■Aragog (3)

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《E dal bel mezzo della caliginosa ragnatela a cupola, molto lentamente,
emerse un ragno dalle dimensioni di un piccolo elefante. La schiena e le
zampe erano grigie, e sulla testa orribile, fornita di chele, spiccavano gli
occhi color bianco latte. Era cieco.
«Cosa c'è?» chiese schioccando repentinamente le chele.
«Esseri umani» rispose il ragno che aveva catturato Harry.
«È Hagrid?» chiese Aragog avvicinandosi, con i suoi occhi lattiginosi
che vagavano senza posarsi su niente.
«Estranei» disse il ragno che aveva trasportato Ron.
«Uccideteli» schioccò Aragog stizzito. «Io stavo dormendo...»
«Siamo amici di Hagrid» gridò Harry. Era come se il cuore gli fosse
schizzato via dal petto e gli battesse furiosamente in gola.
Clic, clic, clic, risuonavano tutt'intorno le chele dei ragni.
Aragog si fermò.
«Hagrid non ha mai mandato esseri umani nella nostra tana» disse len-
tamente.
«Hagrid è nei guai» disse Harry col respiro affannato. «Ecco perché
siamo venuti noi».
«Nei guai?» chiese il vecchio ragno, e a Harry parve che ora lo schiocco
delle sue chele esprimesse preoccupazione. «Ma perché ha mandato voi?»
Harry avrebbe voluto alzarsi in piedi, ma decise che era meglio di no;
era convinto che le gambe non lo avrebbero retto. Parlò da terra, senza
muoversi, con il tono più calmo che gli riuscì di tirare fuori.
«A scuola pensano che Hagrid abbia organizzato un... un... qualcosa
contro gli studenti. Lo hanno portato ad Azkaban...»
Aragog schioccò le chele furiosamente e intorno gli fece eco il consesso
dei ragni; era come un applauso, solo che, in genere, gli applausi non face-
vano sentir male Harry dalla paura.》

Adesso anche altri ragazzi e ragazze non risero più, erano innoriditi.

《«Ma questo è successo tanti anni fa» disse Aragog stizzito. «Anni e anni
fa. Me lo ricordo bene. È stata quella la ragione per cui lo hanno costretto a
lasciare la scuola. Credevano che fossi io il mostro che vive in quella che
loro chiamano la Camera dei Segreti. Pensavano che Hagrid avesse aperto
la Camera e mi avesse liberato».
«Ma allora tu... tu non venivi dalla Camera dei Segreti?» chiese Harry,
mentre la fronte gli si imperlava di sudore freddo.
«Io?» esclamò Aragog con uno schiocco irato. «Ma io non sono nato nel
castello. Io vengo da una terra lontana. Un viaggiatore mi ha dato a Hagrid
quando ero un uovo. Hagrid era soltanto un ragazzo, ma si è preso cura di
me, mi ha nascosto in una credenza, al castello, e mi dava da mangiare gli
avanzi della tavola. Hagrid è mio buon amico, è un brav'uomo. Quando mi
scoprirono e fui incolpato della morte di una ragazza lui mi protesse. Da
allora vivo qui nella foresta, dove lui viene ancora a trovarmi. Mi ha anche
trovato una moglie, Mosag, e vedi da te quanto è diventata numerosa la
nostra famiglia! Tutto per merito di Hagrid...»
Harry raccolse tutto il coraggio che gli era rimasto.
«Allora tu non hai mai... non hai mai aggredito nessuno?»》

Silente sorrise al guardia caccia. Era fatto così, e non era affatto cattivo. Avrebbe parlato lui con Minerva.

《«Mai» rispose il vecchio ragno con voce roca. «Non che non ne avessi
l'istinto, ma per rispetto verso Hagrid non ho mai torto un capello a un es-
sere umano. Il corpo della ragazza che era stata uccisa fu trovato in un ga-
binetto. Io non ho mai visto niente del castello, tranne la credenza dove
sono cresciuto. La nostra specie ama il buio e il silenzio...»
«Ma allora... Tu conosci la cosa che ha ucciso la ragazza?» chiese Harry.
«Perché, di qualsiasi cosa si tratti, è tornata e le aggressioni sono ricomin-
ciate...»
Queste ultime parole furono sommerse da uno scroscio di schiocchi e
dallo scalpiccio rabbioso di molte lunghe zampe; grosse ombre nere si
mossero intorno al ragazzo.
«La cosa che vive al castello» disse Aragog, «è un'antica creatura che
noi ragni temiamo più di ogni altra al mondo. Ricordo che quando ebbi la
percezione che la bestia scorrazzava per il castello pregai Hagrid di la-
sciarmi andare».
«Di che si tratta?» chiese Harry ansioso.
Ancora schiocchi e ancora scalpiccii. Sembrava che i ragni si stessero
avvicinando.
«Noi non ne parliamo!» disse Aragog in tono perentorio. «Non pronun-
ciamo nemmeno il nome di quella terrificante creatura! Non l'ho detto mai
neanche a Hagrid, eppure lui me l'ha chiesto molte volte»》

The story of Harry Potter -The boy who lived-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora