26. Royal Saint Paul

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Appena metto piede fuori dalla nave, davanti ai miei occhi si parano Stear e Archie. Non vedevo l'ora di rivederli, anche se per tutto il viaggio ho avuto paura che il pensiero di Anthony, la sua morte, sarebbe tornato a perseguitarmi.

Ma appena me li ritrovo davanti, i loro sorrisi calorosi mi fanno subito sentire a casa. Corrono verso di me e con uno slancio mi abbracciano gioiosamente, ululando di contentezza.

Dopo varie esclamazioni di felicità, e dopo aver ascoltato Archie vantarsi della nuova giacca di tweed che ha addosso, con una macchina ci stiamo dirigendo nel cuore di Londra.

Per quasi tutto il tempo, i ragazzi hanno continuato a presentarmi una "vita scolastica fatta di supplizi quotidiani", rigide giornate scandite da regole assurde.

«Le insegnanti più che "donne pie" sono delle "arpie".» sospira Stear, affranto.

Scoppio a ridere.
«Non vorrete farmi credere che questa scuola sia davvero così malvagia?»

«Credici, mio fratello per una volta sta dicendo le cose come stanno senza romanticizzare il tutto.» esclama Archie con la massima serietà, e tutti e tre scoppiamo a ridere.

Non sono cambiati per niente, sono proprio come quando li ho incontrati la prima volta a Lakewood. Solo che adesso... Anthony non è più con loro. All'improvviso sento una stretta al cuore.

*

La Royal Saint Paul si trova alle porte di Londra. Dopo aver sentito storie terribili su questa scuola mi sento un po' in tensione, ma la paura lascia il posto all'ammirazione non appena mi ritrovo davanti l'edificio.

Sollevo lo sguardo per guardare le alte cancellate dell'immenso edificio. Sono decorate con le più disparate incisioni artistiche e solo quelle bastano a farla sembrare un museo. Al di là delle sbarre si scorge un grande giardino ben curato e un ampio lago, circondato su due lati da siepi modellate in forma sferica, fino a condurre all'edificio scolastico in pietra color marrone.

Rimango estasiata alla vista di questo prestigioso istituto, impreziosito anche da solenni statue di pietra.

«Cavolo, sembra un castello medievale!» esclamo, voltandomi verso di loro. «È meraviglioso! Mi avete raccontato un sacco di sciocchezze... volevate spaventarmi, vero?»

Li osservo con aria vagamente minacciosa. Ma qualsiasi cosa dico o faccio, sono talmente felice di essermi ricongiunta a loro da non riuscire a trattenere il sorriso.

«Lo capirai una volta dentro se stiamo esagerando o no, vero Stear?»

Archie si tiene intenzionalmente lontano dall'ingresso principale, e Stear, di fianco a lui, finge di tremare in modo esagerato, lasciandomi senza parole.

«Bene, direi di entrare.» dice con aria inespressiva George, ignorando il comportamento dei ragazzi e chiamando il responsabile del cancello.

Il grande ingresso di ferro si apre cigolando.
«Candy, restiamo fuori ancora un po'. Il nostro permesso dura ancora una ventina di minuti.» propone Archie con un cipiglio.

«George, ti scongiuro! Ci siamo appena ritrovati dopo tanto tempo, non separarci in modo così crudele.» lo prega Stear congiungendo le mani, gli occhi azzurri spalancati come per fargli pena. Ridacchio divertita.

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