66. Ah, quindi sei ancora viva

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I giorni passano e le notizie nei giornali sono sempre più raccapriccianti. Mi chiedo come stia Patty, vorrei che fosse qui con noi, al sicuro. Stear sarà preoccupatissimo per lei.

Mi dirigo verso l'ufficio della direttrice, molto probabilmente ci vorrà dire quella notizia a cui ha accennato la scorsa volta.

Appena entro comincia a dire alcuni nomi delle infermiere presenti, tra cui il mio.

«Le infermiere che ho appena nominato verranno mandate all'ospedale Saint Joan di Chicago.» spalanco gli occhi, stupita. «Il Saint Joan è gemellato con questo istituto, è un importante ospedale specializzato in chirurgia.»

Chicago, proprio lì ci sono Stear, Archie e Annie...

«Spero che imparerete qualcosa in proposito.» continua a dire la direttrice. «Vi sarà utile per il futuro.»

«È per via della guerra!» sussurra un'infermiera di fianco a me. «Vogliono farci diventare infermiere dell'esercito...» a queste parole, dei brividi mi percorrono il corpo. Brividi di paura, penso. Questa situazione è così surreale.

«Avete indovinato, potremmo essere richieste sul campo in qualunque momento.» conferma la direttrice.

«Ma l'America non è coinvolta in questa guerra...» esclama una ragazza dietro di me.

«Fate silenzio!» sbotta la direttrice, facendoci sobbalzare. «Non esistono confini quando si parla di malati e feriti! Le infermiere non possono discriminare i pazienti, né per razza, né per nazionalità! Noi ci occupiamo dell'intera razza umana!»

La direttrice ha ragione, apparteniamo tutti alla razza umana. Farò il mio dovere, andrò a Chicago ad imparare il più possibile sulla chirurgia.


Canticchio mentre preparo la valigia, quando vedo Franny voltarsi verso di me per fulminarmi con lo sguardo.

Smetto subito, spero di non averla infastidita... è che solo l'idea di andare a Chicago mi entusiasma. Mi hanno detto che anche Annie si trova lì, finalmente potremmo rivederci, invece di scambiarci solo delle lettere.

La porta si spalanca, mi volto e vedo la direttrice.
«Siete pronte?» ci chiede.

«Sì!» esclama Franny.

«È il momento della partenza, tutti alla stazione!» ci ricorda la direttrice, poi si rivolge a me. «Signorina senza speranza, ti ricordo che questo non è un viaggio di piacere.»

«Certo, direttrice!» esclamo subito. «Vedrà che sarò bravissima.» sorrido entusiasta.

«Non mi aspetto molto...» borbotta.

Ridacchio, perché l'ho sentita spesso parlare con il dottor Frank dicendogli che sono migliorata tantissimo e che i pazienti mi adorano.

Il viaggio è stato abbastanza tranquillo, e appena entro nell'ospedale Saint Joan, mi rendo conto che è molto più grande del Saint Joseph. E ci sono molti più pazienti.

Appena entro nella mia nuova stanza, sbuffo. Ovviamente anche Franny è stata scelta per venire qui, quindi per sfortuna mi tocca di nuovo dividere la stanza con lei.

«Ehm, Franny, io avrei un impegno e dovrei uscire...» dico titubante.

I ragazzi hanno detto che sarebbero venuti qui a prendermi, non vedo l'ora di vederli.

«Fai pure, per oggi siamo libere.» ribatte, senza staccare gli occhi dal libro che sta leggendo.

Sorrido e mi dirigo fuori, però ancora non c'è nessuno.

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