Capitolo 11

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Chloe

Scendo al piano di sotto e trovo Dylan e Tobìa nella stessa posizione di prima.
Il mio ragazzo è a sedere sul divano con i piedi appoggiati al tavolino di vetro e nostro figlio è a sedere sopra le sue gambe e sta giocando con la sua maglietta.
Mi siedo affianco a Dylan, lui mi posa una mano in mezzo alle cosce e poi sdraia il bambino sopra il suo petto con la mano libera.
<<È tutto ok?>> chiede girandosi con la testa verso di me.
<<Ti spiego dopo>>, annuisce e poi continua a guardare la televisione.
Appoggio la testa sulla sua spalla e mi accoccolo a lui. La sua mano è ancora in mezzo alle mie cosce e dolcemente mi accarezza quest'ultime.
Mi lascia di tanto in tanto qualche bacio sulla testa ed io spontaneamente sorrido ad ogni bacio.
<<Chloe aspetta>>.
Dopo una mezzoretta toglie la mano dalle gambe e controlla il bambino.
<<Si è addormentato?>> chiedo non vedendo il suo faccino angelico poiché è girato dall'altra parte.
<<No, ma nel mentre mi ha sbavato sulla maglia>> confessa lamentandosi.
Scoppio a ridere e poi prendo Tobìa in braccio. Mi alzo e afferro un fazzoletto, prendendolo dalla borsa e successivamente gli asciugo la bocca. Quando mi rigiro vedo Dylan a torso nudo. Lo squadro ma quando si accorge che lo sto mangiando con gli occhi, distolgo lo sguardo e guardo altrove.
Lo sento ridacchiare e poi mi consiglia di mettere il bambino nella culla.
Faccio come dice e inizio a dondolarlo.
I suoi occhioni piano piano si chiudono e dopo un po' si addormenta.
<<Certo che farlo addormentare qualche ora prima di pranzo non è il massimo eh, tu che dici?>> afferma ridacchiando.
<<Hai ragione pure tu però almeno adesso possiamo parlare>> confesso.
<<Vieni su>> mi ordina avvicinandosi.
<<Non voglio lasciarlo qui da solo>> ammetto.
<<Portalo insieme a noi ma lascialo un secondo in camera sua, non vorrei svegliarlo e se ci sentisse parlare lo sai che c'è quella possibilità>> mi fa notare.
<<D'accordo>>.
Insieme saliamo al piano superiore e prima ancora di entrare nella nostra camera da letto, adagio lentamente Tobìa sul suo lettino.
<<Chiudi a chiave la porta>> mi ordina.
<<Perché?>>.
<<Perché si>> risponde.
<<Ma non c'è nessuno in casa!!>> gli ricordo.
<<Chiudi quella dannata porta>> dice a denti stretti. La chiudo a chiave e lo accontento.
<<Allora? Com'è andata la chiamata con tua madre?>> mi domanda non appena si siede sul letto. Faccio lo stesso e mi siedo a gambe incrociate.
<<Non era in se... Quella non è mia madre>> confesso abbassando lo sguardo.
<<Al telefono ho percepito subito che c'era qualcosa che non andasse ed ho pensato le stesse cose che stai pensando tu.
Posso capire di non essere la simpatia si tua madre quindi di conseguenza di essere una delle persone che meno vuole sentire ma c'era qualcosa che non andava nel suo tono di voce e nel suo atteggiamento e adesso, che mi stai confermando anche tu di aver percepito lo stesso, è tutto molto più chiaro>> dice lui mettendosi nella mia stessa posizione.
<<Già.. Dice di dovermi parlare di persona>>.
<<Glielo hai detto della gravidanza?>>.
Scuoto la testa e subito mi chiede: <<Perché non l'hai fatto?>>.
<<Preferisco parlargliene di persona>> rispondo. Lui annuisce e poi gli rivolgo la solita domanda. <<Tu invece hai detto qualcosa a tua madre o a tuo padre?>>.
<<A dire il vero no. Mamma non la sento da ieri e be' mio padre è mio padre. Non lo sento quasi mai e mi va bene così>> risponde.
<<Ancora con questa storia...>> mi lamento.
<<Non lo odio più ormai ed è già tanto così fidati>> si affretta a dire.
<<Non puoi sforzarti di avere un qualsiasi tipo di rapporto con lui?>> chiedo.
<<No>>.
<<Dylan tu gli vuoi bene e lo sai pure tu, semplicemente non riesce a dimenticare il passato e non posso dirti di farlo, sarebbe impossibile e credo che al tuo posto farei la stessa cosa però è pur sempre tuo padre, la persona che ti ha messo al mondo e non puoi trattarlo come se fosse un estraneo>> gli ricordo.
