14. Ancora una bambina

166 6 0
                                    

Guardo il cielo con aria assente, in cima ad un albero del giardino interno, mentre davanti ai miei occhi iniziano a scorrere i giorni della mia infanzia: le ghirlande di fiori fatte sulla collina di Pony, le pesche che facevo al torrente, le corse infinite su e giù per la collina, le grandi scatole che utilizzavamo in inverno al posto degli slittini per scivolare giù dall'altura innevata, le mie arrampicate su tutti gli alberi che vedevo, i lanci con la fune... e al mio fianco c'era sempre Annie.

È diventata bellissima, una signorina di alta classe. I capelli scuri si sono allungati notevolmente, e sono perfettamente lisci. Quel vestito le dona moltissimo, e le fa brillare gli occhioni azzurri chiari incastonati in quel viso da bambola di porcellana. Il fisico è minuto e sviluppato, e già con il petto pieno, in confronto a me che sembro ancora una bambina.

Sento le lacrime che iniziano ad affiorare, così mi affretto a sbattere le ciglia.

Dall'ultima lettera ricevuta, avevo naturalmente evitato di scriverle ancora, ma non mi sono mai dimenticata di Annie. Ho sempre continuato a farmi mille paranoie: sarà felice? Non le staranno facendo i dispetti come faceva Tom? Non sarà impaurita? Sapevo e so bene che è stata adottata da una famiglia ricca e amorevole, ma non posso certo fare a meno di preoccuparmi. Però oggi l'ho vista, e sembra davvero felice, come sono contenta per lei... ma non avrei mai immaginato di incontrarla qui, in questo modo.

Mentre penso a tutto questo, noto Iriza e Neal che si avvicinano con aria furtiva.

«Dico, l'hai vista? Quella Annie è proprio una fifona! È bastato rivolgerle la parola per metterle paura.» esclama allegramente Iriza.

Dall'alto dell'albero, cerco di ascoltare senza farmi scoprire.

«Credo che con lei in giro potremo divertirci un bel po'. È fantastico!» commenta Neal con il suo solito tono subdolo.

«Cosa potremmo inventarci per farla piangere?» chiede Iriza con tono pensieroso ed eccitato.

«Scommetto che una fifona come quella non sopporta i vermi.» si illumina Neal, come se avesse trovato la scoperta del secolo.

«I vermi, che bella idea! Tanto quella lì se ne andrà una volta finita la festa, vero? Che ne dici di metterne un po' nella sua borsetta, prima che se ne vada?» aggiunge la sorella con aria perversa e malevola.

«Grande trovata, Iriza! Abbiamo giusto qui un albero che ne è pieno, useremo quelli.»

«E ovviamente la colpevole sarà la solita stalliera.» replica Iriza, con un ghigno in volto.

I fratelli si battono il cinque e si avvicinano all'albero su cui mi trovo io. Non ci penso neanche un secondo a scendere giù dall'albero, ricordandomi quanto Annie odia i vermi. Le bastava vederli per scoppiare a piangere, e io non avrei mai permesso che stesse male.

«Non vi permetterò di fare una cosa del genere ad Annie!» urlo, parandomi davanti a loro.

Mi guardano scioccati, e noto che Neal ha già catturato alcuni vermi, tenendoli in un fazzoletto.

«Candy, che ci fai qui?» esclama il ragazzo, colto sul fatto.

«Non vi permetterò di fare una cattiveria simile ad An... alla signorina Brighton!» mi scaglio contro Neal.

White roses & freckles Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora