8. Un ragazzo su una canoa

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«Candy, conosci il ragazzo dipinto nel quadro per caso? Continui a fissarlo.» Dorothy ridacchia, mentre mi guarda ad osservare incantata il quadro che raffigura il mio principe.

«Più o meno...» rispondo, vaga.

«Sai, l'ho visto un paio di volte qui. E sarà alla festa a casa Andrew.» spalanco gli occhi stupita.

Tra qualche giorno ci sarà una festa a "casa Andrew", che è una famiglia ancora più importante dei Legan, da quello che ho saputo. Lo so perché dovrò accompagnare Iriza a comprarsi un vestito nuovo. Ormai ho capito che per loro sono solo una cameriera.

«È un Andrew?» le chiedo, sinceramente curiosa e anche un po' emozionata, posando di nuovo al suo posto il quadro.

Dorothy annuisce e io sono sempre più sconvolta. Allora la grande villa in cui ero finita l'altra volta era proprio la casa di questi Andrew.

«Senti Candy, io ora devo tornare in cucina ad aiutare gli altri. Ti va di venire con me?» mi chiede Dorothy, con un sorriso gentile stampato in volto.

Ovvio che voglio andare. Mi sentirò sicuramente molto più a casa con loro. In questi ultimi giorni che sono stata qui ho imparato a conoscere tutta la servitù. C'è il cuoco, che mi ha addirittura insegnato a cucinare il pane. Poi c'è il giardiniere, il maggiordomo e altre persone che sono simpaticissime. Mi hanno accolta e accettata per quello che sono. Mi sento a mio agio con loro, infatti sto molto più nella casa della servitù che qua. Arrivate dagli altri ho aiutato a fare le pulizie, a cucinare e poi abbiamo ballato tutti insieme. Ho passato una bellissima giornata in loro compagnia.

Prima che faccia buio però decido di andare a fare una camminata, per curiosare un po' nei dintorni. Sono sempre stata molto curiosa, e decisamente sono stata davvero poco in mezzo alla natura da quando sono andata via dalla casa di Pony. Quindi mi inoltro nel bosco che c'è dopo una breve stradina al di fuori dell'abitazione dei Legan, e lascio che gli ultimi raggi del sole mi colpiscano in pieno viso.

Però riesco solo a fare un breve pezzo di strada, che nascosto dai folti alberi mi imbatto in un grande lago. Mi avvicino, e subito noto una bella cascata, e aguzzando bene la vista posso ben notare che al di là di questa cascata c'è una specie di portone di legno, sembra proprio un ingresso. Chissà dove porta... poi con un balzo al cuore noto che nei battenti di ferro c'è stampato lo stemma, quello della mia spilla. Quindi molto probabilmente apparterrà agli Andrew questo posto.

Mi volto per tornare indietro, ma subito di fianco a me noto una catena in ferro battuto. La mia curiosità ha la meglio, così provo a tirarla per aprire l'ingresso al di là della cascata, e stranamente si apre subito.

Ma capisco immediatamente che non è stata per nulla una buona idea, non appena dall'ingresso esce un ragazzo. Un ragazzo su una canoa. Strabuzzo gli occhi, impanicata.

«Chi sei? Che cosa ci fai qui, e perché hai tirato quella catena?» urla il ragazzo dalla canoa, e sembra abbastanza agitato, non ha i remi.

Per colpa mia probabilmente ha perso il controllo della canoa. Cavolo, perché faccio sempre le cose senza prima pensarci? Non avrei dovuto tirare quella catena.

«Mi...mi dispiace..» cerco di scusarmi alzando il tono di voce, ma sono troppo imbarazzata e continuo a balbettare.

«Va bene me lo dici dopo! Ora lanciami una fune non vedi che la canoa si sta allontanando?» mi guardo intorno in cerca di una fune. «È lì in terra! Ma sbrigati la corrente mi sta trascinando via!» continua a urlare il ragazzo.

La trovo e la faccio svolazzare per aria. Riesco così ad afferrare il braccio del ragazzo e farlo ritornare a riva. Bene, sono ancora brava con la fune, non mi esercitavo da un pezzo.

***

«Sai, per un momento ho temuto di finire in acqua... stavo solo schiacciando un pisolino.» mi fa sapere il ragazzo, sistemandosi i capelli. Si è tranquillizzato e sembra abbastanza affabile ora. Io ancora lo guardo con tanto d'occhi, non sono abituata a conoscere così tante persone nuove. Sono cresciuta sempre tra bambini più piccoli di me, gli unici di più o meno la mia età con cui avevo contatti erano solo Annie e Tom.

Comunque lui è un ragazzo davvero bello. Sembra avere la mia età, anche se è molto più alto. Ha dei capelli di un castano chiaro, e occhi color caramello. Ha un viso delicato, con il naso all'insù e dei lineamenti eleganti.

Ridacchio, divertita dal suo tono di voce. Sembra molto educato per essere solo un ragazzino.

«Come ti permetti di ridere? Per colpa tua stava per succedere un disastro!» mi redarguisce lui, ma sembra divertito.

«Perdonami, è che prima ti avevo visto così agitato, per caso non sai nuotare?» gli chiedo con curiosità.

«Non è esatto, so nuotare molto bene.» ammette, lasciandomi interdetta. Si volta ad osservarmi attentamente, dopo che si è lisciato i pantaloni eleganti che indossa, e che soprattutto si è osservato per bene la camicia immacolata che indossa. Sfoggia un sorriso radioso, sprizzando eleganza da tutti i pori. «Il fatto è che se mi fossi bagnato mi sarei rovinato la pettinatura, e in più non volevo certo sciupare questa camicia nuova di seta venuta dalla Francia.» mi fa l'occhiolino con aria astuta.

Questo ragazzo è un po' fanatico, ma è molto carino, mi sta simpatico. Nonostante si capisca sia di buona famiglia come i fratelli Legan, non mi guarda con disprezzo o superiorità. Anzi, il suo sguardo è quasi ammirato e non la smette un secondo di osservarmi, anche se sembra un po' provocatorio. Ma non lo fa in modo da farmi sentire a disagio, anzi. Mi sembra quasi che mi osservi con simpatia.

Osservo per bene il suo bel viso e avverto anche un leggero profumo di colonia provenire dai suoi vestiti. Le sue dita sottili sistemano con disinvoltura i capelli scompigliati dal vento. Il suo portamento è raffinato.

«Non mi aspettavo che ce la facessi al primo colpo, sai? È la prima volta che incontro una ragazza tanto abile con la
fune. Dimmi un po', chi sei? Da dove vieni?» continua a dire, in modo un po' pomposo.

«Ti ringrazio.» ribatto facendo una faccia da finta saputella, e sorrido. «Mi chiamo Candy... lavoro dai Legan.» dico poi in modo sbrigativo.

«Mi dispiace per te.» commenta il ragazzo, aggrottando la fronte e alzando gli occhi al cielo.

Poi, dalla strada collegata al bosco, sento lo strombazzare di un clacson.

«Sono venuti a prendermi, ci vediamo! Io mi chiamo Archie, ci rivedremo ancora!» il ragazzo, che ora ha un nome, si dirige di corsa verso quella macchina lontana, mandandomi un bacio volante.

Scoppio a ridere, che tipo divertente.

Questo incontro insolito mi ha fatto ritrovare un po' di speranza. Chissà che le cose non vadano finalmente meglio anche con i Legan.

Ed ecco Archie. 🥰
Piano piano nuovi personaggi faranno la loro comparsa, alcuni di loro personalmente li amo. 💁🏻‍♀️
-giuro solennemente di non avere buone intenzioni.

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