60. La scuola Mary Jane

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«Candy!» spalanco di scatto gli occhi, e noto sul davanzale della finestra Gim.

«Lasciatemi dormire, è ancora presto...» mugugno, con la voce ancora impastata dal sonno.

Qualcosa di bagnato e freddo mi si spiaccica in faccia, una palla di neve.

«Stai proprio invecchiando, un tempo eri la regina delle palle di neve!» esclama Gim con un sorriso furbo, mentre io cerco di asciugarmi la faccia.

«Ma che fai? Ero ancora mezza addormentata!» mi alzo dal letto. «Aspetta solo che mi vesta... ti distruggerò!»



Ho passato dei giorni fantastici, ho aiutato molto Miss Pony e Suor Maria con i bambini. Ci ho giocato insieme, abbiamo costruito pupazzi di neve e festeggiato il natale tutti insieme. Vorrei restare qui per sempre.

«Che? Vorresti diventare un'infermiera?!» esclamano Miss Pony e Suor Maria, stupite.

«Sì, è anche per questo che sono tornata qui.» esclamo decisa.

«Non sarà affatto facile...» mi fa sapere Miss Pony.

«Lo so, e spero nel vostro aiuto.» ribatto.


Mi sono svegliata da poco, così mi affaccio alla finestra per prendere una boccata d'aria.
È davvero una bella giornata, stanotte ha nevicato di nuovo.

«Buongiorno Candy!» mi saluta allegramente Gim. «Di cosa discutevate tu e Miss Pony, ieri sera?»

«Parlavamo di cosa farò questa primavera.» sorrido.

Le parole di Miss Pony mi tornano in mente, e la determinazione si impossessa di me.

«Potresti andare alla scuola per infermiere Mary Jane. Se sei davvero sicura della tua scelta, manderò una lettera di raccomandazione per te alla direttrice. È una mia vecchia amica!»

Il tempo passa e sotto i miei occhi tutto cresce, i primi fiori sbocciano e gli alberi diventano verdi. La primavera è in assoluto la mia stagione preferita.

Cammino per le strade affollate, in città c'è un sacco di traffico. E dire che sono a sole quattro ore di viaggio dalla casa di pony...

Ad un certo punto sento un urlo acuto e mi volto di tutta fretta, una vecchietta sta attraversando la strada ma la carrozza non si sta fermando. Mi catapulto in avanti e la afferro, trasportandola sul marciapiede.

«Non si è neanche fermato! Ma lei come sta, niente di rotto?» chiedo con il fiatone alla vecchietta, che si sta rimettendo a posto il vestito.

«Guarda che ormai avevo praticamente attraversato!» sbotta all'improvviso, sobbalzo. «Non c'era bisogno del tuo intervento!» la guardo meglio e noto che così vecchia non è, ha uno chignon ordinato in testa e una voce imperiosa. «Adesso devo andare in clinica o rischio di fare tardi.» e si incammina di tutta fretta.

Ha detto clinica... La inseguo e mi metto di fianco a lei, tenendo ben stretta la valigia.
«Mi scusi, posso chiederle dove sta andando?» domando con tono gentile.

«All'ospedale Saint Joseph.» mi risponde con un cipiglio.

«La accompagno!» rispondo entusiasta.
La scuola Mary Jane è proprio di fianco all'ospedale.

«Perché non ti fai gli affari tuoi?» mi chiede, brusca.

Spalanco gli occhi, che vecchietta indisponente. Ma non posso di certo mettermi a discutere con una signora anziana. Chissà perché va in giro da sola... la sua famiglia non si prende cura di lei?

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