🏹𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 18🏹

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Cico posò i piedi sul terreno, non più composto solo da quel calore infernale dell'inferno, ma fatto di sassi e ciottoli freschi. Il rosso si sentì strano in quel momento, si sentiva più debole e vulnerabile. Questa cosa non gli garbava per niente. Percepiva più bisogni di prima, come per esempio quello di mangiare. Si girò, notando che le sue maestose ali erano nascoste purtroppo, ma visto che lui non amava molto rispettare le regole, appena entrerà in casa, subito le estrarrà fuori: nessuno avrebbe potuto di certo vederlo. I suoi occhi rosso fuoco si stanziarono dinanzi a lui, osservando la casa che gli era stata assegnata. Era una vera e propria villa, dipinta sui colori del nero e del rosso, i suoi preferiti. Era a due piani e sembrava molto moderna. L'unico difetto che Cico trovò era la casa affianco alla sua, totalmente bianca con qualche decorazione dorata. Sembrava per davvero una casa di un Angelo. Decise di entrare in casa sua, volendo esplorarla in tutta la sua magnificenza.

Appena entrò vide un lungo corridoio totalmente nero che incuteva un gran timore, e a quel solo pensiero Cico ghignò, leccandosi le labbra. Amava queste emozioni oscure, le bramava davvero molto, anche se in quel momento era un essere umano. Finendo il corridoio si svoltava a sinistra, rivelando un gran salone con meravigliosi arredi -la Regina mi conosce proprio bene, purtroppo non ho potuto fare lo stesso con lei- sospirò dicendo l'ultima frase, maledicendosi di non essere riuscito a concludere con lei. Poi vide la cucina, il bagno, insomma tutte le stanze più importanti per vivere una vita normale. Appena vide le scale si rifiutò di salirle, non perché fosse pigro, anzi lui si teneva molto in forma, ma aveva bisogno di una scusa per riutilizzare le ali che gli piacevano tanto. Chiuse tutte le tende e coprì le finestre, così che nessuno poté osservarlo, e finalmente librò in aria le proprie ali. Era una sensazione nuova, di solito le aveva sempre lì a portata di mano, invece da ora in poi avrebbe dovuto farle uscire fuori dal suo corpo. Facendo ciò, volò al piano di sopra, stando attento a tutte le finestre, chiudendole immediatamente -ce ne sono un po' troppe di queste- disse, riferendosi a quelle cose fatte in vetro. Coperto tutto, si cimentò nella sua stanza, trovandola davvero uno splendore. L'unica cosa che lo colpì più di tutte era la sua amata chitarra, posta in una teca di vetro appoggiata sul muro. Gli occhi di Cico brillavano di luce propria: la sua amata chitarra era lì con lui, al sicuro -amore mio!- urlò ad ella, volando verso di lei, aprendo delicatamente quella teca e prendendola come se fosse il proprio tesoro -non sarei venuto qui se non ci fossi stata te- sussurrò all'oggetto, accarezzandola come se fosse un'animale domestico. Era una scena davvero esagerata. Chiuse immediatamente le proprie ali, non volendo che una piuma si potesse infilare all'interno della chitarra e romperla. Si posò in seguito sul proprio letto, sentendo che era davvero molto comodo. Prese il plettro e, con uno stato d'animo più calmo possibile, posò il plettro sulle corde, facendole fare un suono che Cico amava. Chiuse gli occhi, respirando quanta più aria possibile, continuando a muovere il plettro su e giù e scambiare le dita sulle corde per favorire l'uscita di un suono migliore. Sorrise, non pensando più a niente e a nessuno, tutti i pensieri negativi se ne erano andati, lasciando spazio ad un'aura calma e pacata. Cico non aveva permesso mai a nessuno di vederlo in quel modo, il suo vero io nessuno lo aveva scoperto. Forse, sotto sotto, Cico sperava che un giorno avrebbe potuto mostrare questo suo lato a qualcuno. Forse anche lui aveva bisogno di una persona che lo facesse sentire bene proprio come lo strumento, un qualcuno con cui condividere non solo momenti pieni di passione, ma anche gioie, dolori, battute, sorrisi, pianti. Capendo di star pensando a cose così sdolcinate si fermò subito. Cosa gli era preso? Si era forse rammollito? Era colpa del fatto che ora era un'essere umano? Non lo sapeva, fatto sta che, invece di arrabbiarsi come suo solito, sorrise, con una piccola risata che uscì dalle sue labbra. Ad interrompere quel momento fu un rumore di un telefono, che Cico non sentiva ormai da troppo tempo. Adagiò la sua chitarra e il plettro comodamente sul letto, e poi si diresse verso la fonte di quel rumore.

Arrivò in salone, notando che sul tavolo vi era proprio un telefono, che Cico non aveva notato precedentemente. Vide il nome di Alex, accettando subito la chiamata -Alex?- rispose Cico, domandando cosa era già successo all'azzurrino -penso di essere in Paradiso- rispose egli, stupendo alquanto Cico. Che cosa si stava bevendo il suo amico? -cosa intendi? Hai mangiato un qualcosa di così buono?- disse Cico, pensando che l'unico motivo che aveva Alex di dire una cosa del genere, era perchè aveva mangiato un cibo estremamente buono -un ragazzo mi ha offerto un cornetto...perché ha capito che avevo tanta tanta fame! I-io non pensavo che delle persone condividessero il cibo con me!- disse Alex emozionato, stava quasi per piangere. Cico sospirò -hai visto se era un'Angelo?- chiese il rosso, pensando di più alle cose serie. Un silenzio tombale si estese per vari secondi, per poi sentire silenziosamente la risposta di Alex -no- disse, non stupendo Cico -stai più attento la prossima volta. E chiamami per questioni più importanti- rispose secco Cico, riattaccando l'azzurrino. Parlando di cibo, ad egli era venuta davvero una gran fame. Era da tanto che non mangiava qualcosa, era curioso di ricordare com'erano i gusti dei cibi. Si diresse di nuovo in camera sua, poiché voleva cambiarsi e vestirsi con abiti più consoni. Vide vicino al suo letto uno scatolone, perciò andò da esso e lo aprì, trovando proprio i vestiti che cercava -bingo- sussurrò. Ne scelse alcuni, non curandosene molto degli abbinamenti, uscendo in fretta di casa. La fame lo stava distruggendo, forse poteva capire come si sentiva Alex quando aveva una gran fame. Andò nel primo supermercato che trovò, prendendo qualche cosa a sentimento, visto che non si ricordava nemmeno gli abbinamenti tra i vari cibi che si potevano fare. Avrebbe dovuto imparare di nuovo tutto. Non ci mise molto, perciò ritornò molto velocemente nella sua nuova casa. Purtroppo non poteva mica filare tutto liscio. Mancava davvero poco a ritornare nella sua abitazione; non stava prestando molta attenzione a chi lo circondava, visto che non era più abituato a fare ciò. Sentì, all'improvviso, il suo braccio bagnarsi, si girò e vide che un ragazzo aveva sbattuto contro di lui e lo aveva bagnato. Cico era arrabbiato, cavolo gli avevano bagnato il braccio! -ehi non vedi che cazzo hai fatto?- disse, prendendo il braccio del ragazzo che causò il danno.

💜Spazio Shizuko❤
Ecco chi era quella voce così gentile! Sorpresi vero? No? Ci ho provato. Le maniere di delicatezza di Cico mi stupiscono sempre di più. Noi ci vediamo sabato con il prossimo capitolo.
💜Ciao Shippatrici e Shippatori❤

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