-Prima della tempesta-

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"Draco ma cosa sta succedendo? Girano voci assurde! I professori stanno ribaltando il castello da cima a fondo. Credo di non aver mai visto la McGranitt così fuori di sé." La voce dubbiosa di Blaise interruppe i pensieri furiosi del biondo che da più di due ore, continuava a camminare avanti e indietro per la sua stanza, senza riuscire a fermarsi. Era come se i suoi piedi avessero deciso di andare per conto loro, impedendogli di stare fermo.

Continuava a chiedersi come potesse essere stato così maledettamente stupido. Non le avrebbe dovuto permettere di partire insieme allo sfregiato, che portava solamente catastrofi, peggio di un uccellaccio del malaugurio, e a quell'altra banda di sfigati che non erano nemmeno in grado di compiere magie elementari. Maledetta lei e il suo orgoglio, maledetto Potter e maledetto tutto quello schifo di situazione. Ma soprattutto, maledetta lei e il suo stupido altruismo Grifondoro. Perché i Grifondoro dovevano essere così stupidi e propensi al voler precocemente morire? Perché lei doveva essere così...Così disposta a mettere a repentaglio la sua vita per parare il culo di Potter senza pensarci due volte? Lui sarebbe dovuto essere furioso, e lo era, sia con lei che con sé stesso, ma al tempo stesso non poteva non essere anche dannatamente preoccupato per ciò che le sarebbe potuto accadere in quel dannato ufficio, esposta a qualsiasi pericolo e lontana centinaia e centinaia di chilometri da Hogwarts, lontana da lui...

"Blaise, non è il momento." Mormorò a mezza voce, tirando improvvisamente un calcio al suo baule per la frustrazione. Il moro lo guardò accigliato, dando conferma ai suoi sospetti e timori.

"Si dice che Potter, la Granger, Weasley e la sorella, Paciock e la Lovegood siano fuggiti da Hogwarts, è per caso la verità?" Insistette serio, senza distogliere lo sguardo dai movimenti del suo migliore amico che in quel momento, sembrava un leone in gabbia. Draco sibilò furioso, lanciando uno sguardo nervoso e al tempo stesso feroce all'amico. Quelle parole avevano il potere di fargli ribollire il sangue nelle vene, soprattutto al sentir nominare Potter. L'avrebbe volentieri strangolato ma poi, ripensandoci meglio, non era così sicuro che sarebbe stato disposto ad infettarsi per toccarlo, anche se per ammazzarlo, che sarebbe stato sicuramente un buon pretesto, pur quanto repellente fosse.

"Sei chiuso in questa stanza da ore e dal tuo atteggiamento, presumo che sia assurdamente vero." Commentò infine il moro, andandosi a sedere sul letto dell'amico, aspettando una risposta che tardava ad arrivare.

"Sì, maledizione! è la pura schifosa verità, dannazione!" Ringhiò rabbioso dopo alcuni minuti, tirando un altro calcio al suo baule scolastico, che rimbombò sordo,questa volta facendogli sfuggire dalle labbra un'imprecazione soffocata. Sfogare la sua rabbia contro un anonimo baule non era di certo soddisfacente, ma se al suo posto ci immaginava la faccia di Potter, che avrebbe davvero volentieri preso a calci, riusciva a provare un minimo di soddisfazione perversa in più.

"Ma perché?" Chiese dopo un po' Blaise, incredulo davanti a tale rivelazione. La Umbridge sembrava scomparsa nel nulla, i professori non facevano che scambiarsi ordini e informazioni concitate, tant'è vero che sembrava dovessero organizzare una guerra o una spedizione. Non credeva di averli mai visti così preoccupati, nemmeno al loro secondo anno, quando la camera dei segreti era stata aperta e diversi studenti pietrificati. Quelle voci si erano sparse a macchia d'olio per tutto il castello ma nessuno sapeva dire se fossero vere oppure no, anche se dal comportamento dei professori era intuibile che fosse la verità ma adesso che Draco gliene dava ulteriore conferma, si chiese se almeno lui sapesse cos'era successo per spingerli a compiere una simile follia.

"Potter!" Sputò fuori quel nome con disgusto, come se fosse il peggiore degli insulti. Incastonò gli occhi in quelli scuri del suo migliore, che lo guardò nuovamente sorpreso.

"Cosa c'entra Potter, Draco?" Gli chiese a quel punto, sperando che l'amico si decidesse a parlare. Sembrava che si stesse trattenendo dal distruggere ogni oggetto presente nella stanza e dall'urlare e per ciò, in quel caso, era meglio lasciare che fosse lui a parlare, senza essere troppo insistente. Non ci teneva a beccarsi qualche maledizione senza perdono.

Il mio sangue è uguale al tuoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora