15.

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Ero ancora ferma in cucina, non avevo il coraggio nemmeno di raccogliere tutti quei pezzi di vetro. Sentivo una caviglia bruciare molto probabile una scheggia mi aveva colpito. Abbasso gli occhi e infatti perdevo un po' di sangue.
“ ti sei ferita? ” mi chiede avvicinandosi.
“ non ti avvicinare!” dico subito. Annuisce e si ferma. Prendo la scopa raccolgo tutto e vado in bagno a prendere l'acqua ossigenata. Il sangue correva lungo il piede. Lo sguardo preoccupato di Simone mi metteva ansia.
“ non mi sono fatta niente. Sto bene.” rispondo. “ piuttosto come mai sei qua? " Chiedo prendendo il cotone e tamponando sulla ferita. Inizio a stringere i denti per via del dolore. Simone si muove verso di me spostando velocemente la mia mano. Mi allunga la gamba, sta piegato sulle sue gambe, e mi disinfetta lentamente. Resto zitta creando un silenzio pesante tra di noi. Nessuno dei due parla. Io nel frattempo sento i brividi impossessarsi del mio corpo. La sua dolcezza mi aveva colpito di nuovo. I suoi occhi trasparivano calore e non freddezza. Non era per niente freddo nei miei confronti adesso.
“ non mi hai ancora risposto” dico più calma adesso. Con una mano teneva fermo il piede con l'altra il cotone un po' rosso dal sangue.
“ sono venuto qua per parlarti”
“ ti sei ricordato che esisto? Solo adesso Simone ti accorgi che io esisto” cerco di muovermi ma me lo impedisce. Perché fai così? Non voglio che complichi ancora le cose!
“ sei sempre così scontrosa con tutti?”
“ Simone smettila! ”
“ no che non la smetto. Non solo sono qui ma continui ad essere acida”
potevi anche restare dove stavi! Nessuno ti ha cercato! Nessuno ti ha detto che avevo bisogno di te. Io sto bene” urlo fortissimo. Alza lo sguardo molla di colpo la mia caviglia il cotone cade per terra e adesso si allontana. Avevo esagerato con le parole.
“ hai ragione Emma. Ho sbagliato a venire qui. L'avevo capito dall'inizio che sarebbe stato un buco nell'acqua. Scusa davvero!» vedo mia madre entrare in salotto, Simone si incammina verso di lei.
“ grazie per avermi fatto entrare non sarà stato facile per voi vedere la mia faccia di nuovo. Tua figlia ha ragione nessuno mi ha dato il diritto di cercarla ancora. ” mamma si volta verso di me fulminandomi. Simone le lascia un bacio sulla guancia. Saluta Kurt “ Salutate Conrad pensavo che il vero ostacolo sarebbe stato lui, ma mi sbagliavo Emma è un masso che non si può superare. Torno a Milano. ” apre la porta e la chiede alle sue spalle.
“Emma!” mia madre mi rimprovera. “ ti sembra il modo di trattare le persone”
“ Si. Solo adesso si è ricordato che esisto prima non poteva farlo. È inutile che fa il pentito. Non doveva venire io non volevo vederlo” alzo la voce mentre mi sollevo in piedi. La caviglia mi pulsa e il sangue torna ad uscire. Merda ci mancava solo questa. Il vetro mi ha tagliato per bene.
“ vuoi davvero perdere l'ultima occasione che voleva darvi?”
“ IO NON CI VOGLIO STARE CON UNO CHE SI RICORDA DI ME SOLO QUANDO FA PIACERE A LUI. E ADESSO LASCIATEMI IN PACE!” strillo velocemente. Mio fratello si avvicina era stato in silenzio fino adesso. “ non provare....”
“Emma basta! Sono stanco di sentirti parlare così e poi pensi in modo contrario, Simone era venuto qua per capire se i vostri sentimenti erano ancora vivi. Voleva parlare con te. Cosa che ti abbiamo detto pure noi. Ma tu sei sempre la solita testarda che preferisce fare di testa sua. Avevi un occasione e l'hai sprecata, non piangere adesso però..  perché sei tu che hai perso il coraggio di parlare con lui e non lui con te. ” mi dice allontanandosi. Manco la ferita sentivo bruciare più. Solo il cuore che si fa in mille pezzi e penso al fatto che sì è fatto dei chilometri dopo tempo per me. Per parlare con me.
Metto le scarpe velocemente, sistemo un banale cerotto sul taglio prendo il giubbotto e scendo velocemente le scale. Faccio in tempo ad arrivare prima dell'ascensore ma quando si apre Simone non è dentro. Esco fuori e lo vedo che aspetta un taxi.

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