●Diagon Alley (2)

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La sera stessa, si incontrarono di nuovo tutti in Sala Grande per la cena, mentre gli studenti e gli ospiti mangiano, Silente riprende la lettura.

《Avevano raggiunto la stazione. Il treno per
Londra partiva di lì
a cinque minuti. Hagrid, che non capiva i ‘soldi
dei Babbani’,
come li chiamava lui, diede le banconote a Harry
perché
comperasse i biglietti.
Sul treno la gente liscrutava più che mai. Hagrid
occupava due
posti a sedere e aveva preso a sferruzzare
quello che sembrava un tendone da circo color
giallo canarino.
‘Hai ancora la lettera, Harry?’ chiese mentre
contava le
maglie.
Harry tirò fuori dalla tasca la busta e lesse ciò che gli serviva. Si ricorda ai genitori che agli allievi del primo
anno non è
consentito l'uso di manici discopa personali.
‘Si può comprare tutto a Londra?’ si chiese ad
alta voce Harry.
‘Sì, se uno sa dove andare’ rispose Hagrid.
Harry non era maistato a Londra. Per quanto
fosse chiaro che
Hagrid sapeva dove stava andando, era
altrettanto ovvio che non
era abituato a girare per la città come un comune mortale.
Rimaneva incastrato nei tornelli della
metropolitana, e si
lamentava ad alta voce che isedili delle vetture
erano troppo
piccoli e i treni troppo lenti.
‘Non so proprio come fanno i Babbani a
cavarsela senza magia’
disse mentre si arrampicavano su per una scala
mobile sfasciata, che portava a una strada
brulicante di traffico e piena di
negozi.
Hagrid era così grosso che riusciva facilmente a
fendere la
folla; quanto a Harry, bastava che glisi tenesse
alle calcagna》

E riprese del tempo per prendere fiato.

《Passarono davanti a negozi di libri e di musica, a
fast-food e
cinema, ma in nessuno pareva si vendessero
bacchette magiche. Era
una strada qualsiasi, piena di gente qualsiasi.
Possibile che
sepoltisotto i loro piedisi nascondessero mucchi
d'oro
appartenenti ai maghi? Possibile che esistessero
negozi dove si
vendevano libri di incantesimi e manici discopa?
Non poteva
essere una burla monumentale architettata dai
Dursley? Se Harry
non avesse saputo che i Dursley erano privi del
benché minimo senso dell'umorismo ci avrebbe quasi creduto;
eppure, per quanto
incredibile glisembrasse tutto quel che Hagrid
gli aveva
raccontato fino a quel momento, Harry non
riusciva a non fidarsi
di lui.
‘Eccoci arrivati’ disse Hagrid fermandosi. ‘Il
paiolo magico.
Un posto famoso’.
Era un piccolo pub, dall'aspetto sordido. Se
Hagrid non glielo
avesse indicato, Harry non ci avrebbe neanche
fatto caso. I
passanti frettolosi non gli gettavano neanche
un'occhiata. Gli sguardi andavano dalla grossa libreria su un lato
della strada al
negozio di dischisull'altro, come se per loro Il
paiolo magico
fosse invisibile. E infatti, Harry aveva la
stranissima
sensazione che solo lui e Hagrid lo vedessero.
Prima che potesse
dire una parola, Hagrid lo aveva spinto dentro.
Per essere un posto famoso, Il paiolo magico era
molto buio e
dimesso. Alcune vecchie erano sedute in un
angolo e sorseggiavano
un bicchierino disherry. Una di loro fumava una
lunga pipa. Un
omino col cappello a cilindro stava parlando al vecchio barman,
completamente calvo, che sembrava una noce di
gomma. Ilsordo
brusio della conversazione si arrestò al loro
ingresso. Sembrava
che tutti conoscessero Hagrid; lo salutarono e gli
sorrisero, e
il barman prese un bicchiere dicendo: ‘Ilsolito,
Hagrid?’
‘Non posso, Tom, sono in servizio per Hogwarts’
disse il
gigante dando una grossa pacca con la manona
sulla spalla di
Harry, al quale si piegarono le ginocchia.
‘Buon Dio!’ esclamò il barman scrutando Harry.
‘Questo è... non sarà mica...?’
Nel locale cadde d'un tratto ilsilenzio; tuttisi
immobilizzarono.
‘Mi venisse un colpo...’ sussurrò con un filo di
voce il
vecchio barman. ‘Ma è Harry Potter! Quale
onore!’》

The story of Harry Potter -The boy who lived-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora