Vengo svegliata di colpo dal cinguettio degli uccellini. Dalle tende chiuse filtra un debole raggio di sole mattutino. Mi stiracchio, realizzando di essermi addormentata sulla scrivania.
Apro la finestra per far passare un po' di aria, sono rimasta sveglia quasi tutta la notte per studiare, però mi sento bene. Ieri alla fine con i ragazzi abbiamo parlato di tante cose fino a tardi, ma poi mi sono ricordata che dovevo studiare ancora delle materie e per fortuna sono tornata in camera senza essere vista.
Esco sul balcone, ripetendo le cose studiate, ma con un balzo sorpreso mi nascondo subito dietro la portafinestra.
Osservo Terence percorrere la stradina che porta dal cortile al bosco. Tiene le mani nelle tasche e ha l'aria distratta. La sua immagine di spalle sembra triste, ed è identica a quella che ho visto sul ponte della nave.
Esattamente come la volta precedente, rimango sconcertata e riprovo la sensazione di aver visto qualcosa che non dovevo vedere. Chissà, forse anche lui è rimasto sveglio tutta la notte, incapace di prendere sonno.
Continuo a guardarlo procedere a testa bassa e tutto di lui esprime stanchezza e malinconia.
All'improvviso, mi tornano in mente le sue parole: "Pensi che abbia deciso lei di nascere orfana?" Era la prima volta che qualcuno prendeva le mie parti in quel modo.
Scuoto energicamente la testa, stringendo la maniglia della portafinestra. Che stupida che sono! Non voleva di certo difendermi, non fa altro che prendermi in giro.
Nel ricordarmi l'accaduto inizio ad innervosirmi, ma non riesco a distogliere lo sguardo da lui. Sta ormai sparendo nel fitto bosco bianco, ancora immerso in quello che resta della foschia mattutina. La sua immagine di spalle ha qualcosa di così triste da stringermi il cuore.
Suona la campanella che annuncia il pranzo, ma purtroppo devo saltarlo. Porto con me il testo di poesia lirica, cioè quello che avrei dovuto studiare per oggi, e sgattaiolo via dalla classe, dirigendomi verso la mia seconda collina di pony.
In questa collina, oltre al grande e maestoso albero, adoro in particolare uno dei cespugli. Con le sue foglie secche che sembrano modellate a regola d'arte, è un ottimo rifugio in cui stare seduti senza essere visti.
Ma arrivata nei pressi, rimango sconvolta.
«Oh, no! Un incendio!» esclamo senza riuscire a trattenermi, facendo cadere a terra il mio libro di testo. Dal cespuglio si alza una grossa nuvola di fumo. «Serve dell'acqua, presto!»Ma mentre sto per correre via, alle mie spalle risuona una voce nota.
«Che succede, Tarzan tutte lentiggini? Che hai da agitarti tanto?»Quasi inciampo prima di voltarmi. Mentre si spolvera la divisa dalle foglie e stringendo tra le dita affusolate una sigaretta, compare Terence.
Quasi mi cadono le braccia, questo ragazzo sembra essere diventato una persecuzione.
Poi però aggrotto la fronte.
«Ma che fai? Fumi in un posto del genere?»Mi avvicino a lui e gli strappo agilmente di bocca la sigaretta, e la schiaccio con la suola per spegnerla.
«Oh, no... era l'ultima...» si lagna Terence, ridendo divertito.
«E se scoppiasse un incendio? È contro le regole!» lo redarguisco, incrociando le braccia al petto con stizza.
«Senti chi parla, Tarzan tutte lentiggini.» mi sbeffeggia lui, con un ghigno sfacciato.
«Tarzan tutte lentiggini?» chiedo confusa, anche poco prima mi ha chiamata così.
Con un sorriso beffardo, Terence muove in modo circolare un dito.
«Nel buio della notte ho visto una fune bianca e una scimmietta che saltava di albero in albero!»Resto a bocca aperta e mi irrigidisco di colpo. Questo significa che Terence mi ha vista utilizzare la fune per entrare di nascosto nel dormitorio maschile...
«"Signorina Tarzan tutte lentiggini" mi sembra un po' troppo lungo. Quindi che ne dici solo di "Tarzan tutte lentiggini"?»
«E cosa sarebbe?»
«Il tuo nome.»
Assumo un'aria minacciosa e lo guardo dritto in faccia. Non posso sottostare a queste angherie solo perché mi ha scoperta.
«Credo di avertelo già detto, ma io mi chiamo Candy White Andrew. Non accetto altri nomi, chiaro? Candy White Andrew, hai capito?!» sbotto.
«Certo, Tarzan tutte lentiggini.»
«Ah, basta!»
Terence osserva divertito più che mai la mia espressione contrariata, poi socchiude gli occhi, come per captare un suono in lontananza.
«Non è la campanella delle lezioni pomeridiane? Le salti anche tu?»
«Cosa... come hai detto?» balbetto, spostando lo sguardo dal testo che reggo in mano a Terence. «E adesso come faccio...? Ero venuta qui a ripetere le poesie da imparare a memoria... se andrà male sarà colpa tua!»
Inizio a correre, ma poi cambio direzione e torno sui miei passi.
«E apri bene le orecchie: io mi chiamo Candy, chiaro? Candy White Andrew! E poi, questa è la mia seconda collina di pony, e questo è il mio cespuglio! Non ti azzardare mai più a venire qui come ti pare e piace per fumare! E raccogli quel mozzicone, prima che le suore se ne accorgano!»***
La ragazza parla tutto d'un fiato, poi corre giù per la collina, veloce come un proiettile.
«Che faccia tosta.» mormoro, chinandomi comunque a raccogliere la sigaretta.
La sua seconda collina di pony? Il suo cespuglio? Ma almeno lo sa da quanto tempo sto in questa scuola?
Scrollo le spalle, e mi sdraio di nuovo sul prato a osservare il cielo.
E così si chiama Candy... sul mio viso, inaspettatamente, compare un sorriso sincero.
Terence mi fa ridere troppo AHAH.
E nientee, voi avete le lentiggini? Io no, però mi piacerebbe, chissà, magari se le avessi pure a me qualche bel ragazzo mi chiamerebbe Signorina tutte lentiggini.😂🌚
-giuro solennemente di non avere buone intenzioni.
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White roses & freckles
RomanceAmerica, inizio del Novecento. Mentre trascorre la sua infanzia presso un orfanotrofio, Candy White viene adottata da una ricca famiglia. Ma il suo ruolo tra le pareti domestiche è quello di compagna di giochi per i pestiferi figli dei padroni di c...