PROLOGO

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Figlia mia, avrei voluto parlarti di questo di persona, ma purtroppo, non ne avrò il tempo. Ricorda solo questo: il cuore degli uomini è una cosa così misteriosa. Un giorno, senza preavviso, la gentile brezza che muoveva i loro cuori a gentilezza e ad amore, si può trasformare in una tempesta, dove neve, ghiaccio e freddo tramutano i sentimenti, le emozioni, in qualcosa di innaturale. Di vuoto. Tu se puoi, rifuggi da questa tempesta. Resta sempre fedele alla tua essenza, alla tua anima. Non lasciare che la trascinino nella fanghiglia nella quale sguazzano loro, tutti loro. Nella loro assurda idea di superiorità non hai altra scelta, se non quella di lottare. Lotta. Lotta. Fino a che non ti sanguineranno le mani e i piedi, fino a che non avrai scalato la vetta, fino a che non avrai raggiunto il Sole. Non lasciarti trascinare a fondo. La mente degli uomini è cosa altrettanto strana, anche io, dopo tutti questi anni, ancora non riesco a comprenderla. Se dovessi mai sentirti persa, se dovessi mai sentirti calpestata, abbattuta, spinta con forza verso le rocce appuntite...accetta il colpo. Fallo tuo, trova la forza dentro di te, e reagisci. Reagisci come la tempesta che ha cercato di distruggerti. Solleva il palmo della mano contro di essa...e tienici dentro il tuo cuore, così che tutti possano vederlo. Lascerai che sia quello a parlare in tuo nome. E loro ti ascolteranno. Abbi coraggio. E non abbassare mai lo sguardo.

Ti voglio bene Séla.

Tua madre, Nule.

Con calma metodica, ripiegò seguendone i bordi già precedentemente tracciati, la lettera, per poi rimetterla nel suo involucro di stoffa blu. Con sguardo vuoto, guardò fuori dalla finestra della sua stanza. Le pareti bianche del Tempio di Rebe si estendevano, ricoprendo la visuale di ciò che poteva essere al di là. Quella, era diventata la sua casa. Quello, il suo destino da quando aveva compiuto 13 anni. E tutto, a causa di un suo errore. I giardini del Tempio, con le sue stupende fontane rappresentanti le divinità, le sue alte palme e le colonne dai capitelli in oro, sarebbero bastati a chiunque. Bastavano forse ai sacerdoti e alle sacerdotesse del Tempio, che ritenevano l'incarico di servire gli déi la più importante carica dello Stato di Théra. Veneratori del dio Lüc, dio della luce. Ma mai quel mondo le era parso così piccolo sin dalla morte della madre, la Regina Nule.

Morta, in quello stesso Tempio che doveva fungere da casa, ma che per loro era diventata ben presto una prigione, troppo diverse per essere amate, apprezzate, dalla loro stessa gente. Di lei, era rimasta solo quella lettera.

Lentamente, si sedette sul comodo letto a baldacchino coperto da una stupenda coperta di broccato, e le cui sottili tende in seta si muovevano delicatamente a causa della brezza che entrava dalla finestra.

Sfiorando con calma quella coperta, si lasciò cullare dai ricordi, diventati ormai sua delizia .. e croce.

Lei e la sorella, la principessa Tirahn , correvano verso la foresta attorno al Palazzo d'Oro, inseguite dal piccolo fratellino, erede al trono, il principe Rupe. Erano scappati tutti e tre dalle grinfie delle guardie, troppo piccoli per comprendere il pericolo che poteva circondarli, troppo ignari del mondo al di fuori del palazzo. Il loro padre, il re Sole, re Cine, le aveva avvisate spesso di non uscire dal palazzo senza scorta e di restare sempre nelle vicinanze delle balie, cosicchè potessero essere sempre protetti; ma quando mai dei ragazzi ascoltano gli avvertimenti dei genitori, troppo presi nei loro giochi, nelle loro marachelle? . Ai tempi, lei aveva solo 13 anni, nata dalla seconda moglie del sovrano, la Regina Nule, mentre Tirahn era la figlia della prima Regina, Urath, e all'epoca aveva 18 anni con un fidanzamento importante previsto per il suo futuro, e Rupe, il piccolo Rupe, figlio della terza Regina, Nihab, che aveva solo 9 anni. Come da tradizione, fino alla nascita di un erede maschio, il re poteva sposarsi quante volte si fosse reso necessario, e solo al terzo matrimonio, finalmente, Théra aveva avuto il suo erede al trono, per la gioia di tutti.

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