"Cosa nascondi,Granger?"

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Nel camino,la brace morente, continuava a rilasciare un tepore accogliente e una luce rossastra, che proiettava lunghe ombre sulle pareti di tutti gli oggetti sparsi per la stanza circolare ormai deserta, eccetto un ragazzo profondamente addormentato. La testa bruna era abbandonata sul tavolo, poggiata sopra un libro, per precisione quello d'incantesimi volume quinto.

Gli occhiali erano storti in una posizione innaturale, segno che si era addormentato senza nemmeno rendersene conto. La bocca era leggermente aperta e all'apparenza, Harry Potter, poteva sembrare che stesse passando sogni sereni, ma in realtà nella sua testa era tutto tranne che tranquillo.

Qualcuno camminava in un lungo corridoio nero. Provava il desiderio bruciante di raggiungerne la fine, dove si trovava una lucida porta nera. Lì dietro c'era qualcosa che desiderava ardentemente, qualcosa che doveva avere ad ogni costo. La porta si avvicinava sempre di più, ormai riusciva a distinguerne le rifiniture. Allungò una mano... Lunghe dita pallide scivolarono fuori dalla manica del mantello...

Il buco del ritratto si aprì, lasciando entrare una figuretta minuta dall'aspetto assai bizzarro. Quest'ultima si guardò attorno, soffermandosi sul caos della stanza circolare, finché non scorse il ragazzo profondamente addormentato. La creaturina emise uno strilletto deliziato.

Le pallide dita erano vicinissime alla maniglia, un pomello d'ottone perfettamente levigato e lucidato. Sentiva l'eccitazione scorrere nelle vene, c'era quasi, mancava pochissimo...

" Padron Harry, Padron Harry!" Strillò la creatura, gli occhioni grossi come palline da tennis colmi di lacrime di gioia. Il ragazzo sussultò nel sonno, tornando bruscamente alla realtà. Si mosse insonnolito, mentre due manine cercavano di farlo tornare al presente. Provò un moto di fastidio, era stato così vicino a scoprire cosa ci fosse dietro a quella porta nera. Sbattè qualche volta le palpebre, abituando gli occhi alla fioca luce emanata dal caminetto. Girò la testa nella direzione in cui si sentiva chiamare, sgranando gli occhi per la sorpresa.

" Dobby?" Gracchiò Harry, fissando sorpreso il piccolo elfo domestico.
" Padron Harry, Padron Harry! Dobby è così felice di vederla, non sperava di trovarvi qua, a quest'ora della notte." Squittì l'elfo estasiato. Harry lo guardò rintontito, chiedendo, dopo qualche istante.

" perché, che ore sono Dobby?"
" Le tre di notte Padron Harry, è molto tardi" continuò
" Mi sono addormentato." mormorò il moro stancamente, più a sé stesso che a Dobby. Quest'ultimo fece un sorriso a trentadue denti e con vocetta acuta rispose
" Dobby ha visto, Dobby ha visto che Harry Potter è molto stanco e si scusa se vi ha svegliato."
" Tranquillo Dobby, anzi è un bene. Ma come mai sei qua?" Chiese Harry curioso
" Dobby è venuto a pulire la sala comune dei grifondoro, Harry Potter, signore." Squittì entusiasta. Il ragazzo provò una fitta di disagio nel sentirsi chiamare signore, si era dimenticato della fissa di Dobby a riguardo.

" Dobby, non puoi semplicemente chiamarmi Harry?" Chiese speranzoso. L'elfo sbattè le palpebre dei grandi occhioni, guardandolo meravigliato
" Oh no Harry Potter, Dobby non potrebbe mai mancarle di rispetto."
" Ma non mi mancheresti affatto di rispetto, al contrario, mi faresti molto felice." Rispose Harry cordialmente
" Oh no Harry Potter, Dobby proprio non può. Ma se volete posso chiamarvi padron Harry." Rispose l'elfo perentorio. Harry sospirò rassegnato, sarebbe stata una battaglia persa.
" Puoi chiamarmi come vuoi Dobby... Ma perché sei qua da solo?" Cambiò discorso il ragazzo.

Ineffetti gli sembrava strano che Dobby pulisse la stanza tutto da solo. Quest'ultimo abbassò un po' le orecchia
" Dobby è solo perché gli altri elfi si rifiutano di pulire la torre di grifondoro, Harry Potter." Harry lo guardò sorpreso
" Come mai si rifiutano?" Chiese
" Hanno trovato molti vestiti nascosti, Harry Potter, per loro è oltraggioso. Nessuno sa chi è stato ma sta di fatto, Harry Potter, che Dobby pulirá da solo finché non ci saranno più abiti nascosti."
Il moro si rabbuiò, non avrebbe tradito Hermione, raccontando la verità a Dobby, ma forse avrebbe dovuto parlare con l'amica una volta per tutte.

Il mio sangue è uguale al tuoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora