Ufficio misteri -quinta parte-

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"Speriamo che questa sia la volta buona." Mormorò Hermione, osservando le porte che li circondavano con intensità, come se stesse cercando di capire tramite telepatia quale fosse quella giusta per uscire da lì. Dopo pochi secondi che aveva pronunciato quelle poche parole, la stanza prese a vorticare nuovamente, fermandosi dopo poco. Ginny mugolò in protesta, assumendo un brutto colorito grigiastro a causa della nausea improvvisa che le aveva fatto girare le testa.

"Ginny...Come stai?" gli amici la guardarono preoccupati, ma la rossa scosse lievemente il capo, cercando di tornare a respirare regolarmente.

"Sono solo un po' debole, ma non vi preoccupate. Dobbiamo andare." Mormorò con voce un po' stridula.

"Ginny non esitare ad aggrapparti se vedi che non ce la fai." Le mormorò in risposta Neville, passandole un braccio dietro la schiena per riuscire a sorreggerla meglio. La ragazza gli rivolse un sorriso di gratitudine, facendo subito dopo una smorfia di dolore. Le fitte alla testa erano ancora terribili, ma doveva resistere. Il pensiero delle giratempo che teneva nascoste nella tasca del mantello, le diedero una scarica di adrenalina sufficientemente forte per permetterle di non mollare. Non aveva la più pallida idea di come avrebbe reagito Hermione a quella notizia... Sapeva che il suo era stato un gesto folle e avventato, ma la sua coscienza le diceva che aveva fatto bene, che quelle giratempo in qualche modo, sarebbero servite molto utili a tutti loro.

Anche Harry, dopo essersi assicurato che stesse abbastanza bene, aprì la porta davanti a loro con un colpo deciso, tenendo la bacchetta puntata davanti a sé. Gli amici lo seguirono a ruota ma quando furono dentro, un'ondata di delusione e frustrazione, li fece sbuffare esasperati.

"Dannazione, non è quella giusta nemmeno questa volta!" Sbottò il moro frustrato. Si sarebbe voluto strappare i capelli per la rabbia, prendere a calci le pareti e gridare fino a perdere la voce, ma si trattenne. Con un brivido, si rese conto di essere nuovamente all'interno della stanza che sembrava un'immensa cattedrale ed era formata da antiche gradinate scavate nel pavimento in pietra che si concludevano a circa sei metri di profondità, su una larga piattaforma dove al centro, svettava quell'antico arco secolare che sembrava così fragile da essere sul punto di sgretolarsi da un momento all'altro.

"Non ti agitare Harry. Vedrai che troveremo quella giusta... Questa è nuovamente la stanza dell'arco." Mormorò la riccia, poggiando la mano sulla spalla dell'amico che a quel contatto caldo e rassicurante, chiuse gli occhi per alcuni secondi, cercando di trovare conforto nelle parole della sua migliore amica. 

Quella stanza lo rendeva vulnerabile, ma al tempo stesso curioso. Di nuovo udì quei sussurri che già all'andata aveva sentito e un brivido freddo gli percorse la spina dorsale. Da dove venivano? Era quasi certo che provenissero dall'arco, coperto da quell'antico velo che sembrava muoversi leggermente, seppur non ci fosse nemmeno un alito di vento o qualsiasi altra fonte d'aria. Eppure non vedeva niente, però i sussurri sembravano provenire proprio dall'arco stesso. Possibile che dietro a quel velo ci fosse qualcosa o qualcuno? 

"Voi li sentite quei sussurri?" Chiese a un tratto, bruscamente, rivolgendosi agli amici.

"Harry, non c'è nessun sussurro qua dentro. Andiamo via." Gli consigliò Ron, guardando l'arco intimorito. Anche la riccia si sentiva strana in quella stanza e avrebbe preferito scappare a gambe levate, ma qualcosa glielo impediva. Seppur la spaventasse a morte sapere che il suo migliore amico udiva dei sussurri che lei non sentiva assolutamente, qualcosa le suggeriva che quella stanza nascondeva molti più segreti di quello che credevano. Ogni angolo di quella stanza però gridava pericolo e la riccia, sentiva che a stare lì dentro non sarebbe successo nulla di buono.

"Io li sento, Harry. Sono i sussurri delle anime." Rispose Luna soave, sorridendo all'amico. Harry sgranò gli occhi, mentre gli altri sussultarono per la sorpresa. Come al solito, Luna aveva avuto una delle sue uscite assurde su argomenti seri, come se niente fosse, lasciandoli di sasso. Da dove recuperasse tutta quella sicurezza e tranquillità, nessuno se lo sapeva spiegare.

Il mio sangue è uguale al tuoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora