Orgoglio

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Gennaio si apprestava a finire ed Hermione e Draco non si parlavano da quasi una settimana. Entrambi si erano lanciati sguardi sfuggenti pieni di significativo e carichi di aspettativa ma ovviamente, nessuno dei due voleva mettere da parte l'orgoglio per fare il primo passo. Hermione presa dallo studio, dalle lezioni dell'Es, dai problemi di Harry che quest'ultimo accusava di avere con Piton a causa delle disastrose lezioni di occlumanzia e dal desiderio morboso di farla pagare a Pansy Parkinson, non sapeva proprio come cavarsela con Malfoy.

Quest'ultimo invece aveva sicuramente meno preoccupazioni se esclusi gli allenamenti di quidditch e lo studio che seppur pesante, non era niente se paragonato allo stress fisico e mentale della riccia che prima o poi, avrebbe raggiunto l'esaurimento. Nonostante ciò continuava a lamentare il suo malumore con il rassegnato ma scettico Blaise che cercava ugualmente di farlo ragionare per vincere il suo orgoglio.

"No Blaise! Non andrò da lei compiendo un gesto tanto deplorevole e umiliante per uno come me. Evidentemente non le importa a sufficienza. Mi sembra di essere già fin troppo tollerante con lei." Scattava di tanto in tanto quando l'amico tentava di calmarlo, seguito da altri epiti coloriti e oltraggiati.

"Di questo passo non vi parlerete più!" Sbottò una sera Blaise, quasi isterico dopo il solito monologo da parte dell'amico. Fuori dal castello una coltre gelida di candida neve ricopriva ogni superficie e un vento glaciale sferzava prepotente i malcapitati che si trovavano a dover uscire dal castello, aumentando il malessere degli studenti e in particolar modo di Draco che, innervosito e di pessimo umore, andava ad intaccare pure quello del pacato Blaise.

"Non urlarmi contro." Borbottò Draco stizzito, stringendosi addosso la polo color panna che aveva indossato quel giorno. Preferiva le camicie, più eleganti e adeguate alla sua personalità, ma il freddo pungente che si insinuava fin nelle ossa gli toglieva pure quel piacere. Forse aveva la febbre, magari si era ammalato durante l'ultima lezione che quell'incivile di un guardia caccia aveva tenuto all'aperto in mezzo alla neve. Ancora non capiva come avesse fatto quella sotto specie di troll a diventare insegnante in quanto non ne aveva né le qualità né tanto meno le capacità.

Ma ovviamente il buon cuore del caro vecchio preside aveva preferito la compassione alla sicurezza fisica e mentale degli sventurati studenti che seguivano le lezioni di quel decerebrato.
"E allora smettila di assillarmi con quella ragazza! È evidente che le vuoi parlare. Metti da parte quello stupido orgoglio e domani fermala dopo le lezioni." Scattò il moro sbuffando sonoramente.

Pure a lui il gelo non piaceva granché e sinceramente, sperava che con l'arrivo di febbraio un po' del maltempo e di conseguenza del malumore che appesantiva le mura di Hogwarts si dissipasse. Draco grugnì scorbutico, mettendo in moto gli ingranaggi del cervello.
Quella piccola strega malefica non avrebbe ceduto nemmeno sotto tortura, anche se era certo che pure lei morisse dalla voglia di riparpargli.

Era certa di avere la ragione dalla sua parte e di quel passo, Blaise aveva ragione, se uno dei due non cedeva davanti all'orgoglio probabilmente non si sarebbero più parlati minimo fino all'anno seguente.
"Te l'ho già detto che la odio?." Borbottò velenoso.
"Almeno un centinaio di volte" sogghignò il moro esultante. Sapeva di averlo convinto, seppur gli fosse costato un occhio della testa.

Dopo essersi brevemente scambiati la buona notte si erano addormentati senza più entrare nell'argomento, ma Draco aveva dormito sogni agitati.

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Hermione invece dopo aver salutato Harry e Ron si era diretta nel suo dormitorio, coricandosi sotto le coperte e addormentandosi in silenzio, cullata dai pettegolezzi di Lavanda e Calì ai quali non prendeva mai parte.

Pensava costantemente a Draco. Voleva ancora parlare con lui, farsi raccontare la sua vita, anche litigare, ma soprattutto desiderava ricevere altri baci da quell'arrogante serpeverde che era riuscito, non sapeva come, a catturare il suo interesse come mai nessun ragazzo prima di lui c'era riuscito. Era bello, dannatamente bello e sexy, e per qualche assurda ragione aveva scelto proprio lei, quella che per tanti anni aveva odiato ed insultato. Come poteva uno come lui, essere attratto da una come lei? O era tutto un crudele scherzo oppure, il mondo si stava rovesciando.

Il mio sangue è uguale al tuoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora