Capitolo 43

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Chloe

<<Papà papà papà>> dice Tobìa giocando con il giocattolo che lui gli ha regalato.
<<Amore papà è fuori>> gli dico continuando a giocare con lui.
<<Papà>> ripete.
Sospiro e quando sento la porta di casa aprirsi mi giro di scatto per vedere chi è.
Il bimbo si gira e quando vede il padre sorride.
<<Papà papà>> ripete nuovamente.
Dylan sorride e viene verso di noi.
Si siede difronte a me ed inizia a giocare con Tobìa. Non mi ha ancora salutata ma meglio così, preferisco stare il meno possibile con lui.
<<Vuoi questo?>> chiede Dylan mostrando a Tobìa un'altro giocattolo.
Lui sorride e lo prende in mano.
<<Hai fame?>> chiedo.
<<No grazie ho già mangiato>> risponde senza degnarmi di uno sguardo.
<<Vuoi qualcosa? Non so.. Almeno un po' d'acqua>> domando.
<<Sto bene così e comunque in ogni caso ho due mani e due gambe, posso benissimo andarmi a prendere da mangiare e da bere da solo>> dice scontroso.
Decido di non ribattere proprio per non agitare il bambino e successivamente vado a prepararmi un tè caldo in cucina. È davvero stressante per me tutta questa situazione e di certo il mio stato fisico non mi aiuta.
Faccio tanta fatica a salire le scale e anche a camminare. Purtroppo non posso nemmeno guidare però per fortuna tra due giorni inizierò la fisioterapia e spero di riuscire a migliorare prima della mia partenza per New York. 
Dopo poco più di mezz'ora passata in cucina a fissare il vuoto davanti a me, torno in salotto e trovo quei due ancora a giocare.
<<Come fa questo? Brum brum>> dice Dylan.
Il bambino ripete il suono e il padre ride.
<<Esatto, brum brum>> ripete quest'ultimo.
<<Mi dispiace interrompervi ma devo portare Tobìa a letto>> dico interrompendo il loro momento. Era bello vederli giocare insieme ma se questo piccoletto non se ne va a letto ora come minimo resterà sveglio tutta la notte e chi lo regge? Io ho già sonno ora.
<<Va bene andiamo a letto amore su>>, prende in braccio Tobìa e si avvicina a me.
<<Vai a letto, lo addormentato io>> dice serio.
<<Posso farcela anche da sola>> confesso.
<<Lo so ma voglio farlo io, è mio figlio, ho potere su di lui. Potrò fare quello che voglio sì o no?>> chiede acido.
Guardo mio figlio e mi ricordo che devo tacere davanti a lui.
<<Va bene vai>>, mi giro e vado a mettere apposto i giocattoli che entrambi hanno tirato fuori. Lui se ne va e quando sento chiudersi una porta al piano superiore scoppio a piangere. Sono stanca, stanca di tutto e tutti, non c'è nessuno che mi capisce, che possa capire come sto e odio questa cosa.
Non solo ha sbagliato lui, ma per giunta mi tratta pure male. Invece di chiedermi scusa si limita a fare di peggio, rispondendomi pure con aria spavalda.
Mi sono sbagliata di grosso.
Non so più chi è, forse mi sono illusa troppo.
Credevo che questa volta fosse cambiato davvero, che avesse capito che certe cose non andavano più fatte, che si fosse reso conto che non può più fare il sedicenne in preda agli ormoni, ma bensì prendersi le proprie responsabilità visto che ha sulle spalle 2 case intestate, una famiglia, un lavoro, una fidanzata e tre figli.
Fidanzata.. Be'.. Un parolone ormai, possiamo dire ex o semplicemente possiamo non contarmi visto che evidentemente non sono abbastanza importante per lui.
<<Ti devo aiutare?>> la sua voce richiama la mia attenzione e mi spavento.
<<No>> rispondo.
Sono ancora girata di spalle e non voglio girarmi per il momento. Vedrebbe i miei occhi rossi, goderebbe di questa visione ed io non voglio che lo faccia.
<<Perché stai piangendo?>> chiede al mio orecchio. Sento il fiato caldo sul mio collo e la mia schiena sfiora il suo petto.
<<Non sto piangendo>>.
<<Non prendiamoci in giro, perché piangi?>> ripete lui in tono premuroso.
<<Sono stanca e mi fa male la testa>> mento.
<<Vuoi che ti prenda qualcosa?>> domanda rimanendo sempre dietro di me.
