Ghiaccio e Fuoco

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Il piano era pronto e a breve, l'avrebbe messo in atto. Se il furetto pensava di passarla liscia, si sbagliava alla grande. In quegli ultimi giorni l'aveva visto piuttosto cupo e taciturno con intorno l'unica compagnia di Blaise e raramente degli altri compagni serpeverde. Sembrava che ormai il moro fosse la sua ombra. Per alcuni giorni l'aveva visto zoppicare, ma Hermione si era costretta ad ignorarlo sia durante le lezioni che nei corridoi e in qualsiasi altro luogo.

Le sue parole l'avevano ferita, ma non avrebbe ceduto a chiedere un ulteriore confronto con lui. Si era immaginata la sua ira ma mai, avrebbe pensato che potesse rivolgersi a lei con simili offese.

Nel frattempo Harry aveva iniziato a scontare la sua nuova punizione con la vecchia rospa della Umbridge e purtroppo, non prometteva di uscirne bene. La ferita sulla mano sembrava destinata a non cicatrizzarsi più bene, arrivando a lasciare un segno roseo ben leggibile, risultato che era sicuramente ciò che desiderava quella vecchia subdola. Lasciare un segno perenne, indelebile e indimenticabile. Era disgustosa...

Con un sospiro amareggiato tornò a concentrarsi sul suo piano. In quei giorni aveva agito segretamente, seguendo alcuni ragazzini Serpeverde fino alla loro tana scoprendo così, con un misto di sorpresa e anche di disagio dove si trovava la loro sala comune. Quel luogo le trasmetteva freddezza, niente a che vedere con il calore invitante della sala comune dei Grifondoro con i suoi stendardi colorati, i chiacchericci allegri e i camini scoppiettanti a riscaldare l'ambiente.

Ma al momento doveva concentrarsi su ciò che voleva fare. Si sentiva leggermente agitata all'idea e non sapeva nemmeno cosa volesse ottenere di preciso. Forse a farla agire era il desiderio di rendersi utile, per una volta. Lasciare il compito più grosso sempre agli altri era diventato pesante quasi quanto un macigno...

Si era disillusa e stava aspettando, impaziente, che il solito ragazzino si presentasse davanti alle scale che scendevano nei sotterranei per tornarsene nel suo covo. Aveva praticamente pedinato e seguito i Serpeverde per giorni, per cercare di capire quale avrebbe potuto fare al caso suo e quel ragazzino, si era rivelato la preda perfetta. Ogni giorno, alla stessa ora, puntuale come un cronometro ripeteva la solita routine.

Si era assicurata che quel giorno i Serpeverde del quinto anno non avessero gli allenamenti o altri eventi degni di nota e con soddisfazione aveva constatato di poter agire indisturbata.

Aspettò ancora cinque minuti prima che arrivasse. Un libro sotto braccio, passetti veloci e testa china. Non rappresentava una minaccia e sperò di riuscire a convincerlo senza dover fare troppi sforzi. Il coraggio non rappresentava granché i Serpeverde, quindi avrebbe dovuto cedere abbastanza facilmente.

Silenziosa come una lupa lo seguì giù per le scale, desiderosa di arrivare a destinazione al più presto. Ormai non mancava molto, solamente l'ultimo corridoio.

Decise di rallentare e annullare l'incantesimo, aspettando che il ragazzino arrivasse davanti allo spesso muro di pietra che nascondeva la loro sala comune e quando fu certa che fosse a un passo dall'entrata, si schiarì la voce per annunciarsi.

Il bambinetto si voltò spaventato, sgranando gli occhi per la sorpresa. Ovviamente aveva creduto di essere solo e per lui la sua era una specie di apparizione inspiegabile. Lo guardò con cipiglio deciso, intenzionata a mettere le cose in chiaro fin dal principio.
"Mi serve un favore." Spiegò soave, senza giri di parole. Il bambinetto la guardò diffidente, sgranando gli occhioni color cioccolato e  stringendo maggiormente il libro al petto, come se volesse proteggersi maggiormente da lei. Sembrava terrorizzato.
"C-cosa vuoi?" Chiese con una vocetta acuta spacca timpani. Lo guardò scettica, sbuffando quasi infastidita. Non voleva mica mangiarlo... Va bene che era del primo anno e un Serpeverde ma diamine, così sembrava che lei fosse un mostro a tre teste.

Il mio sangue è uguale al tuoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora