36. La voce e il sorriso

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A lume di candela, cerco di scrivere qualche parola da inviare a Miss Pony e Suor Maria, quando ad un certo punto sento degli strani rumori provenire fuori dalla mia stanza.

«Chi è?» mormoro spaventata, alzandomi di scatto dalla sedia.

La mia porta si apre e vedo Terence entrare e cadere a terra.
«Mio dio, perché sei venuto nella mia stanza? Che cosa ti è successo?»

Lui punta i suoi occhi nei miei mentre cerca di sedersi a terra.
«Non sono entrato qui di proposito, chi mi accompagnava ha sbagliato.» si passa una mano sul labbro.

«Terence, ma quello è sangue! Sei ferito.»
esclamo preoccupata.

Prendo una caraffa con dell'acqua e un panno.
«Dimmi come ti è successo.» mi inginocchio di fronte a lui.

«Una persona mi ha offeso, e io ho reagito.» risponde in un sussurro.

«E così ti ha ridotto in queste condizioni?» chiedo inorridita, ha un livido violaceo nell'occhio sinistro e un taglio profondo nel labbro.

«Purtroppo non era solo, c'erano alcuni amici che si erano uniti a lui.» sussulta mentre gli passo il panno sul labbro.
«Se non fosse stato per un passante sarei messo molto peggio.» sospira e sento una folata di alcol fuoriuscire dalla sua bocca.

Storco il naso.
«Terence, hai bevuto molto non è vero?» chiedo schifata.

Lui si gira a guardarmi con un sorriso.
«Perché, si sente?» detto ciò mi alita in faccia.

Disgustoso.
«Smettila Terence!» lo allontano da me.
«Ti diverti solo a dar fastidio al prossimo!»

«Zitta!» in effetti ho urlato un po' troppo.

Noto che sulla gamba ha un taglio ancora più profondo. Perde parecchio sangue.
«Ma ti hanno ferito con un coltello.» sussurro con sgomento.

Annuisce.
«Bisogna fermare il sangue.»

Se lui non avesse bevuto non avrebbe rischiato la vita. È veramente un irresponsabile. Comincio a legargli un panno attorno alla gamba.
«Con questo il sangue non uscirà più.» affermo.

Fa un verso di dolore.
«Ehi, non stringere troppo Tarzan!»

Glielo inizio a stringere ancora di più.
«Devi stare zitto altrimenti riprenderà a sanguinare.»

«Ahi! Mi fai male! Questa sarebbe la tua vendetta perché ti ho chiamata Tarzan?!» piagnucola.

«Sbagli, il mio nome è Tarzan tutte lentiggini. Lo hai forse dimenticato?»

«Certo! Tarzan tutte lentiggini, adesso mi viene in mente.» dice ridacchiando.

Arrossisco.
«Andrò via non appena mi sentirò un po' meglio. Avresti dei grossi guai se mi trovassero qui.» sussurra sofferente, deve fargli molto male.

«Terence, non parlare. Ti fa male, sei anche tutto sudato. Avrai la febbre.» socchiude gli occhi.

Sta soffrendo molto, devo aiutarlo. Devo trovare qualcosa per disinfettare la ferita. L'infermeria è chiusa a quest'ora, e non posso certo chiedere aiuto a una delle suore.

Così mi inizio a vestire e prendo dei cuscini.
«Terence, con questi starai molto meglio. Io esco a cercare una farmacia.»

Lui alza la testa per guardarmi.
«Non dire sciocchezze, non puoi uscire, lo sai.»

Lo ignoro e metto i cuscini dietro la sua testa.
«È pericoloso trascurare una ferita del genere. E poi sei fortunato, perché io non sono il tipo di persona che sviene vedendo del sangue.»

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