Posa le sue mani sui miei fianchi e subito mi viene il batticuore.
<<No, non ne ho bisogno e comunque ho due mani e due gambe quindi posso benissimo prendermi le cose da sola, non ho di certo bisogno del tuo aiuto sforzato>> dico rispondendo con il suo stesso tono di voce di poco prima e ripetendo più o meno le sue parole. Lo sento sospirare e poi dice: <<Numero uno non c'è bisogno di rispondere come poco fa ti ho risposto io. Numero due ho esagerato e mi dispiace, anche se non sono pentito di nulla visto che questo non è nulla in confronto a come mi hai trattato tu oggi.>>
<<E come ti avrei trattato sentiamo?>>.
<<Mi hai lasciato>> mi ricorda.
<<E perché sentiamo tu non mi hai mai lasciata? Lo fai sempre, anche quando non te ne accorgi>> mi giro verso di lui piangendo e lo spintono all'indietro.
<<La prima volta mi hai lasciato tu ricordi? Ricordi anche quando mi hai lasciato in entrambe le gravidanze per andartene a Parigi? Per non parlare dei tre mesi passati da sola con Tobìa l'anno passato>> aggiungo.
<<Oh no ci risiamo, ancora la storia di Parigi?Sul serio Chloe?>>, sbuffa e alza gli occhi al cielo. Ma come può essere così cafone?
<<Si ancora, perché forse se tu ancora non te ne fossi accorto quello è il problema principale>> gli ricordo.
<<Il problema principale sei tu>> dice freddo e senza un minimo di contegno.
<<Ah io?>> ripeto sarcasticamente.
<<Si. In due anni e mezzo di relazione tu ancora non ti fidi di me>> annuncia.
<<Ma di chi cazzo dovrei fidarmi scusa? Di una persona che prima mi dice una cosa e subito dopo un'altra? Di una persona che fa infinite promesse per poi non mantenerne nemmeno una?>> sbotto infuriata nera.
Mi avvicino a lui e poi abbassa voce dico: <<Di una persona che va a letto con altre donne in mia assenza?>>.
Lui mi tappa la bocca e mi addossa al muro.
<<Ti avverto Chloe, sono al minimo della pazienza. Di un'altra cosa simile e finisce male>> ringhia.
Mi libero una mano e gli tolgo la sua dalla mia bocca. Ma come si permette?
<<Allontanati>> gli ordino.
Lui si allontana e tira un calcio nel divano.
<<Sbaglio o no?>>.
<<Sbagli e di grosso anche>> dichiara voltandosi verso di me.
<<Non me la sono scopata cazzo>> mi confida.
<<Io questo non posso saperlo, non ero lì>>.
<<Ma ti senti quando parli?>> chiede sbalordito.
<<Si>>.
<<Come puoi dire una cosa simile>>, scuote la testa e strizza gli occhi.
<<Non mi fido di te, non dopo tutto quello che è successo>> ammetto.
<<Non ti sei mai fidata, è diverso>>.
<<Mi sono fidata, ma quei momenti in cui sentivo di stare davvero tranquilla sono stati davvero pochi>> lo correggo.
<<Complimenti davvero>>, fa una smorfia con la faccia e poi applaude.
<<Ci credo che abbiamo rotto, come si fa a stare con una persona di cui non ci si fida? Una relazione deve essere composta da amore, rispetto, fedeltà e fiducia. Se non c'è una di queste quattro cose mai sarà amore>> spiega.
Non dirlo Chloe.
Mi dice la mia vocina.
So che sei tentata ma non farlo, lo farai solo stare male più di quanto non lo sia già anche se non lo sta dando a vedere.
Aggiunge.
<<Peccato di essermene accorta troppo tardi perché almeno mi sarei risparmiata di fare 3 figli con te>>.
Lo sapevo...
Complimenti sei una stronza.
Ma stai zitta te, se lo merita e basta.
Anche se queste cose non le penso, ho bisogno di dirle. Ho bisogno di fargli capire che non è l'unico ad affondare, se dobbiamo farlo lo faremo assieme. Non permetterò mai a nessuno di calpestarmi per prima.
<<Detto questo: buonanotte>>, mi avvio al piano superiore e quando entro in stanza vado dritta a letto.
Forse ho esagerato ma se lo è meritato.
Non può averla sempre vinta.
Questa volta lui e solo lui ha torto.
Io non mi prenderò, né ora né mai, colpe che non ho.

Nothing more 5 || amore incondizionato Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora