.

Guardate, guardate quanto volete.

La portarono alla casa dell'anziana entrando spostando una tendina ottenuta dalla pelle di chissá quale animale.
L'anziana si voltó con in mano una ciotola in mano piena di un liquido fumante; non parve sorpresa, ovviamente la stava aspettando. Anche se non avesse chiesto di incontrarla era ovvio che aveva intenzione di vederla di nuovo comunque; l'aveva solo anticipata.

I due Peftos la spinsero a sedere a terra, e l'anziana si sedette di fronte a lei. Non disse niente né fece altro se non bere quell'intruglio.
La guardava da sopra la ciotola, Séla ricambió lo sguardo.
L'anziana posó la sua bevanda.

-" c'é qualcosa di diverso nei tuoi occhi, cuore di luna"

-"... si"

-"che cosa vai cercando nella mia casa?"

-" qualcosa che mi appartiene"

L'anziana infiló una mano tra le sue vesti e tiró fuori il sacchetto di rune che le apparteneva.
Lo posó davanti a sé.

-" e perché dovrei restituirtele?"
Le chiese la donna accarezzando la stoffa del sacchetto.

-" perché voglio leggere per te"

Gli occhi della donna si posarono sui suoi.

-"... non hai l'aria di qualcuno che ha voglia di farlo per farmi un favore. Cosa cerchi davvero?"

Séla prese aria, facendosi coraggio. Guardó le rune e nuovamente la donna.

-" lasciami leggere le rune, lasciami scoprire chi é il tuo nemico"

-" perché?"

-"... perché questo ti dará vantaggio sui nemici ai quali pensi. Mi hai chiesto di un aquila ieri sera, non dei tuoi nemici. Tu sai giá chi sono, vero?"

La donna rise prendendo di nuovo il suo cibo ed assaporandone un bel sorso.

-" se come dici tu sono giá a conoscenza dell'identitá dei miei nemici, perché dovrei concederti di tirare ad indovinare?"

-"... perché se indovino, avrai la prova che i miei poteri non sono deboli come sono apparsi ieri. Che posso controllarli e darti le risposte che cerchi...Ma in tal caso, dovrai lasciare andare i prigionieri, tutti. Anche la Nidua"

-" non se ne parla"

-"ma se sbaglieró... potrai tenermi con te fino a quando ne avrai bisogno. Fino a quando non ti diró come distruggere il tuo nemico, che é ovviamente quello che vuoi"

La donna si sporse verso di lei, un sorriso interessato.

-" tu cosa ci guadagni?"

-"la libertá dei miei amici"

-"sciocchezze!" - si spostó sdegnata -"Nessuno fa niente per gli altri cosí, gettando via la propria libertá."

-" io si"

-" e perché?"

Séla ci rifletté alcuni secondi, guardando la donna bere.

-"... perché non ho una casa a cui tornare, non una dove mi accolgano a braccia aperte perlomeno. Ho solo morte alle spalle. Che differenza vuoi che faccia se getto via una libertá che non ho mai avuto?"

L'anziana la studió attentamente, osservandone l'atteggiamento, le vesti, la pelle che era cosí diversa dalla sua.
Silenziosamente, prese il sacchetto di rune tra due dita e glielo gettó vicino.

Séla lo prese tra le mani.

Ed ora, scopriamo i mostri nella tua testa.

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