♤La fuga della signora grassa (3)

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《«Un che cosa?» chiese Harry.
Seguì Lupin nel suo studio. Nell'angolo c'era un grande acquario pieno.
Una creatura di un verde malsano con piccole corna sulla fronte schiaccia-
va il muso contro il vetro, facendo delle smorfie e piegando le lunghe dita
magre.
«Un demone acquatico» disse Lupin, studiando l'Avvincino soprappen-
siero. «Non dovremmo avere problemi con lui, non dopo i Kappa. Il trucco
è allentare la sua presa. Vedi che dita lunghe ha? Forti, ma molto fragili».
L'Avvincino scoprì i denti verdi e poi sprofondò in un groviglio di alghe
in un angolo.
«Una tazza di tè?» chiese Lupin, cercando il bollitore con lo sguardo.
«Stavo giusto per farlo».
«Va bene» accettò Harry timidamente.
Lupin batté il bollitore con la bacchetta e uno sbuffo di vapore si alzò i-
stantaneamente dall'ugello.
«Siediti» disse Lupin, togliendo il coperchio da un barattolo polveroso.
«Ho solo del tè in bustine, temo, ma sospetto che tu ne abbia abbastanza di
foglie di tè, no?»
Harry lo guardò. Lo sguardo di Lupin ebbe un guizzo divertito.
«Come fa a saperlo?» chiese Harry. «Me l'ha detto la professoressa McGranitt» rispose Lupin, porgendogli
un tazzone sbeccato. «Non sei preoccupato, vero?»
«No» disse Harry.
Pensò per un attimo di raccontare a Lupin del cane che aveva visto in
Magnolia Crescent, ma decise che era meglio di no. Non voleva che Lupin
lo credesse un vigliacco, soprattutto perché il professore sembrava già
convinto che non potesse affrontare un Molliccio.
Parte dei suoi pensieri dovette leggerglisi in faccia, perché Lupin disse:
«C'è qualcosa che ti preoccupa, Harry?»
«No» mentì lui. Bevve un sorso di tè, osservando l'Avvincino che bran-
diva un pugno minaccioso contro di lui. «Sì» disse all'improvviso, posando
la tazza sulla scrivania di Lupin. «Si ricorda il giorno che abbiamo sfidato
il Molliccio?»
«Sì» disse Lupin lentamente.
«Perché non mi ha permesso di affrontarlo?» chiese Harry bruscamente.
Lupin sollevò le sopracciglia.
«Credevo che fosse ovvio, Harry» rispose sorpreso.
Harry, che si aspettava che Lupin negasse, rimase interdetto.
«Perché?» chiese di nuovo.
«Be'» disse Lupin un po' accigliato, «ho pensato che se il Molliccio ti
avesse visto, avrebbe assunto la forma di Voldemort».》

Harry sorrise all'uomo, che considerava come uno zio acquisito. Remus gli sorrise a sua volta.

《Harry lo fissò stupito. Non solo era l'ultima risposta che si sarebbe aspet-
tata, ma Lupin aveva pronunciato il nome di Voldemort. L'unica altra per-
sona che osasse farlo ad alta voce (a parte Harry) era il professor Silente.
«Ovviamente mi sbagliavo» riprese Lupin, sempre molto serio. «Ma ho
pensato che non era una buona idea che Voldemort si materializzasse in
sala professori. Immagino che avrebbe seminato il panico».
«Non stavo pensando a Voldemort» disse Harry con onestà. «Io... io
pensavo a uno di quei Dissennatori».
«Capisco» disse Lupin assorto. «Bene bene... sono colpito». Fece un
piccolo sorriso quando vide la sorpresa sul viso di Harry. «Ciò rivela che
quello di cui hai più paura è... la paura. Molto saggio, Harry» Harry non sapeva che cosa replicare, così bevve un altro sorso di tè.
«Allora hai creduto che non ti ritenessi in grado di combattere il Mollic-
cio?» chiese Lupin con perspicacia.
«Be'... sì» disse Harry. All'improvviso si sentiva molto meglio. «Profes-
sor Lupin, lei sa che i Dissenatori...»
Fu interrotto da qualcuno che bussava alla porta. «Avanti» disse Lupin.
La porta si aprì ed entrò Piton. Aveva in mano un calice da cui saliva un
fumo leggero, e si fermò alla vista di Harry, con gli occhi neri che si strin-
gevano in due fessure.
«Ah, Severus» lo salutò Lupin sorridendo. «Grazie mille. Puoi metterlo
sulla scrivania?»
Piton posò il calice fumante e fece scorrere lo sguardo da Harry a Lupin.
«Stavo mostrando a Harry il mio Avvincino» spiegò Lupin in tono ami-
chevole, indicando l'acquario.
«Affascinante» disse Piton senza guardare. «Dovresti berla subito, Lu-
pin».
«Sì, sì» disse Lupin.
«Ne ho fatto un paiolo» riprese Piton. «Se ne vuoi ancora».
«Probabilmente ne prenderò dell'altra domani. Grazie mille, Severus».
«Di niente» disse Piton, ma nei suoi occhi balenò un'espressione che non
piacque a Harry. Uscì dalla stanza senza sorridere, guardingo.
Harry osservò il calice, incuriosito. Lupin sorrise.
«Il professor Piton è stato così gentile da prepararmi una pozione» disse.
«Io non sono mai stato un granché a distillare pozioni, e questa è partico-
larmente complicata». Prese il calice e lo annusò. «Peccato che lo zucchero
ne annulli i poteri» aggiunse, bevendone un sorso con un brivido di disgu-
sto.
«Perché...?» Harry esordì. Lupin lo guardò e rispose alla domanda la-
sciata a metà.
«Mi sento un po' giù di tono» disse. «Questa pozione è l'unico rimedio.
Sono molto fortunato a lavorare con un collega come Piton; non sono mol-
ti i maghi in grado di prepararla》

The story of Harry Potter -The boy who lived-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora