America, inizio del Novecento.
Mentre trascorre la sua infanzia presso un orfanotrofio, Candy White viene adottata da una ricca famiglia. Ma il suo ruolo tra le pareti domestiche è quello di compagna di giochi per i pestiferi figli dei padroni di c...
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Un frenetico suono di colpi alla porta mi risveglia improvvisamente dal mio sonno tranquillo.
«Candy!» sento urlare da fuori. «È successa una cosa terribile a tuo fratello!»
A mio fratello...? Ma certo, Albert! Sta parlando di lui.
Mi alzo di scatto dal letto e vado ad aprire la porta di ingresso.
«Candy, pessime notizie! Oh cielo...» esclama agitata la donna delle pulizie di questo palazzo.
«Signora, cos'è successo?» chiedo impaurita e già pensando al peggio.
«Tuo fratello è stato investito da un'automobile!» spalanco gli occhi. «L'hanno portato alla "happy clinic" poco lontano da qui...»
Sgrano gli occhi, e passa qualche secondo prima che io riesca a rispondere. «E mi dica... come sta?» mi appoggio allo stipite della porta, per non svenire dall'agitazione.
«Non lo so, dovesti andate a vedere tu stessa!»
Non c'è bisogno che dica altro, dopo avermi dato le indicazioni per arrivare in quel posto mi precipito giù dalle scale. Popi mi insegue.
Non ci posso credere, Albert ha avuto un incidente... dopo la rottura con Terence e la partenza di Stear, adesso rischio di perdere anche lui.
Un cartello malandato mi fa capire che la catapecchia che sembra stia per cadere a pezzi, è proprio la "happy clinic" di cui mi ha parlato la signora.
Apro di scatto la porta di legno scricchiolante. «Albert! Sei qui?!» urlo entrando all'interno.
Un uomo abbastanza anziano si volta nella mia direzione, aggrottando le folte sopracciglia bianche. «Siete parenti?» mi chiede, e io annuisco agitata. «È in quel letto.»
Mi indica il letto posto poco più lontano dal tavolo in cui è seduto lui. «Albert...» sussurro, avvicinandomi a lui.
È pallido e ha una benda avvolta attorno alla testa, quasi coperta dai capelli biondi. Popi balza nel letto e si accoccola vicino a lui. Non sembra in buone condizioni...
«Albert, svegliati!» esclamo, accarezzandogli una guancia. «Ti prego, apri gli occhi e dimmi cosa ti è successo!»
«Non urlare così...» dice l'uomo dal suo tavolo, sorseggiando tranquillo una tazza di tè.
«Come sta? Perché non riprende conoscenza?» chiedo preoccupata.
«Adesso calmati!» ribatte. «Non sembra avere ferite gravi...»
«Come sarebbe "non sembra", lo sai con certezza? Sei un medico?» chiedo tutto d'un fiato.
«Per ora non posso dirti niente di certo.» mi risponde pacato.