Capitolo 59

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Chloe

Due anni e mezzo dopo.
Giugno.

<<Hai preso tutto?>> mi chiede Rachel riferendosi al mio computer e a tutte le altre scartoffie che dovrò portarmi a Los Angeles.
<<Credo di sì>>, mi guardo intorno e noto di non aver dimenticato nulla.
<<Bene, ho da farti una domanda. Domani mattina a che ore ci si trova in aeroporto?>>.
<<Come vi torna meglio a voi>> rispondo.
<<Alle nove lì davanti, ok?>>.
<<Va benissimo>> confesso.
<<Bene>> replico.
<<Come ti senti?>> chiedo toccandole il pancione. Sta per esplodere. Manca sempre meno al parto. Poco più di un mese.
<<Estremamente felice>> risponde.
<<Te la meriti tutta questa felicità>> affermo.
<<Ancora non ci credo>> cinguetta con gioia. Le sorrido e poi dico: <<Io ci ho sempre sperato e adesso sono felice che stai per avere questa splendida bambina.>>
<<Grazie Chloe, il tuo supporto mi è stato un sacco di aiuto. Sei la mia migliore amica>>.
Mi abbraccia e rimango sorpresa.
È la prima volta che glielo sento dire, ma sono contenta che la nostra amicizia non si sia rovinata dopo tre anni. Lo so che non sono molti. Se penso a quando mia nonna mi raccontava del rapporto di amicizia che aveva, dopo ben cinquant'anni, con la sua migliore amica; ritengo che in fondo tre anni sono pochi, ma visto le mie ultime amicizie in questi anni sono davvero tanti per me.
Comunque... Torniamo a noi.
Sono passati due anni ormai e sono successe un bel po' di cose, ma lasciate che vi aggiorni.
Come avete potuto vedere, Rachel è incinta della sua prima figlia.
Provavano da un sacco di tempo ad avere un bambino, e tutti noi sapevamo che non ne potevano avere, ma Dio sembra avere ascoltato le sue preghiere, le loro preghiere, e di fatto tra un mese e mezzo, più o meno, ci donerà il monto un'altra piccola gioia.
Quando me lo ha comunicato, ormai otto mesi fa, ero la persona più felice del mondo. Finalmente dopo tanto tempo avevo ricevuto una splendida notizia, ma non è stata l'unica.
Ben due giorni dopo mia madre mi ha chiamato dicendomi che tra due settimane ci sarà il matrimonio tra mia madre, mio padre, la madre di Dylan e Mathias.
Ebbene sì ragazzi, sarà un matrimonio a quattro. Ancora non ci credo che i miei genitori si stanno per sposare. È sempre stato il desiderio di mia madre e credo che lo sia stato anche per mio padre. Sapevo che lei non avrebbe mai sposato nessun uomo al di fuori di mio padre, non lo avrebbe proprio amato a prescindere un altro sapendo che non era lui, ma sono contenta che il destino gli abbia fatti rincontrare. Si sono amati e si amano tuttora.
Viaggiano insieme, condividono lo stesso tetto e stanno recuperando tutto il tempo perduto. Sono contenta che almeno loro si siano riappacificati, io non credo di avere ormai più questa fortuna. Domani partiremo tutti insieme e andremo a Los Angeles.
Il matrimonio, come ho già detto, si terrà tra due settimane però abbiamo deciso di andarci prima per visitare la città, e per passare un po' di tempo tutti insieme prima del viaggio di nozze che faranno subito dopo il matrimonio.
<<Te invece come stai? L'hai più sentito Dylan?>> domanda lei staccandosi.
<<Chiama tutti i giorni per sapere come sta Tobìa, poi per il resto non ci sentiamo più in pratica>> ammetto con dispiacere.
Voi non avete idea di quanto sia cresciuto il piccoletto. Si diverte a fare il sapiente con me e la stessa cosa la fa anche con Steffy e Katie.
Quasi sicuramente vi starete chiedendo perché Tobìa è qui con me mentre le bambine no, e be'... la risposta è semplice. Non dovrebbe essere insieme a me, dovrebbe stare con il padre. A gennaio sarebbe dovuto partire insieme a Dylan però ha fatto storie, continuava dire che voleva stare con me e quindi Dylan è partito da solo con le bambine mentre il mio piccolino è rimasto con me.
È stata dura fare avanti e indietro, ma ce la siamo cavati abbastanza bene. 
Dylan quasi due anni fa ha aperto la sua ditta e per fortuna sta andando tutto a gonfie vele.
Lui è il capo e indovinate chi è la segretaria?
La madre?
No!
Wendy?
Esatto.
Nonostante tutto quello che ci ha creato quella ragazza, lui non se l'è tolta di torno.
E indovinate un po'?
Verrà pure al matrimonio.
Mia non la voleva, nessuno la voleva al matrimonio dopo aver scoperto che cosa aveva creato alla nostra storia d'amore, ma Dylan ha insistito affinché lei venisse e così è stato.
Dovrò vederla già da domani suppongo, perciò auguratemi buona fortuna.  
<<Mi dispiace davvero tanto tesoro>> dice Rachel afferrandomi una mano.
<<Dispiace molto anche a me, ma non tanto per la nostra relazione, cioè sì, però in primo luogo metto i nostri figli davanti. Poi successivamente la nostra storia d'amore>>.