<<Ed io ero pur sempre suo figlio ma lui se ne è fregato e ha continuato a mettermi le mani addosso, come la mettiamo adesso?>> ringhia.
<<Per quanto ancora hai intenzione di continuare a tirare fuori questa storia?>> chiedo.
<<Come puoi chiedermi una cosa del genere? L'hai detto tu stessa che non posso dimenticare cosa mi ha fatto>>.
<<Si ma io ti ho anche detto che è pur sempre tuo padre, non dico che adesso devi andare a cena da lui, uscirci insieme, offrirgli un caffè, raccontargli ogni singola cosa della tua vita o non so... Altre cose che si fanno tra padre e figlio, ma almeno cercare di legare con lui per avere poi in futuro un rapporto come due veri familiari>> preciso.
<<Io credo che ormai quel che è rotto è rotto>> ammette.
<<Se la pensi così allora anche la nostra storia doveva finire. Ci siamo andati vicini molte volte e tu questo lo sai bene, siamo ancora in bilico visto che non si sa che cosa ci riserva il futuro però evidentemente con me ci hai provato, hai lottato per far sì che ciò non accadesse e dovresti farlo anche con tuo padre.
Ti ripeto Dylan: tu gli vuoi bene ma non sei pronto ad ammetterlo>>.
<<Lui non merita il mio bene>> ribatte.
<<Tutti meritiamo un po' di bene dalle persone che amiamo e lui ti ama, è pentito di ciò che ha fatto e te lo ha sempre dimostrato. Ci credo da una parte che continui a pensarla in questo modo perché tu non gli hai mai dato motivo di di farti spiegare determinate cose ma come si è aperto e anche tanto>> dichiaro cercando di farlo ragionare ma lui non sembra intenzionato a capirmi, ma soprattutto a cercare una soluzione a tutto questo.
Come già sapete lo amo da impazzire Dylan ma certe volte è davvero testardo e vorrei che non lo fosse perché così si sta facendo male da solo e per quanto possa negare l'evidenza io so che una parte di lui sta male per colpa di suo padre.
<<Senti per piacere possiamo parlare di altro? Non mi va di parlare adesso di lui>> dice cambiando discorso.
<<Forse ti da noia parlare di lui perché sai che ho ragione, perché sai che sto dicendo la verità ma ci deve sempre essere di mezzo il tuo ego>> replico inacidita.
<<Il mio ego qui non c'entra un cazzo, si tratta del mio bene e lui è una persona tossica e violenta>> sbotta alzandosi dal letto.
<<Era>> preciso alzandomi pure io.
<<Non ho intenzione di parlare di lui adesso, specialmente con te. Dovresti essere dalla mia parte non dalla sua>> dice puntandomi il dito contro.
<<Cosa stai dicendo Dylan? Io non sto dalla parte di nessuno>> mi affretto a dire.
<<E allora se è così basta, smetti di parlare di lui e di preoccuparti del rapporto che ho con mio padre>> replica acido.
<<Continuo a pensare che ti da noia parlare di lui solo perché sai pure tu che ho ragione>>.
<<No, perché non ho voglia>> precisa.
<<Ti odio quando fai così>> lo informo.
<<E io ti odio quando ti impicci di questioni che non ti riguardano. Stavamo parlando di tua madre e tu hai tirato fuori la questione di mio padre, perché? Perché ci tieni tanto a vedermi riallacciare un rapporto con lui? Non ci tengo io figuriamoci se ci devi tenere te che non sei nessuno per lui e viceversa>>.
<<Forse tu ancora non hai capito, io non lo faccio per lui lo faccio per te>>.
Ma perché non riesce a capire ciò?
Non mi sembra tanto difficile da capire che voglio solo vederlo felice e che passare un po' di tempo con suo padre, recuperare il tempo perduto sarebbe sufficiente per lui e per la sua felicità. Sostiene che sono io tutto ciò di cui ha bisogno, che sono il suo punto di riferimento, la sua ancóra e la sua felicità ma io non basto certe volte e dove non arrivo io arrivano i genitori che purtroppo però sono entrambi lontani da lui. 
<<Ed io ti ho detto che non ho bisogno del tuo aiuto come non ho bisogno di lui nella mia vita>>, si gira e poi esce sul balcone.
Dio santo quanto è testardo!

Nothing more 5 || amore incondizionato Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora