Era passata una settimana da quando Luke ed Ema erano passati tre giorni a Milano con noi. Erano molto felici. Simone domenica ha fatto la sua serata a Lecce. Ho passato metà del tempo a guardare ogni secondo il telefono. Per fortuna è andato tutto bene. Oggi è giovedì sono sola a casa perché lui da martedì sera è dovuto scendere a Roma per del lavoro di beneficenza. Dovrebbe tornare a casa questa sera. Stamattina dovevo andare in studio per alcuni brani ma mi sono svegliata con alcuni dolori al basso ventre così ho detto a Roberto che sarei rimasta a casa.
Non ho nemmeno detto niente a Simone perché non voglio che si preoccupa. Partirebbe anche con la predica che non sto mai ferma. Che non ascolto mai e via dicendo.
Deciso di sistemare alcuni giornali sul tavolino che abbiamo comprato da poco. Mi piace proprio come abbiamo sistemato la nostra casetta. Adesso dobbiamo pensare a finire la cameretta. Sono sicura che nel primo periodo le bambine staranno nella nostra stanza che è abbastanza grande. Anche perché non voglio per niente separarmi da loro. So già che farò fatica a dividere tutto. Impegni. Loro da guardare. Il lavoro. Simone. La casa. Ma dovrò farcela. Queste bambine le abbiamo desiderate dopo quell'episodio e adesso sento che sono parte di me. Noto alcuni nomi su questo libro ma in dolore fortissimo mi fa sedere di fretta. Sento le piccole muoversi tantissimo. Cerco di alzarmi ma niente.
“ bambine vi prego stare calme” mi dico da sola. Ma niente. Una scalcia l'altra continua a muoversi come se non ci fosse spazio. Mi allungo un po' è richiamo con il campanello che il proprietario aveva fatto mettere in caso qualcuno si sentisse male. Era in tutti gli appartamenti. Lui aveva le chiavi infatti solo per emergenza. Non si sarebbe permesso di entrare in altre occasioni.
Dopo mezz'ora - i dolori sono aumentati - il signor Franco entra in casa e mi guarda allarmato. La moglie Camilla si avvicina stringendomi poco dopo la mano.
“Emma sei bianca. Che succede?”
“ ho dei dolori da questa mattina. Erano passati. Adesso dopo aver mangiato sono tornati. Le bambine sono agitate. Non chiamate Simone vi prego. ”
“ Emma chiamiamo l'ambulanza allora ” scuoto la testa. Non voglio. Mi passeranno sicuramente.
“ Emma senti non puoi stare così. Metti a rischio loro. Magari non è niente. Ti sei solo affaticata ma...”
“ non voglio andare in ospedale. Aiaaaa” urlo dal dolore. Così signor Franco mi solleva piano piano.
“ ti porto io. Camilla aiutami”
“ no. Non voglio...”
“emma non farsi come vuoi tu. . Non adesso. Franco ha ragione non possiamo stare ancora qui. ” mi tengo la pancia e tiro un altro urlo. Allora mi prende in braccio come di solito fa Simone per non farmi fare le scarpe in qualche posto.
“ adesso andiamo ok?” non dico più niente. Non posso obbiettare. Ho troppo male per rimandare. Prendono il neccessario e mi portano in ospedale.
Una volta arrivati signor Franco richiede subito un medico per aiutarmi. Arriva un infermiera mi fa sedere su una sedia rotelle e mi porta nel reparto maternità. Mi attacca il monitoraggio nelle pancia per sentire il battito cardiaco delle bambine. Mi guarda poco dopo facendomi aprire le gambe per controllare l'utero. Respiro. Aspettando che tutto vada bene. Vorrei Simone con me in questo momento. Mi manca tantissimo.
“Emma” la voce dell'infermiera mi porta a guardarla. Fissa lo schermo dei battiti.
“ che succede?” mi agito.
“ una delle bambine è più sofferente dell'altra. Ha il battito cardiaco più veloce rispetto a quello della sorellina. Adesso chiamo la tua ginecologa. Tu vuoi chiamare qualcuno? C'è il papà fuori?”
“ ci sono due persone vorrei che chiamassero Simone il mio fidanzato. Ho troppo bisogno di lui e... Ho paura”
“ ok allora cerca di respirare e stare tranquilla. Se agiti è peggio” annuisco. Mi stanno passando tante cose nella mente. Sento che tutto sta per crollare di nuovo.
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Mille passi con te ♥️
Fanfiction•Ci vuole coraggio per innamorarsi, ma ci vuole ancora più coraggio per tornare indietro e riparare quello che si è rotto. •