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Séla bevve tutto d'un fiato la poca acqua che gentilmente Kela, la Nidua, aveva condiviso con lei. Chiuse gli occhi gustandosi quell'attimo di pace sotto il sole cocente.
Erano passati oramai giorni dal suo arrivo alle miniere, e più il tempo passava, più Séla si chiedeva cosa fare. Certamente non poteva restare lì, a lavorare come schiava per il resto della vita.
Si guardò attorno, notando sconsolatamente come ad ogni angolo vi fossero predoni armati. Anche volendo, come poteva lei da sola riuscire anche solo a pensare di riuscire a fuggire da sola?! Non sapeva cavalcare bene, non sapeva combattere corpo a corpo né sapeva maneggiare un'arma. Era praticamente alla mercé del fato la sua improbabile fuga da quel posto.
Inoltre, per quanto potesse sembrare stupido, aveva preso a cuore il Vakto e la Nidua, che la stavano aiutando e proteggendo.
Se avesse dovuto scappare, avrebbe voluto portare anche loro con sé.

Chinò lo sguardo, pensierosa, guardando l'unica goccia d'acqua rimasta nella ciotola.
Le rimandava un suo minuscolo riflesso, che Séla però a stento riconosceva.
Il suo viso era sporco di terra, i capelli sfatti e attaccati alla fronte a causa del sudore. Il vestito che tanto aveva amato, era strappato in più punti.
Spontaneamente, se lo sistemò sulla spalla, controllando che le braccia fossero coperte a dovere, e si sistemò la frangia, completamente disordinata e appiccicata alla sua fronte.
Doveva stare attenta.

Kela si sedette accanto a lei con un'altra ciotola piena solo fino a metà di acqua. Con le dita spostò leggermente la maschera di ferro creando un minuscolo spazio sotto il naso. Si versò piano l'acqua nella fessura, rovesciandone molta addosso nel tentativo. A quel modo non poteva riuscire a bere molto. Anzi, era quasi impossibile farlo.
Séla si voltò verso di lei posando la sua ciotola.

-"Kela... Lascia che ti levi la maschera"

Allungò le mani per vedere se riusciva in qualche modo a levargliela, ma Kela le prese le mani e gliele posò in grembo, scuotendo leggermente la testa.

-"Non puoi levargliela, servono le chiavi della serratura che sta dietro, vedi?" - le indicó Irden , per poi mettersi a mangiare voracemente gli avanzi di qualche guardia.

-"e come fa a mangiare?" - chiese Séla preoccupata.

L' 'uomo della cella di fronte' la guardó smettendo di mangiare, Séla lo notó e decise di ignorarlo. Quegli sguardi silenziosi che a volte gli lanciava le mettevano i brividi.
Non l'aveva mai sentito parlare, nemmeno una volta.

-" una volta al giorno la portano in una stanza dove le lasciano del cibo. Viene tenuta ferma mentre le levano la maschera e la obbligano a mangiare a faccia in giù come i cani, per evitare che gli sputi veleno addosso. Appena finito, gliela rimettono."

Séla non poté evitare di sentire una forte tristezza e disgusto. Come potevano trattarli a quel modo?

-" è sbagliato.. "- disse sovrappensiero.

-" come? "- chiese Irden, gettando delle ossa a terra dopo averle masticate bene.

-" è sbagliato... Tutto questo è sbagliato!" - alzò la voce Séla

-"piano Sérina, ci metterai nei guai" - la rimproverò il Vakto, che la guardó in seguito seriamente. - "scommetto che non ci hai pensato quando ti sei comprata quello"

Le indicó il suo bracciale con lo smeraldo. Séla si sentì in colpa. Era vero, non aveva mai pensato a da dove venissero i gioielli che dava per scontato fossero suoi.
Nessu nobile si poneva queste domande. Compravi e basta.

-"so che non è una scusa... Ma fu un regalo. Nessuno, si chiede mai da dove vengono queste cose. Nemmeno sapevo dell'esistenza di questo posto" - Séla chinò lo sguardo.

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