<<È quello che fa un vero genitore e tu lo sei. I tuoi bambini sono davvero tanto fortunati ad averti come madre, sei splendida. Sei una donna fortissima, sei una roccia ed io ti ammiro. Cercherò di essere come te, voglio il meglio per mia figlia e tu sei il miglior esempio che posso seguire>> dichiara dolcemente.
<<Non farmi piangere>> la avverto ridacchiando. Lei alza le mani al cielo e poi dice: <<Non ho questa intenzione>>.
<<Ci pensi che domani è già il primo giorno di giugno? Mi sembrava ieri Natale!>> esclama.
<<Non dirlo a me, stavo meglio al tempo rispetto ad ora>> gli ricordo.
Come già sapete ogni sei mesi io e Dylan ci siamo visti per rivedere i nostri figli. Però verso Natale stavamo sempre assieme. Non solo per festeggiare l'arrivo di Babbo Natale, proprio come dice Tobìa, oppure quello di capodanno insieme. Diciamo che abbiamo avuto un rapporto anche durante i nostri compleanni.
Lui solitamente qualche giorno prima del mio compleanno veniva qui a New York per incontrare i suoi figli, poi restava con noi fino al giorno del suo compleanno, e qualche giorno dopo ripartiva per Los Angeles con i bambini. E così è stato fino a sei mesi fa. 
<<Immagino>>, mi sorride dolcemente e poi mi accarezza una spalla.
<<Vabbè dai non pensiamoci. Sai a cosa dovremmo pensare io e te?>> domando.
<<A cosa?>> chiede a sua volta.
<<Io e te dovremmo pensare a tutti i modi possibili per chiedere scusa ai nostri portafogli non appena atterreremo a Los Angeles, perché come già tu sai dovremmo andare a fare shopping. È troppo tempo che non lo faccio e ne ho bisogno>> dico sinceramente.
Lei ama fare shopping, per questo gliel'ho detto. Io sinceramente un po' meno. Mi piace comprarmi vestiti nuovi, non fraintendete, però devo ammettere che sono un po' tirchia e preferisco 1000 volte spendergli dietro ai miei figli o metterli direttamente da parte per cure, per bisogni futuri o per viaggi. 
<<Tu lo sai che facendomi questa proposta non riceverai un no, perciò ci sto>> alza la mano e mi porge il palmo.
<<Batti cinque>> dice successivamente.
Glielo batto e sorrido.
È proprio la mia complice in tutto e per tutto.
Auguro a tutti di trovare una persona come lei. Credevo che Carol, Lea e Samuel fossero dei veri amici, ma in realtà non si sono fatti più sentire. Le ragazze mi avevano detto che sarebbero venute a trovarmi, ma nessuna si è presentata ed io mi sono resa conto che non posso correre dietro alla gente. Pazienza.  
<<Tu non dovresti andare a casa? Oggi è venerdì e solitamente esci prima>> mi ricorda il mio promemoria personale.
<<Si lo so, ora infatti vado! Allora ci vediamo domani>> dico prendendo la mia borsa.
<<Se riesco a fare in tempo le valigie sì>>.
<<Perché scusa fammi capire: non le hai già fatte?>> chiedo ridacchiando.
<<Ehm no>> risponde titubante.
<<Rachel>> mi lamento.
<<Non è colpa mia! Io ci ho provato ma non so mai cosa metterci, poi mi prende il nervoso quando mi capitano queste cose e allora va a finire che non riesco mai a completarla>>.
<<Facciamo così. Tu stasera mi chiami, non troppo tardi visto che domani abbiamo da alzarci presto, e ti aiuto io>> dico rendendomi disponibile al cento per cento.
<<Ti amo con tutto il mio cuore, grazie. Però... Se in tal caso domani mattina mi fossi dimenticata qualcosa ti posso chiamare?>> chiede titubante.
<<Certo, tanto io mi alzo al sei>> affermo.
<<Grazie mille Chloe, sei un angelo. Adesso non voglio più farti perdere tempo. C'è tuo figlio che ti sta aspettando a casa, perciò vai>>.
La saluto e successivamente mi precipito fuori la casa editrice. Non appena arrivo davanti alla mia amata auto, la apro ed entro dentro. Successivamente cerco di metterla in moto, ma subito noto che c'è qualcosa che non va. 
Apro di nuovo lo sportello e alzo il cofano.
Non me ne intendo molto di macchine, quasi per nulla, ma non capisco perché non vada. Fino a stamani andava benissimo.
<<Serve aiuto?>>, una voce conosciuta mi parla da dietro e quando mi giro vedo subito il signor de Jesus. 
<<Salve. Oh be'... A dire il vero non lo so nemmeno io. Fino a stamani andava la mia macchina però adesso non mi si accende>> confesso rispondendo alla sua domanda.
<<Non stia a perdere tempo. Manderò qualcuno dopo ad aggiustarla, venga... La riaccompagno io a casa>> dice aiutandomi.
<<Non è necessario, chiamo subito un carrozziere e vedremo cos'è successo>> aggiungo tirando fuori il mio cellulare.
<<Signorina Chloe insisto, mi dia retta. Venga con me>> continua.
<<Va bene la ringrazio, poi mi faccia sapere che problema ha la mia macchina>> dico richiudendo il cofano e successivamente chiudendo la macchina.
<<Ma certo, le farò sapere io>> mi rassicura lui con tanto di gentilezza.
<<Grazie>> dico educatamente.
<<Prego>>.

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