Nella stanza delle necessità

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La stanza delle necessità aveva assunto un'atmosfera intima, illuminata da una luce soffusa e accogliente. Erano presenti lunghi e alti scaffali stracolmi di libri e un lungo tavolo in legno massiccio posto al centro della stanza, era circondato esattamente da sei sedie uguali e dall'aspetto molto comodo, una per ciascuno. In alcuni piccoli cassetti erano riposte pergamene, inchiostro, piume e quaderni dalle pagine bianche per prendere appunti. Tutto il resto della stanza era decorato da quadri, tappezzeria sulla tonalità del rosso scuro e alcune lampade ad olio che irradiavano una luce calda e rassicurante. Per essere metà gennaio non era affatto freddo, nonostante non fosse presente un camino. Ma forse, era la magia stessa della stanza a far si che tutto fosse perfetto.

"Di chi è stata l'idea?" Chiese Fred, guardandosi attorno ammirato. Si erano ritrovati tutti insieme come previsto ed Hermione con molta cura aveva trasportato il grosso scatolone, adeguatamente rimpicciolito, con sé.
"Mia, ho pensato che sarebbe stato utile un posto dove poter fare ricerche e studiare." Rispose infatti la riccia.
"coincidenze, immagino." Concluse George con un ghigno.

"Hem hem, non ci perdiamo in chiacchiere inutili... Qua dentro ci sono un'infinità di diari da studiare." Disse Ginny, imitando alla perfezione il versetto della Umbridge. Ron sobbalzò spaventato, per poi lanciare un'occhiataccia alla sorella, che lo guardò divertita.

"chi prende le decisioni?" Chiese a un certo punto il Weasley più giovane. I presenti si guardarono confusi.
"Quali decisioni?" Chiese Fred, sbattendo un paio di volte le palpebre.
"Beh... Io credo che qualcuno dovrebbe coordinare gli studi, per organizzarci meglio... Insomma la mia è un'idea." Borbottò il rosso.
"Sarebbe molto utile invece." Commentò Harry, ottenendo un sorriso grato dal suo migliore amico.

"Se per tutti va bene, possiamo anche eleggere un capo." Sentenziò Ginny. Pure Fred e George si affermarono concordi e quindi Fred chiese
"Adesso basta sceglierlo questo fantomatico capo."
"Io direi che è ovvio." Aggiunse Ginny con un sorrisetto deliziato.

Cinque paia di occhi, capendo al volo, si voltarono in direzione di Hermione che li scrutò dubbiosa.
"Io?" Chiese titubante. Harry fece un sorriso compiaciuto.
"Hai fatto di tutto per reclutare me come maestro dell'Es per una ventina di persone, penso che tu possa gestire alla perfezione tutti noi." Finì indicando sé stesso e gli amici.
La riccia gli lanciò un'occhiataccia, per poi alla fine accettare. Harry l'aveva fatta un sacco lunga sul fatto di diventare l'insegnante di difesa dell'Es, ma alla fine ne era stato felice, anche se il suo orgoglio non gli avrebbe mai concesso di ammetterlo apertamente. Dopo tutto quella studiosa era lei e Harry aveva ragione, poteva benissimo gestire la situazione. Li aiutava sempre a studiare. Era un compito molto importante a dirla tutta, si sarebbe trattato di immergersi nel passato più turbolento e traboccante di magia oscura di Voldemort, attraverso le memorie di un'altra persona. Avrebbero potuto avere a che fare con qualsiasi cosa, sarebbe potuto essere sconvolgente e a grandi linee, non era nemmeno certa al cento per cento che avrebbero potuto fare tutto da soli. I ragazzi si sarebbero dovuti arrendere all'idea che, prima o poi, avrebbero dovuto informare gli adulti.

"Allora penso che possiamo iniziare, a meno che qualcuno non abbia qualcosa da dire."continuò Ginny con gli occhi che le brillavano di determinazione. Hermione prese un respiro profondo, quello era il momento di parlare.
"So che non siete d'accordo, e voglio che capiate che comprendo anche le vostre motivazioni, ma credo che dovremmo parlare di questi diari a Silente o a qualche membro dell'ordine. Sono certa che trabocchino di magia oscura e segreti terribili. Silente è un mago straordinario e credo che solo lui conosca davvero Voldemort. Potrebbero esserci informazioni essenziali che ci aiuterebbero a scoprire i suoi piani e magari, un giorno,a sconfiggerlo."

Harry si sentì immediatamente irritato. Sapeva che la riccia aveva dannatamente ragione, ma non voleva cedere alle esigenze del vecchio preside. Era furioso con lui, un sentimento di pura ed incandescente rabbia che gli attanagliava lo stomaco ogni volta che lo sentiva nominare. Perché lo ignorava? Perché lo aveva abbandonato proprio adesso che aveva più bisogno del suo sostegno? Quegli incubi che faceva, quel perenne tormento che provava, avrebbe voluto ricevere dei consigli. Magari, pensò con amarezza, un conforto da parte di una figura adulta. Sirius era impossibilitato dall'aiutarlo, per colpa di quella maledetta megera.

Il mio sangue è uguale al tuoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora