●Lettere da nessuno (3)

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Il racconto continuò, mentre gli studenti continuavano a mangiare.

《L'interno era orribile; c'era un forte odore di
alghe, attraverso
le fessure delle pareti di legno fischiava il vento
e il caminetto
era umido e vuoto. C'erano solo due stanze.
Le provviste di zio Vernon si rivelarono essere
un pacchetto di
patatine a testa e quattro banane. Cercò di fare
un fuoco, ma i pacchetti di patatine vuotisi limitarono a fare un
gran fumo e ad
accartocciarsi.
‘Adesso tornerebbe proprio utile qualcuna di
quelle lettere, eh?’
fece tutto allegro.
Era di ottimo umore. Era chiaro che pensava
che nessuno aveva la
minima probabilità di raggiungerli per
consegnare la posta, con la
burrasca che c'era. In cuor suo, Harry fu
d'accordo, anche se quel
pensiero non lo rendeva affatto allegro.》

Lily, silenziosamente cambiò posto avvicinandosi al figlio, che stava con la testa tra le nuvole e non si accorse di quel cambiamento. Solo quando la madre gli accarezzò il viso, la guardò e bastò un suo sorriso per eliminare tutte le insicurezze del corvino. Di slancio, seguendo il cuore, l'abbracciò. La sala era muta, spettatore di quel momento così personale e delicato.

《Il mio povero bambino, quanti avei voluto renderti la vita migliore...potrai mai perdonarmi?》

Il corvino annuì e stesse stretto al petto della madre, Sirius giovane dopo una leggera commozione, riprese a leggere.

《Al calar della notte, la tempesta annunciata
esplose attorno a loro. La schiuma delle onde altissime schizzava
sulle pareti della
catapecchia e un vento feroce faceva sbattere
le luride finestre. Zia
Petunia trovò alcune coperte tutte ammuffite
nella seconda stanza e arrangiò un letto per
Dudley sul divano tutto roso dalle tarme. Lei e
zio Vernon sisistemarono sul materasso
bitorzoluto della stanza
accanto e Harry dovette trovarsi il punto più
morbido del pavimento e rannicchiarsisotto una
coperta sottile e sbrindellata.》

Lily strinse di più a sé il figlio, ormai l'odio per la sorella era aumentato a dismisura. Come poteva trattare così un bambino che non aveva colpe.

《La notte avanzava e la tempesta infuriava
sempre più feroce. Harry
non riusciva a dormire. Scosso da brividi, si
rigirava alla ricerca
di una posizione comoda, con lo stomaco che gli
gorgogliava per la fame. Il russare di Dudley era soffocato dal
cupo rumore del tuono
che iniziò attorno a mezzanotte. Il quadrante
luminoso dell'orologio
di Dudley, che pendeva oltre il bordo del divano
alsuo polso
grassoccio, informò Harry che avrebbe
compiuto undici anni di lì a
dieci minuti. Restò sdraiato a guardare ilsuo
compleanno avvicinarsi a ogni ticchettio, a
chiedersise i Dursley se ne sarebbero
ricordati, a domandarsi dove fosse adesso
l'autore delle lettere.
Ancora cinque minuti. Harry udì qualcosa che
scricchiolava
all'interno della capanna.》

James stringeva i pugni dall'inizio della lettura. Lui doveva stare con il figlio, e giurò a sé stesso che non appena avrebbe messo le mani su Peter l'avrebbe disintegrato.

《Sperò che il tetto non
crollasse. Ancora
quattro minuti. Forse, al loro ritorno, la casa di
Privet Drive
sarebbe stata talmente piena di lettere che in
qualche modo sarebbe
riuscito a rubarne una.
Ancora tre minuti. Era il mare a produrre quei
fortischiocchi
sullo scoglio? E (ancora due minuti) che cosa
era mai quello strano
scricchiolio? Era forse lo scoglio che si
sgretolava nel mare?
Ancora un minuto e avrebbe compiuto undici
anni. Trenta secondi...
venti... dieci... nove... forse avrebbe svegliato
Dudley soltanto per dargli fastidio... tre... due.. uno.
BUM!
Tutta la catapecchia fu scossa da un brivido e
Harry saltò su a
sedere discatto fissando la porta. Fuori c'era
qualcuno, che bussava chiedendo di entrare.》

The story of Harry Potter -The boy who lived-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora