Draco

13.6K 370 74
                                    

Camminava annoiato e in silenzio, immerso nei suoi pensieri, lungo i sentieri ombreggiati dell'immenso parco del manor. Il suo sguardo era torbido, ma camminava dritto e fiero, senza tralasciare nemmeno la più piccola emozione attraverso il viso pallido ed affilato. Nonostante il turbamento di quel giorno estivo, manteneva la sua fierezza intatta. Caratteristica che aveva ereditato da tutti i suoi antenati e che aveva imparato ad ostentare fin da bambino, affinando la tecnica nel corso degli anni. Si piaceva così com'era, non poteva desiderare di meglio. Era un ricco purosangue appartenente ad una delle famiglie più ricche  antiche ed importanti della Gran Bretagna. Le persone ammiravano e al tempo stesso temevano la sua famiglia, facendolo sentire ancora più austero ed importante. Grazie al suo modo di fare altezzoso ed arrogante si era guadagnato una certa nomina e la cosa, lo compiaceva. Si definiva furbo, scaltro e un ragazzo che sapeva il fatto suo, esattamente come gli aveva sempre detto suo padre di essere.

Solo in rare occasioni si era dimostrato debole ma suo padre, aveva sempre provveduto a rimetterlo sulla retta via. L'aveva letteralmente creato a sua immagine e somiglianza e lui, l'aveva lasciato fare, considerandola una cosa normale. Ricordava a memoria ogni suo singolo insegnamento riguardo a tutto quello che comportava essere un degno purosangue, un degno Malfoy. Nel corso degli anni aveva appreso tutte le monotone leggi della buona etica purosangue, fino ad abituarcisi e all'età dei suoi quindici anni, per lui era ormai la normalità e la quotidianità.

Ripensò a tutte quelle regole, a tutti quegli insegnamenti, e li associò a quello che aveva vissuto fino ad allora.

Quando gli era arrivata la lettera per Hogwarts si era sentito al settimo cielo ma nemmeno poi così tanto, considerando che sapeva già tutto del castello e della magia in sé e suo padre, non gli aveva di certo concesso di comportarsi come "uno sciocco babbano esaltato la sera di capodanno" per qualcosa che già conosceva alla perfezione. Era un Malfoy, era logico che avrebbe frequentato Hogwarts. Non poteva di certo comportarsi come un buffone qualunque, nemmeno tra le mura di casa sua, per una lettera che sapevano tutti che sarebbe arrivata da un giorno all'altro. Non faceva parte dell'etica purosangue.

Anche quando aveva visto per la prima volta lo scarlatto treno per Hogwarts aveva dovuto mantenere la sua postura austera ed impeccabile, passeggiando tra i presenti al fianco dei suoi genitori, salutando di tanto in tanto qualche conoscente di famiglia e prodigiandosi in tutte quei noiosi discorsi per adulti che lo avevano annoiato a morte, ignorando le grida di stupore e felicità provenienti dai suoi futuri compagni di scuola che rispetto a lui, li aveva visti liberi di correre tra la folla e il fumo emesso del treno, felici e spensierati. Ma a lui, almeno in presenza dei genitori, n9n era concesso comportarsi in un modo così ciarlatano.

Ricordava quando era salito sul treno e aveva iniziato a cercare i suoi futuri compagni, ricordando i nomi che gli aveva elencato suo padre. Ovviamente, tutti ragazzi purosangue  figli di amici di famiglia che a mala pena conosceva. Aveva passato un'infanzia piuttosto solitaria e di conseguenza, il suo primo giorno di scuola, non aveva ben presente con chi avrebbe dovuto fare amicizia ma suo padre, era stato lapidario. "Stai lontano da mezzosangue, nati babbani e traditori del loro sangue, Draco. Sarebbe una vergogna vederti in loro compagnia. E dopo quell'ennesima avvertenza, aveva seguito il suo consiglio.

Si ricordava la sua paura di fronte al cappello parlante, quando aspettava il suo turno per lo smistamento. Suo padre gli aveva sempre detto che sarebbe finito in Serpeverde, che quella era la casa della sua intera dinastia, dai tempi dei tempi, tranne qualche individuo che nel corso del tempo erano stati rinnegati e che di conseguenza, non doveva preoccuparsi di niente. Ma lui, aveva temuto che il cappello si sbagliasse e lo mettesse in un'altra casa e al solo pensiero di come avrebbe reagito suo padre di fronte a quella notizia, era stato terrorizzato fino a quando il cappello non aveva gridato: SERPEVERDE. Ovviamente si era mostrato vittorioso, trionfante ed indifferente come a dimostrare che lui, rispetto agli suoi compagni era già sicuro di sé e di chi era.

Il mio sangue è uguale al tuoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora