79. Finché c'è vita c'è speranza

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Osservo Candy allontanarsi nel buio, sotto la neve, fino a quando non svolta l'angolo e sparisce dalla mia vista. Probabilmente per sempre.

Non si è mai guardata indietro, nemmeno per un secondo.

«Terence, non è troppo tardi...» mi dice Susanna. «Puoi ancora raggiungerla.»

Mi volto ad osservarla.

«Io capirò.» sussurra flebilmente. «Non voglio che tu soffra per il mio egoismo...»

«Susanna... io ormai ho scelto te.» replico impassibile.

Ritorno nuovamente a guardare fuori la finestra, osservando le strade bianche ormai deserte.

Ho fatto la mia scelta, ho scelto di stare con Susanna. Mi si forma un groppo in gola. La mia signorina tutte lentiggini, la mia Tarzan... il tempo trascorso con lei in collegio è indimenticabile. Il suo grande entusiasmo e il suo bellissimo sorriso resteranno sempre impressi nella mia mente e nel mio cuore.

Forse sarebbe stato meglio se non ci fossimo mai incontrati. Stringo la tenda della finestra in un pugno. Oh, ma non essere sciocco, Terence! Ma che dici?! Sono felice di averla conosciuta, mi ha cambiato la vita. Mi ha sempre saputo accettare per quello che sono.

***

Un brivido mi percorre la schiena, fa così freddo... devo tornare in hotel in fretta e prendere le mie cose.

Metto le mani in tasca e sento qualcosa all'interno, lo tiro fuori. Ma certo... è il creatore di felicità che ha creato Stear.

"Quando sei triste, aprilo e la sua melodia ti renderà subito allegra!" mi disse.

La melodia mi tirerà su di morale... ho promesso a Terence di essere felice e manterrò la promessa. Apro il carillon, e provo un senso di beatitudine.
Io sarò felice. Una lacrima sfugge al mio controllo, non la asciugo. Non ne ho le forze.

Sono in treno, sto cercando un vagone in cui sedermi. Non riesco a smettere di pensare a lui. La testa mi gira, i pensieri sono troppi.

Socchiudo gli occhi. Terence... noi due ci ritroveremo, vero? Finché c'è vita c'è speranza... è così che mi avevano detto una volta. Piango. Non posso farne a meno. Come farò senza di lui? Non potrò più vederlo... per il resto della mia vita!

Cado in ginocchio, non riuscendo più a reggermi in piedi. E poi, il buio.


Sento un suono... cos'è?

È il carillon di Stear. Improvvisamente lui compare davanti a me. Da dove è spuntato?

«È un creatore di felicità per te, Candy...» mi ripete, sorridendo a trentadue denti.

Lo osservo meglio, e solo ora mi accorgo che i suoi capelli castani stanno diventando più chiari. Ora sono biondi. Gli occhiali scompaiono, e un paio di occhi azzurri più chiari dei suoi mi guardano sorridenti. Mi porge una rosa bianca.

«Ma... tu non sei Stear!» sussurro.

«Anthony...»

Cambia di nuovo, la rosa diventa rossa, i capelli si allungano e diventano di nuovo scuri.

«No... non sei Anthony... quella rosa è di Terence!» quel giorno a Chicago ne era circondato...

Comincia ad allontanarsi, mi sta abbandonando di nuovo...

«Candy!» sento urlare in lontananza.

Apro gli occhi di scatto.

Metto a fuoco tutto quello che mi circonda, sono in un letto e un paio di occhi azzurri mi stanno fissando con molta preoccupazione.

White roses & freckles Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora