12. Dalle stelle alle stalle

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Mentre sono persa nei miei pensieri, ancora con la spilla del mio principe della collina, sento all'improvviso la porta della mia stanza aprirsi con violenza.

Mi volto sorpresa, e davanti la mia porta mi ritrovo davanti la signora Legan. Ha un'espressione nervosa e porta ancora la mantellina da cerimonia.

«Portate immediatamente la roba di questa ragazza alla stalla di Neal ed Iriza!» ordina ai domestici che l'hanno seguita, timorosi.

«Le mie cose... nella stalla?» guardo sbigottita la signora Legan. Fino ad un attimo prima mi sembrava di vivere in un sogno, ma ora quella sensazione sta sparendo.

«E ringrazia che non ti butto fuori di casa! Oggi hai gettato la vergogna sulla casa dei Legan, sei una ragazza orribile. Non ammetto che una come te abiti nella stessa casa dove vivono i miei figli! D'ora in poi sarai al nostro servizio e vivrai nella stalla.» esclama tutto d'un fiato e con tono isterico.

«Adesso dovrai occuparti dei cavalli.» conclude Iriza, alle spalle di sua madre. Ha le braccia conserte, e sul viso esibisce un sorriso soddisfatto.

Sento uno strano rumore, e infastidita metto la testa sotto le coperte. Ma il verso non si interrompe, così mi alzo all'improvviso, e mi ritrovo davanti una coppia di cavalli. Trattengo un grido.

Quasi dimenticavo, ieri sera mi sono dovuta trasferire nella stalla. Come si dice, dalle stelle alle stalle. Uno dei cavalli, Caesar, nutre scuotendo fieramente il collo. Sorrido, guardando gli occhi dolci del cavallo. Lui, che ha un lucido manto nero, appartiene a Neal. Mentre quella bianca, Cleopatra, è di Iriza. Da quanto mi hanno detto, si tratta di due purosangue. So anche che tuttavia i due fratelli avevano manifestato un certo interesse per l'equitazione solo nella fase iniziale, e ora sembrano non nutrire il minimo affetto per i loro cavalli.

Questi ultimi se ne stanno lì davanti a me, muovendo la testa e mostrando i grandi denti.
«Avete fame, vero? Scusatemi, vi preparo subito la colazione.» sbadiglio, poi mi inizio a vestire.

Una volta cambiata con uno dei miei soliti vestiti, munita anche di grembiule, mi do un'occhiata intorno. È una stalla davvero buia, piena di paglia e fieno umidi. Si sente l'odore tipico delle stalle, ma sinceramente non mi dispiace affatto.

Alla casa di Pony mi prendevo sempre cura delle galline e nella zona c'erano anche i ranch, perciò sono già un po' esperta di cavalli. Do da mangiare ai miei nuovi amici, e dopo averli salutati con un colpetto leggero sul naso, mi inizio a dedicare a ripulire un po' la mia stanza.

«Vedrete, renderò questa stalla una reggia lucente.» i cavalli aprono la bocca in una sorta di sorriso. Ridacchio, contenta di avere finalmente qualcuno con cui parlare.

Una volta finito le pulizie, porto fuori il secchio ormai colmo. Appena esco noto il giardiniere Whitman, che inizia sempre il suo lavoro di mattina presto. Canticchio, rivolgendo un cenno di saluto al cappello di paglia dell'uomo, seminascosto tra i rigogliosi e variopinti fiori. Potrei dargli il contenuto che ho nel secchio, mi ricordo che Miss Pony lo usava come concime. Forse anche lui sarà felice di averne un po'.

«Signor Whitman! Le ho portato un po' di...» non riesco a finire la frase, perché mi irrigidisco, e il mio viso avvampa.

«Buongiorno Candy!» esclama Anthony, sbucando dai rigogliosi fiori che sta annaffiando il giardiniere.

«Oh Anthony... buongiorno...» balbetto un saluto, terribilmente imbarazzata.

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