■Il peggior compleanno (2)

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《Non che l'anno trascorso a Hogwarts fosse stato tutto rose e fiori. Alla
fine dell'ultimo trimestre Harry si era trovato faccia a faccia nientemeno
che con Voldemort in persona. Voldemort poteva anche essere un relitto di
ciò che era stato, ma era ancora terrificante, scaltro, determinato a ricon-
quistare il potere. Ancora una volta Harry era riuscito a sfuggire alle sue
grinfie, ma per un pelo, e anche adesso, a distanza di molte settimane, il
ragazzo continuava a svegliarsi di notte coperto di sudore freddo chie-
dendosi dove fosse Voldemort in quel momento, senza riuscire a dimenti-
care quel volto livido, quegli occhi folli e sbarrati...
D'un tratto Harry si drizzò a sedere sulla panchina del giardino. Aveva
continuato a fissare distrattamente la siepe... e quella ricambiava il suo
sguardo. Tra le foglie erano apparsi due enormi occhi verdi.
Harry balzò in piedi e in quello stesso momento una voce beffarda lo
raggiunse dall'altra parte del prato.
«Io lo so che giorno è oggi» cantilenò Dudley caracollando verso di lui.
I grandi occhi ammiccarono e scomparvero.
«Cosa?» disse Harry senza distogliere lo sguardo dal punto in cui li ave-
va visti.
«Io lo so che giorno è oggi» ripeté Dudley che ormai lo aveva raggiunto.
«Ma bravo» disse Harry. «Hai imparato i giorni della settimana?»
«Oggi è il tuo compleanno» sibilò Dudley. «Come mai non hai ricevuto
nessuna cartolina? Non ti sei fatto neanche un amico in quel posto di svitati?»
«Meglio che tu non ti faccia sentire da tua madre a parlare della mia
scuola» disse Harry in tono glaciale.
Dudley si tirò su i pantaloni che gli calavano sotto il sederone.
«Perché fissi la siepe?» chiese sospettoso.》

Harry rise di poco. Aveva dubitato dei suoi amici, ma avrebbe sgofayo chiunque a non pensare lo stesso.

《«Sto cercando l'incantesimo migliore per appiccarle il fuoco» disse
Harry.
Dudley indietreggiò all'istante, incespicando, con il panico stampato in
faccia.
«T-tu non puoi... Papà t-ti ha d-detto che non d-devi fare magie... ha d-
detto che t-ti b-butta fuori di casa... e tu non hai un posto dove andare...
non hai amici che ti accolgano...»
«Nomen omen!» disse Harry con voce stentorea. «Hocus pocus... Arty
Morty...»
«MAMMA!» urlò Dudley incespicando nei propri piedi mentre si preci-
pitava verso casa. «MAMMA! Harry sta facendo quella cosa lì!»
Harry pagò caro quell'attimo di divertimento. Visto che né Dudley né la
siepe avevano riportato alcun danno, zia Petunia capì che in realtà lui non
aveva fatto nessuna magia; tuttavia Harry dovette chinarsi per schivare il
colpo di una padella insaponata sulla testa. Poi zia Petunia lo mise al lavo-
ro, con l'avvertimento che non avrebbe mangiato fin quando non avesse finito》

《James dobbiamo andare a fare due chiacchiere con mia sorella.》disse la rossa e James annuì, voleva parlare anche lui sul comportamento che avevano avuto con loro figlio.

《Mentre Dudley ciondolava in giro mangiando gelati, Harry pulì i vetri,
lavò l'auto, falciò il prato e rassettò le aiuole, potò e annaffiò le rose e ridi-
pinse la panchina del giardino. Il sole sfolgorante gli bruciava la nuca.
Harry sapeva che non avrebbe dovuto cadere nel tranello di Dudley, ma lui
aveva detto esattamente quel che Harry rimuginava dentro di sé... forse era
vero che non aveva neanche un amico a Hogwarts...
'Come vorrei che vedessero il famoso Harry Potter adesso!' pensava fu-
ribondo mentre spargeva concime sulle aiuole, tutto sudato e con la schie-
na dolorante.
Erano le sette e mezzo di sera quando finalmente, esausto, udì zia Petu-
nia che lo chiamava.
«Vieni qui! E bada a mettere i piedi sul giornale!»
Harry fu felice di raggiungere la penombra della cucina tirata a lucido.
In cima al frigorifero troneggiava il dolce preparato per la cena: un'immen-
sa montagna di panna montata guarnita di violette di zucchero. Un arrosto
di maiale stava sfrigolando in forno.
«Mangia, svelto! I Mason saranno qui tra poco!» lo incalzò zia Petunia
indicando due fette di pane e un pezzo di formaggio sul tavolo di cucina.
Lei indossava già un abito da cocktail rosa salmone.
Harry si lavò le mani e trangugiò il suo misero pasto. Appena ebbe in-
goiato l'ultimo boccone zia Petunia fece sparire il suo piatto. «E ora fila di
sopra!»
Passando davanti alla porta del salotto Harry intravide zio Vernon e Du-
dley in cravatta a farfalla e smoking. Era appena arrivato al pianerottolo
quando il campanello suonò e la faccia furibonda di zio Vernon apparve in
fondo alle scale.
«Ricorda, ragazzo, un solo rumore e...»
Harry raggiunse la sua camera da letto in punta di piedi, vi scivolò den-
tro, chiuse la porta e si voltò per buttarsi sul letto.
Peccato che il suo letto fosse già occupato.》

《Chi c'era?》chiese Fred. 《Poi lo vedrai. Ora ce lezione》e si alzò andando con i suoi amici a lezione di Difesa. In aula ci trovò oltre al docente, anche il padre e Sirius versione vecchia.

《Oggi ragazzi, impareremo insieme come affrontare un mollicio》iniziò la lezione e a metà Remus fece mettere tutti in fila indiana. 《Ora a turno affronterete la vista paura, ricordate di dire bene Riddikulus e pensare a qualcosa di ironico.》mise poi su della musica e iniziò Neville, il quale fece trasformare il molliccio nel professor Piton con indosso i vestiti della nonna.

Tutti risero e poi toccò a Ron che fece trasformare il ragno enorme in un ragno enorme con i pattini che scivolava sul pavimento. Toccò poi ad una ragazza, e arrivò il turno di Harry.

Harry si mise davanti il clown gigante e questo si trasformò in un dissenatore, che per un periodo avevano sorvegliato il castello ed era stato attaccato da uno di loro sul treno. Ma la paura lo bloccò e fu il padre ad intervenire e mandò via il molliccio.

《Stai bene Harry?》chiese il padre e il corvino annuì debole. La lezione finì e Harry rimase nell'aula. 《Prendi》Remus gli passò della cioccolata. 《Harry, come ti senti?》chiese Sirius avvicinadosi. 《Bene...Ma perché ho visto loro? Pensavo che uscisse Voldemort》disse curioso. 《Vedi Harry tu hai paura della morte stessa, un pensiero molto profondo.》disse Remus sedendosi accanto. 《Come si sconfigge un dissenatore?》chiese 《Con l'incanto patronus. Magia avanzata.》rispose il padre.

《Voglio imparare.》disse e vide i tre uomini guardarsi, e poi il padre annuì. 《Si può fare. Ora vai a lezione》ed Harry uscì dall'aula andando nell'aula di trasfigurazione.
Per tutta la mattinata pensò al molliccio e si chiese se la sua vita potesse andare di male in peggio.

The story of Harry Potter -The boy who lived-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora