il mio sangue è uguale al tuo -seconda parte-

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Un muro di silenzio, che si sarebbe potuto affettare con il coltello, incombeva nella stanza di Draco come gas nocivo. Il giovane Serpeverde era disteso in silenzio sul letto, mentre fissava meditabondo le ombre scure che si stagliavano sul soffitto della sua stanza, create dai giochi di luce che emettevano le fiammelle tremolanti delle candele. Blaise, al suo fianco, taceva a sua volta, senza sapere cosa dire. Non aveva mai visto il suo migliore in quello stato, ma sapeva che dentro di sé stava infuriando una tempesta e che di lì a breve avrebbe scatenato tutta la sua ira contro qualcuno. Ormai lo conosceva abbastanza bene da sapere che non si sarebbe confidato e sfogato con lui nel vero senso della parola, perché odiava mostrarsi debole ed indifeso ma lui, in qualche modo, avrebbe cercato di aiutarlo ugualmente. Non sapeva ancora come perché ogni parola o azione gli sembrava fuori luogo ed inutile ma, qualcosa, doveva pur fare. Non poteva permettere che Draco si rinchiudesse nella sua stanza fino alla fine della scuola...Doveva reagire. Doveva almeno confrontarsi con la Granger, prima di fare delle sciocchezze. E proprio riguardo a lei...Temeva che le cose non si sarebbero messe bene. Draco agiva d'impulso e se preso dalla rabbia e dalla foga del momento, sarebbe potuta andare ancora peggio. Forse, anche se non amava intromettersi, avrebbe dovuto trovare il modo per parlarle da solo prima che il suo migliore amico facesse idiozie delle quali si sarebbe poi pentito ma da quello che sapeva, era ancora in infermeria, circondata dai suoi amici che le ronzavano intorno come mosche, lasciandola raramente sola. Quindi non aveva la più pallida idea di come fare per contattarla.

Avrebbe potuto provare ad entrare in infermeria di notte, gli suggerì il suo inconscio e improvvisamente, la trovò inspiegabilmente un'ottima idea. Si chiese come mai non ci avesse pensato subito, visto che la notte l'accesso all'infermeria era vietato a chiunque. Con quella nuova idea in mente, si sentì immediatamente più motivato ma in ogni caso, il suo pensiero principale al momento era Draco. Alla Granger, avrebbe pensato dopo.

"Draco, smettila di fissare quel soffitto e deciditi a scendere in sala grande per cena. Devi reagire. Ad ogni problema c'è una soluzione e prima o poi arriverà quella giusta anche per sistemare questo casino." Sbottò il moro. Non era certo che le sue parole in quel caso valessero, perché non aveva la più pallida idea di quale soluzione avrebbero potuto trovare per porre rimedio a quello che era successo ma per lo meno, sperava di suscitare in Draco una qualsiasi reazione. Quest'ultimo, improvvisamente, si ritrovò a storcere il viso in un sorriso amaro, che non prometteva niente di buono.

"Mio padre è un mangiamorte, Blaise. Un mangiamorte che grazie a Potter e ai suoi amichetti è appena stato arrestato ed è in prima pagina su tutti i giornali. Quale soluzione esisterebbe, per cambiare tutto ciò? Illuminami, ti ascolto." Gli rispose sarcastico, cercando di ignorare la fitta dolorosa che gli era partita dallo stomaco e si era diretta al cuore. Il cervello gli aveva appena ricordato che tra gli amichetti di Potter era compresa anche Hermione, quella che fino a prova contraria era la sua ragazza. Non aveva più sue notizie da un giorno e mezzo e la cosa peggiore, era che si sentiva tradito ed umiliato. Proprio da lei, alla quale aveva dato molto più di quello che forse lei nemmeno si immaginava. In pochi mesi aveva messo da parte i pregiudizi che si erano radicati in lui fin da bambino, aveva cambiato modo di pensare, di agire. Aveva imparato ad apprezzarla...Ad amarla, rischiando grosso, nonostante sapesse i pericoli ai quali andava incontro nel volerla nella sua vita. Si era aperto con lei, aveva abbassato la corazza che si era costruito e aveva iniziato a vedere il mondo sotto una luce diversa, attraverso un'altra prospettiva...La sua, prospettiva. E si era adattato, si era modificato per lei, senza quasi rendersene conto e alla fine, la cosa non gli era costata grandi sforzi. Ma nonostante tutto ciò, pensò con amarezza, tutto quello che aveva ricevuto in cambio...Era lei che aveva scelto di seguire Potter piuttosto che restare con lui, che diceva di amare, e suo padre in carcere. Di fronte a quella consapevolezza, sentì una fitta lancinante spezzargli il cuore in mille frammenti affilati, che gli fecero mancare il respiro.

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