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America, inizio del Novecento

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America, inizio del Novecento.

Nello stato della Luisiana, in un piccolo villaggio vicino ad un grande lago, la neve era particolarmente fitta. Grossi fiocchi bianchi cadevano giù dal cielo perlato, andandosi a depositare nel terreno. C'era un silenzio quasi surreale, era come stare in una grande sfera di cristallo, avvolti dalla magia dell'inverno.

Si sentivano a stento i rumori della natura nei boschi circostanti, sembrava che con quella nevicata tutto fosse sospeso. Il viale che portava alla casa di Pony era sovrastato da una lastra di ghiaccio ben definita, cui se non si prestava attenzione si rischiava di scivolare e capitombolare a terra.

Quel viale portava ad una piccola chiesetta di legno, sembrava quasi una casa degli gnomi se la si guardava da lontano. Ma all'interno due amorevoli donne si prendevano cura di poveri bambini sfortunati, abbandonati al proprio destino, abbandonati dai loro genitori e rimasti orfani.

Proprio in quel momento, la più giovane delle due donne, Suor Maria, sentì distintamente un pianto così disperato che interruppe tutta la quiete che si era creata quel freddo giorno d'inverno.

Senza indugiare corse fuori dall'abitazione, non curandosi di indossare qualcosa per non prendere freddo, e non appena aprì la porta, davanti a lei, trovò me.

Una bambina di pochi mesi, con già troppi capelli per essere così piccola. Boccoli dorati avvolgevano il mio viso pieno di lentiggini, e la cosa che stupì di più Suor Maria, da quello che mi disse, erano i miei grandi occhioni verde smeraldo, che si aprirono di scatto non appena la donna mi ebbe presa in braccio.

Smisi subito di piangere, così la giovane Suor Maria si decise a guardare se c'era con me qualcosa nella cesta piena di cuscini, ma individuò solo una piccola bambola di pezza.

Cucito sul davanti una parola: "Candice" che senza troppa intenzionalità di lì in avanti sarebbe diventato il mio nome.

Solo poche ore dopo, venne depositata davanti la porta dell'edificio un'altra cesta, in cui trovarono un'altra bambina di pochi mesi. Senza farlo apposta, io e lei fummo cresciute come sorelle. Tutti i bambini orfani che alloggiavano con noi in quella piccola e confortevole chiesa, probabilmente erano convinti che fosse davvero così.

E io ero felicissima che lo pensassero, anche se io ed Annie, così venne chiamata, non potevamo che essere più diverse.

Io, con appunto folti capelli ricci, lentiggini ovunque e persino sulle braccia, due occhi grandi verdi e impertinenti e sempre in movimento. Una bambina allegra come poche, mai una lacrima avevo versato in quei dieci anni, ero troppo impegnata a sorridere alla vita, a qualsiasi persona mi parlasse, ad ogni animale in cui mi imbattevo nel bosco e con sempre la voglia di giocare.

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