•Beauxbatons e Drumstrang(1)

217 17 1
                                    

I due tornarono al castello e Lily andò ad abbracciare Sirius. Poi quando riprese posto, la lettura riprese.

《Il giorno dopo Harry si svegliò presto con in testa un piano
dettagliato, come se nel sonno il suo cervello ci avesse lavorato
sopra tutta la notte. Si alzò, si vestì nella pallida luce dell'alba,
uscì dal dormitorio senza svegliare Ron e scese nella sala comune
deserta. Qui prese un foglio di pergamena dal tavolo sul quale si
trovava ancora il suo compito di Divinazione, e scrisse la lettera
che segue:
Caro Sirius,
Credo di aver solo immaginato che mi facesse male la cicatrice. Ero
mezzo addormentato l'ultima volta che ti ho scritto. Non serve che tu
ritorni, qui va tutto bene. Non stare in pensiero per me, la mia
testa è perfettamente a posto.
Harry
Poi uscì dal buco del ritratto, salì nel castello silenzioso
(ostacolato solo per un attimo da Pix, che cercò di rovesciargli
addosso un grosso vaso a metà del corridoio del quarto piano), e
infine giunse alla Guferia, che si trovava in cima alla Torre Ovest.
La Guferia era una stanza di pietra circolare, piuttosto fredda e
piena di spifferi, perché nessuna delle finestre era chiusa da vetri.
Il pavimento era completamente coperto di paglia, cacche di gufo e
scheletri rigurgitati di topi e ratti. Centinaia e centinaia di gufi
di tutte le razze immaginabili erano appollaiati lassù su trespoli
che s'innalzavano fino alla cima della torre, quasi tutti
addormentati, anche se qua e là un tondo occhio d'ambra scrutò torvo
Harry. Lui individuò Edvige rannicchiata tra un barbagianni e un
allocco, e le si avvicinò rapido, scivolando un po' sul pavimento
ricoperto di escrementi.
Gli ci volle un po' per convincerla a svegliarsi e poi a dargli
retta, mentre lei continuava a ritrarsi sul suo trespolo,
mostrandogli la coda. Evidentemente era ancora offesa per la sua
mancanza di gratitudine la sera prima. Alla fine Harry buttò lì che
probabilmente era troppo stanca, e che forse avrebbe chiesto a Ron di
prestargli Leo. E fu questo a indurla a tendere la zampa e a
consentirgli di legarvi la lettera.
‘Trovalo e basta, d'accordo?’ disse Harry, accarezzandole il dorso
mentre la portava sul braccio verso una delle aperture nel muro.
‘Prima dei Dissennatori’.
Lei gli becchettò il dito, forse un po' più forte di come avrebbe
fatto normalmente, ma comunque cantò dolcemente, in tono
rassicurante. Poi spalancò le ali e decollò verso il sole che
sorgeva. Harry la guardò sparire avvertendo nello stomaco la
familiare sensazione di disagio. Era stato così sicuro, prima, che la
risposta di Sirius avrebbe alleviato le sue preoccupazioni invece di
aggravarle.》

《Come se una lettera potrebbe far cambiare idea al cocciuto Sirius》scherzò Remus e Sirius rise.

《‘Quella è una bugia, Harry’ disse Hermione bruscamente mentre
facevano colazione, quando lui raccontò che cosa aveva fatto. ‘Non ti
sei immaginato che ti faceva male la cicatrice, e lo sai’. ‘E allora?’ replicò Harry. ‘Non tornerà ad Azkaban a causa mia’.
‘Lascia perdere’ ribatté seccamente Ron quando lei aprì la bocca
per discutere ancora, e per una volta Hermione gli diede retta e
tacque.
Nelle due settimane che seguirono, Harry fece del suo meglio per
non stare in pensiero per Sirius. A dire il vero, non poteva fare a
meno di guardarsi attorno ansiosamente tutte le mattine quando
arrivavano i gufi postini, e la sera prima di addormentarsi non
riusciva a scacciare le orribili visioni di Sirius circondato dai
Dissennatori in qualche buia strada di Londra, ma durante il giorno
cercava di non pensare al suo padrino. Desiderò di avere ancora il
Quidditch a distrarlo; nulla funzionava meglio di un bell'allenamento
intenso su una mente turbata. D'altra parte, le lezioni diventavano
più difficili e impegnative di quanto non fossero mai state, in
particolare Difesa contro le Arti Oscure.
Con loro sorpresa, il professor Moody aveva annunciato che avrebbe
scagliato la Maledizione Imperius su ciascuno di loro a turno, per
dimostrare il suo potere e per vedere se riuscivano a resistere ai
suoi effetti.
‘Ma... ma aveva detto che è illegale, professore’ disse Hermione
dubbiosa mentre Moody spazzava via i banchi con un ampio gesto della
bacchetta, creando un vasto spazio vuoto al centro dell'aula. ‘Ha
detto che... usarlo contro un altro essere umano è...’
‘Silente vuole che voi impariate che cosa si prova’ disse Moody,
mentre l'occhio magico roteava su Hermione e la fissava con uno
sguardo immobile e inquietante. ‘Se preferisci imparare nell'altro
modo, quello più duro, quando qualcuno te la scaglia addosso per
assumere il totale controllo di te, mi sta bene. Sei esonerata.
Vattene’.
Puntò un dito contorto verso la porta. Hermione diventò molto rossa
e mormorò qualcosa sul fatto che non voleva dire che desiderava
andarsene. Harry e Ron si scambiarono un ghigno: sapevano che
Hermione avrebbe mangiato pus di Bubotubero piuttosto che perdersi
una lezione così importante.
Moody chiamò gli studenti uno alla volta e scagliò contro ciascuno
la Maledizione Imperius. Harry rimase a guardare i suoi compagni
mentre, uno dopo l'altro, venivano obbligati a fare le cose più
straordinarie: Dean Thomas fece per tre volte il giro della stanza a
balzi, cantando l'inno nazionale; Lavanda Brown imitò uno scoiattolo;
Neville si esibì in una serie di esercizi ginnici piuttosto
stupefacenti che certo non sarebbe stato in grado di eseguire in
condizioni normali. Nessuno di loro parve in grado di opporsi, e
ciascuno di loro si riprese solo quando Moody ebbe sciolto
l'incantesimo.
‘Potter’ ringhiò Moody, ‘tocca a te’》

The story of Harry Potter -The boy who lived-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora