70. Una brava infermiera

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«Allora? Di che si tratta?» Franny mi guarda con il suo solito modo freddo e distaccato, la guardo senza dire niente, non so come dirglielo. «Se hai delle lamentele, non intendo ascoltarle!»

«Nessuna lamentela, ma credo che dovrei essere io ad andare in Francia al posto tuo.» butto fuori tutto d'un fiato. Franny non risponde, si limita a guardarmi scocciata e sbalordita per quello che le ho detto.
«Tu hai una famiglia a casa che ti aspetta, non è vero?»

«Sì, ho tre fratelli e due sorelle.» mi fa sapere, come se niente fosse.

La guardo scioccata e con gli occhi sgranati per alcuni secondi.
«Così tanti?!» esclamo con enfasi. «A maggior ragione!»

Mi fulmina con un'occhiata.
«Cosa?!» esclama a sua volta.

«A maggior ragione non dovresti andare al fronte!» rispondo con decisione, ma lei fa un passo in avanti e mi guarda duramente.

«Candy, io ho già preso la mia decisione, e non voglio parlarne!» urla, non l'ho mai vista scomporsi così tanto. Mi si forma un nodo in gola. «Si può sapere perché ci tieni tanto ad andare in Francia al posto mio?!»

Abbasso lo sguardo per terra, osservando l'erba sotto i miei piedi. Siamo uscite nel giardino per parlare, in modo da non disturbare qualcuno a quest'ora di notte. Non riesco a trattenere delle lacrime che decidono di solcarmi le guance.

«Io non ho una famiglia, eppure il solo pensiero di separarmi dai miei amici mi strazia il cuore...» dico con un filo di voce. «Per te dev'essere ancora più dura, con tutti i tuoi fratelli e i tuoi genitori.»

Franny, con mia grande sorpresa, scoppia in una risata amara. Il suo sguardo è spento.
«Non sai nemmeno di cosa stai parlando...» sibila, e mi fa quasi paura. La durezza nella sua voce mi fa venire i brividi. «Mi fai ridere, credi che alla mia famiglia interessi la mia partenza? Mio padre è un alcolista e un violento, mia madre non è da meno. I miei fratelli e le mie sorelle non fanno che approfittarsi di me!» esclama a voce alta, allargando le braccia esasperata. Si avvicina a me, in questo momento sembra pazza. «Alla mia famiglia non importerebbe nulla nemmeno se morissi al fronte! Non ho bisogno dei tuoi inutili sentimentalismi. Non ti permettere mai più di fare simili insinuazioni su di me! Ti ho già detto che non sopporto le persone come te.»

Indietreggio, finendo contro un albero. Ha così tanta collera dentro di sé, e io non so che dire, mi limito a balbettare.
«Ma... se dovesse accaderti qualcosa di brutto...» mormoro.

Si volta, guardandomi con la coda dell'occhio.
«E allora? Io non ho paura di morire!» si rigira verso di me, guardandomi dritta negli occhi. «Mi sono proposta perché credo di essere pronta, non è stata una decisione improvvisa!»

Ci guardiamo per qualche secondo, io non riesco a dire più niente. Così lei si volta e corre via.

Mi incammino all'interno dell'ospedale, con una sensazione di tristezza abissale. Forse Franny aveva ragione, non avrei dovuto parlare della sua famiglia. È stato indelicato da parte mia. Pensavo che fosse una persona fredda e poco gentile, invece ha tante qualità che a me mancano.

Mi fermo ad osservare il cielo stellato, e mi rendo conto che io e Franny siamo così diverse... sia nel nostro modo di pensare e per il nostro vissuto. Io sono un'orfana, eppure nessuno mi ha mai picchiata...

È la mattina successiva e Franny sta per partire, le nostre college la stanno salutando con le lacrime agli occhi e gli hanno fatto un sacco di regali.

Quando è il mio turno di salutarla mi faccio avanti titubante, e ci stringiamo la mano.

«Addio, Candy.» mi saluta cortesemente lei, nonostante quello che è successo ieri sera.

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