Chloe
Al mattino seguente mi sveglio con le fitte allo stomaco e infondo alla pancia. Faccio lunghi respironi e la prima cosa che faccio è andare in camera del bambino per fissarlo come faccio ogni mattina.
Oggi per fortuna è sabato e non devo andare a lavoro. Posso stare con lui e dargli le attenzioni che si merita e che purtroppo non riesco a dargli in quest'ultimo periodo. Passo davvero poco tempo con lui o almeno così mi sembra. La mattina prima di andare a lavoro gli lascio sempre un rapido bacio sulla fronte e poi riesco a vederlo solo la sera a cena.
Passiamo due orette a giocare insieme oppure a guardarci i cartoni in televisione, ma poi lui si addormenta e così lo porto a letto dove lo ritrovo di conseguenza il mattino seguente. Non mi stupisco che abbia detto come prima parola "papà" e non "mamma", non mi vede quasi mai ed era l'ultima cosa che desideravo.
Quando ero piccola e mi arrabbiavo con mia madre le dicevo sempre che era cattiva con me e lei mi rispondeva dicendomi che fare il genitore è il mestiere più difficile al mondo.
Io ovviamente non gli credevo, pensavo fossero delle scuse o semplicemente la solita frase che ogni adolescente sicuramente una volta nella vita si è sentito dire, ma adesso che sono anche io un genitore devo ammettere che quella frase mi rispecchia appieno.
Certamente non sarà l'unica, tutti ci saranno passati prima o poi, ad ogni genitore gli sarà passata per la mente l'idea di non essere abbastanza per il proprio figlio, di non fare abbastanza per quella piccola creatura che ha messo al mondo e che sta crescendo con tutto l'amore che ha in corpo.
Tempo fa credevo di non essere abbastanza per i miei genitori, in particolare per mia madre visto che mio padre non c'è stato per diciotto anni e la cosa che mi fa male è che ad oggi non è cambiato niente, continuo a non sentirmi abbastanza e non questa volta non per Dylan o per qualsiasi altra persona ma per mio figlio, e non c'è sensazione più brutta.
Lo guardo dormire e sembra un angelo, è diverso dagli altri bambini e non lo dico perché è mio figlio ma perché è proprio così.
Nell'ultimo mese l'ho portato a fare la spesa con me, Dylan era quasi sempre fuori e per non andarci da sola mi portavo lui dietro.
Per spronarlo a costringermi di comprargli nuovi giocattoli passavo più e più volte davanti il reparto per bambini ma lui si limitava a fissare e mai a indicare qualcosa per farmi capire che era quello che desiderava.
Molti bambini invece piangono, creano problemi di notte, non fanno dormire genitori e molto spesso sono davvero iperattivi ma lui invece no, non è così. È calmo, la notte per fortuna riesce a farci dormire tutti e oltre a qualche bizza settimanale non si spinge oltre.
Si merita il mondo mio figlio ma ho paura di non riuscire a dargli ciò che desidera e ciò di cui ha bisogno.
Mi sgomento a sapere di dover prendere un aereo e tornare a Los Angeles con lui.
A malapena ogni mattina mi alzo dal letto figuriamoci se ho le forze di prendere un aereo e andare dall'altra parte dell'America.
È quello che farò, questo senz'altro ma solo al pensiero mi demoralizzo ancora di più.
<<Lascialo dormire, scendi giù con me>>.
Mi spavento e subito mi giro di scatto verso la porta. Trovo Dylan con soli i boxer addosso e poi annuisco, scendendo con lui al piano inferiore.
<<Vuoi che ti prepari qualcosa?>> chiede mentre entriamo in cucina.
<<Un tè andrebbe bene grazie>>, mi siedo su una sedia ed inizio a legarmi in capelli.
La pancia continua a farmi male e il dolore allo stomaco si intensifica sempre di più.
<<Che hai?>> chiede Dylan preoccupato.
<<Ho i crampi allo stomaco ma non ti preoccupare, li ho già avuti ed è normale. Tra poco passeranno>> confesso.
<<Vai a sdraiarti sul divano>> mi ordina.
<<Aspetto il tè>>.
<<No vai pure, te lo porto io>> replica.
<<D'accordo>>.
Esco dalla cucina e piano piano mi sdraio sul divano. Dopo un po' Dylan ritorna da me con una tazza di tè e un piccolo piatto con dei biscotti.
<<Ti ho portato anche questi in tal caso avessi o ti venisse fame>> confessa posandoli sul tavolino di vetro situato al centro della stanza.
<<Grazie>>, mi alzo a sedere e poi inizio a bere il tè caldo.
<<Ti senti meglio?>> domanda.
<<No>> confesso.
<<Posso fare qualcosa?>>.
Scuoto le testa e poso la tazza sul tavolino.
<<Che c'è?>> chiede avvicinandosi.
<<Nulla nulla>>, sospiro e mi tocco la pancia.
<<Chloe mi stai facendo seriamente spaventare ora>> brontola lui.
<<Mi fa male qui>>, mi tocco infondo alla pancia. <<E anche qui>>, salgo con la mano e mi tocco lo stomaco.
<<Andiamo subito dal dottor Grey>> si alza di scatto ed io lo guardo in modo confuso.
<<Cosa?! No!! Ti ho già detto che è normale, ho controllato su internet>> confesso.
<<Non me ne frega nulla di internet, ora vado su a prenderti la roba, ti aiuto a vestirti e che ti piaccia o meno verrai con me>> dice con tono autoritario e sicuro.
Sospiro e lui se ne va al piano superiore.
Quando torna mi aiuta a vestirmi e nonostante le mie continue lamentele dove gli ricordo che so come ci si veste e che non ho bisogno del suo aiuto, lui continua a stare lì fisso senza muovere un dito malgrado il mio non consenso.
<<Vado a svegliare Tobìa, aspettami qui>> mi ordina. Annuisco e mi risiedo sul divano.
Proprio in quel momento mi squilla il cellulare e quando lo afferro in mano vedo apparire sullo schermo la foto di mia madre.
Riattacco anche questa volta e decido di richiamarla dopo.
Dopo vari minuti Dylan scende con il mio splendido bambino in braccio.
<<Sei pronta?>>.
<<Si>>, mi alzo dal divano, prendo le chiavi della macchina e gliele porgo.
<<Quelle di casa l'hai tu vero?>> domando.
<<Si>> confessa e a quel punto ci avviamo tutti e tre verso la macchina di Dylan.
STAI LEGGENDO
Nothing more 5 || amore incondizionato
ChickLitCOMPLETA. ⚠️⚠️ A BREVE IN REVISIONE ⚠️⚠️ Questo è il sequel di "Nothing more 4 || strade opposte" e ULTIMO LIBRO della serie Nothing More. È consigliabile leggere prima gli altri quattro libri e da ultimo questo per capire meglio tutta la storia. ...