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Sono passate due settimane Emma è stata mandata a casa. Ma non parla con nessuno. Tanto meno con me. Sta in camera tutti i giorni. A lavoro non ci sta andando. I suoi genitori sono tornati due giorni fa a Malta. La mia famiglia è ancora qua. Sara mi dice di darle del tempo ma io non riesco a vederla così. Mangia poco e sta sempre chiusa. Non vuole vedere nessuno. Sta da me quindi io dormo per terra mentre mamma e Sara sul divano letto.
“ io non ce la faccio più!” esclamo esasperato. Non riesco a scrivere il pensiero di Emma mi fa uscire di testa. Odio vederla stare male. Anche mi sentivo a metà ma cercavo di andare avanti. Non è facile accettare questa realtà. Le avevo detto di allontanarmi è ha fatto l'esatto opposto.
“Simo”
“ voglio parlarci. Non mi guarda nemmeno in faccia. Non è colpa mia se è successa questa cosa” respiro “ se potessi mi prenderei tutti il suo dolore”
“ lo so Simo. Emma ha solo bisogno di assimilare” scuoto la testa.
“ Sara lo so ma io non posso più stare così. E da quando è uscita dall'ospedale che non mi parla. Che mi evita e dormiamo separati. ”
“ non so cosa dirti simo. So solo che dovresti darle del tempo”
“ più di quello che ho già dato?’ annuisce. Ma non sono d'accordo. Salgo in mansarda ed entro in camera. Non avevamo porta ma è come se fosse chiusa qua dentro.
“ Emma” la chiamo.
“ perché sei qua? Avevo detto che non volevo nessuno” fisso il suo comodino dei farmaci che non ho mai visto in gira mia.
“ che cazzo stai facendo? Eh? Cosa stracazzo stai facendo?” urlo “ cosa sono questi Emma?”
“ sono degli ansiolitici. Mi servono per scemare l'ansia. Ma cosa vuoi? Non sai come mi sento? Ogni notte mi sogno quell'incidente e le tue parole. ”
“ Emma ma che cosa stai dicendo?” urlo ancora “ ti stai facendo del male da sola. Vuoi morire?” respira abbassa la testa. “ non ci posso credere! Io non ci posso credere! Sei settimane qua dentro. Ho sempre pensato di lasciarti libera per non opprimenti. E invece stai pensando un modo come toglierti la vita! ” sento il viso bagnarti. “ sono stato due settimane ad aspettare che tu mi chiamassi. Due settimane che aspettavo che chiedessi aiuto. Due settimane che sto di merda. Due settimane che voglio darti una mano è tu mi respingi. Emma ti rendi conto che se tu te ne vai la mia vita non ha più senso. Abbiamo già perso un figlio. Ci manca solo che te ne fai tu ! ”
“ non puoi aiutarmi. Il dolore è troppo profondo per guarire. ” mi sentivo ferito di nuovo. Indietreggio e cadono le stampelle per terra. Non so cosa dirle. Mi fa male il petto.
“simo oh!” barcollo appoggiandomi al muro cerco di respirare.
“ stasera dormi qui. Domani puoi tornare a casa tua. Chiamerò tua madre è la farò venire qua. ” affermò.
“ ti disturbo qua?” chiede.
“ no. Se non posso aiutarti non ha senso che stai qua. Mi stai allontanando da te. Mi sento un perfetto idiota che pensava una volta fossimo tornati a casa che tutto sarebbe iniziato di nuovo. Di certo non chiedevo di dimenticare velocemente, ma di essere uno la spalla dell'altro. È invece... ” abbasso lo sguardo. Non devo piangere. Vedo che si alza ma la fulmino sa bene che non deve alzarsi senza stampelle. Non può caricare la caviglia. “Torna a sdraiarti. Non ha senso che ti avvicini. Hai già deciso tutto tu. Io non posso fare niente. ” la lascio fa sola di nuovo. Sara credo abbia sentito tutto perché mi abbraccia senza dire una parola.
“ potete andare a casa Sara. Non ci preoccupate per me. Me la caverò”
“ed Emma?”
“ chiamo Rosanna stasera. Le dirò che non mi vuole più e che non ha bisogno di me. ”
“Simo devi capirla..”
“ l'ho già capita abbastanza. Anziché avvicinarsi si è allontanata. Non ha senso stare insieme. Dovevo capirlo dal giorno in ospedale che sarebbe finita così.” mi stacco dall'abbraccio e mi siedo sul divano.

The instant where everything looks black.
The urge to disappear and stop feeling sick.•

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