■L'erede di Serpeverde (2)

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《«Be', certo, dopo l'espulsione di Hagrid non mi ha mai perso d'occhio, e
la cosa era molto seccante» disse Riddle con indifferenza. «Sapevo che
riaprire la Camera mentre ero ancora a scuola non era prudente. Ma non
avevo certo intenzione di buttare al vento tutti gli anni che avevo passato a
cercarla. Decisi allora di lasciare un diario che conservasse tra le sue pagi-
ne la memoria di quel che io ero a sedici anni; in questo modo, con un po'
di fortuna, sarei riuscito a istruire qualcuno abbastanza per seguire le mie
orme e a portare a compimento la nobile opera di Salazar Serpeverde».
«Be', non è il caso che tu canti vittoria» disse Harry con aria di trionfo.
«Questa volta non è morto nessuno, neanche il gatto. Fra qualche ora sarà
pronta la pozione di mandragola e tutti quelli che sono stati pietrificati tor-
neranno normali».
«Forse non ti ho ancora detto» riprese Riddle abbassando la voce, «che
non mi interessa più ammazzare i mezzosangue. Da molti mesi a questa
parte, il mio nuovo bersaglio sei tu».
Harry lo fissò, ammutolito.
«Immagina la mia rabbia quando ho scoperto che chi aveva riaperto il
diario per scrivermi non eri tu, ma Ginny. Lei te l'ha visto in mano ed è
stata presa dal panico. Cosa sarebbe successo se tu avessi scoperto come
funzionava e se io ti avessi spiattellato tutti i suoi segreti? O se - peggio
ancora - io ti avessi detto chi era stato a strangolare i galli? Cosi, quella stupida mocciosa ha aspettato che nel tuo dormitorio non ci fosse nessuno
e ha trafugato il diario. Ma io sapevo cosa fare. Ormai mi era chiaro che tu
eri sulle tracce dell'Erede di Serpeverde. Da tutto quel che Ginny mi aveva
detto di te, sapevo che avresti risolto il mistero a ogni costo, specie poi se a
essere aggredita fosse stata una delle tue migliori amiche. E Ginny mi ave-
va detto che a scuola aveva suscitato un grande scalpore il fatto che tu par-
lassi il Serpentese...
«Perciò, ho convinto Ginny a scrivere un addio sul muro, a venire quag-
giù e ad aspettare. Lei ha pianto, si è dimenata, ed è diventata davvero
noiosa. Ma in lei non è rimasta più tanta vita: ha messo troppo di sé nel
diario, dentro di me. Abbastanza, comunque, da permettermi di abbando-
nare finalmente quelle pagine. Da quando siamo quaggiù non ho fatto che
aspettare il tuo arrivo. Sapevo che saresti venuto. Ho molte domande da
farti, Harry Potter».
«Per esempio?» sbottò Harry con i pugni ancora serrati.
«Be'» disse Riddle sorridendo amabilmente, «come è potuto accadere
che un neonato senza alcun particolare talento magico sia riuscito a scon-
figgere il più grande mago di tutti i tempi? Come hai fatto a cavartela solo
con una cicatrice, mentre i poteri di Lord Voldemort sono andati distrutti?»
Nei suoi occhi famelici brillava ora un sinistro bagliore rossastro.
«Perché ti importa tanto di sapere come ho fatto a cavarmela?» chiese
Harry lentamente. «Voldemort è vissuto dopo di te».
«Voldemort» disse Riddle piano, «è il mio passato, il mio presente e il
mio futuro. Harry Potter...»》

Molti sbiancarono. Harry sospirò e per evitare gli sguardi, nascose il viso nel petto del padre. James lo strinse di più a sé protettivo.

《Tirò fuori dalla tasca la bacchetta magica di Harry e cominciò a rotearla
in aria, tracciando tre parole scintillanti:
TOM ORVOLOSON RIDDLE
Poi la agitò di nuovo, e le lettere del suo nome si disposero in un ordine
diverso:
SON IO LORD VOLDEMORT
«Vedi?» bisbigliò. «Era un nome che già usavo a Hogwarts, ma natu-
ralmente soltanto con gli amici più intimi. Credi forse che intendessi usare
per sempre lo sporco nome da Babbano di mio padre? Io, che per parte di
madre ho nelle vene il sangue di Salazar Serpeverde? Io, chiamarmi con il nome di uno stupido Babbano qualunque, che mi aveva abbandonato ancor
prima che nascessi solo perché aveva scoperto che sua moglie era una
strega? No, Harry. Mi sono creato un nuovo nome, un nome che, quando
fossi diventato il più grande stregone di tutti i tempi, al solo pronunciarlo
avrebbe fatto tremare tutti i maghi della terra!»
A Harry parve che il cervello gli si fosse inceppato. Fissava con sguardo
ottuso Riddle, l'orfano cresciuto per uccidere i suoi genitori, e tanti altri
ancora... Finalmente si costrinse a parlare.
«Non è vero» disse, e la sua voce pacata tradiva l'odio.
«Non è vero cosa?» chiese Riddle.
«Non sei il più grande mago di tutti i tempi» disse Harry con il respiro
affannoso. «Spiacente di deluderti, ma il più grande mago al mondo è Al-
bus Silente. Tutti lo dicono. Anche quando eri forte, non hai mai osato
prendere il potere a Hogwarts. Silente ti capì al volo, quando eri a scuola, e
ancor oggi ti fa paura, ovunque tu continui a nasconderti»》

The story of Harry Potter -The boy who lived-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora