Il ballo

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Dopo il battibecco che Draco aveva avuto con la Granger, la giornata a Diagon Alley aveva indubbiamente preso una sfumatura diversa. Era uscito da quella libreria con un ghigno stampato sulle labbra e la mente più leggera. Passeggiando e facendo acquisti, aveva continuato a sentir parlare di Potter e delle varie teorie che le persone si erano fatte a riguardo ma a parte un vago fastidio, non se ne era più preoccupato. Quando li aveva incontrati, si era divertito a provocarli, gustandosi la loro reazione da incivili per poi lasciarli in mezzo alla strada più soddisfatto che mai. Per assurdo, la mezzosangue, era riuscita a migliorargli l'umore perché essere riuscito ad infastidirla era stata una piccola soddisfazione personale. Si era consumato il fegato per colpa sua, per colpa di quel maledetto trio, ponendosi dubbi su sé stesso e sulla sua vita, cosa che prima d'allora non aveva mai fatto e per ciò, una sana litigata per scaricarle addosso un po' del suo malessere, era più che giustificato. Ma a fine giornata tutto era già passato. Aveva incontrato alcuni compagni serpeverde che lo avevano fermato per parlare e, preso di buon umore, si era unito a loro per pranzare nel ristorante più chic di tutta Diagon Alley. Avevano parlato dell'imminente ritorno a scuola, delle ultime partite di quidditch e infine, i classici discorsi da uomini. Alcune ore dopo, una volta finiti i suoi acquisti, aveva salutato velocemente i suoi compagni per tornare da sua madre. La giornata non era stata sgradevole ma per assurdo, gli era venuto pensato che forse si era divertito di più a litigare con la Granger, piuttosto che con loro. Pur quanto non fossero poi così male, sentiva che qualcosa gli stonava. Ma non sapeva cosa e il problema, era proprio quello. Ma era come se...Non si divertisse realmente e ciò, lo infastidiva. Aveva nuovamente ripensato alla Granger e ai suoi stupidi amici grifondoti. Quando ridevano, pur quanto gli risultassero ridicoli, sembrava che le risate gli uscissero proprio dal cuore. Sembravano risate sincere, di chi si sta divertendo sul serio, magari con poco, ma che però con quel poco è felice e gli basta per ridere in compagnia felici e contenti. Quel nuovo pensiero, lo aveva turbato nuovamente...

Lui, si chiese pensieroso, aveva mai riso di cuore? Si era mai veramente divertito?

Aveva paura di darsi una risposta... anche se nel profondo della mente, la risposta la conosceva benissimo ed era una risposta amara e veramente infelice per un ragazzo di appena quindici anni...

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Dopo la cena in compagnia dei genitori, Draco si era congedato ed era andato a prepararsi per la notte. La giornata a Diagon Alley che lo aveva momentaneamente rallegrato, sembrava già un ricordo lontano.Era di nuovo a casa, al Manor, da solo, con l'unica compagnia di sé stesso e di sua madre che di certo, non svolgeva hobby interessanti ai quali Draco aveva piacere di partecipare, se non occasionalmente per scambiare qualche discorso ed essere educato nei suoi confronti. Ma il punto era sempre lo stesso...Si annoiava, lo aveva ormai capito. E si sentiva incredibilmente ridicolo e patetico. Lui,Draco Lucius Malfoy, si era ridotto a compiangersi per simili sciocchezze. Sciocchezze che fino a qualche mese prima non gli erano mai interessate ma che improvvisamente, avevano assunto,per sua sfortuna e forse disgrazia, un aspetto molto più importante nella sua vita. Aveva capito che non era più quel ragazzino tronfio e viziato che per divertirsi gli bastava chiedere ed ottenere tutto ciò che voleva nell'arco di breve tempo. Stava crescendo, stava diventando un uomo e i suoi bisogni, stavano mutando e ciò, lo spaventava. Ma aveva bisogno di trasgredire, di fare qualcosa di diverso. Qualcosa che lo rendesse vivo e che, possibilmente, lo portasse a smetterla di essere in qualche malato modo, geloso della Granger e dei suoi stupidi amici. Lui non poteva essere geloso di quegli individui. Non poteva esistere sulla faccia della terra una cosa del genere che, se solo suo padre lo avesse scoperto, probabilmente lo avrebbe diseredato e portato nel reparto psichiatrico del San mugo.

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"Draco, vieni qua, ti devo parlare." La voce secca di Narcissa, accompagnata dal ticchettio delle sue scarpette con il tacco sul lucido marmo del pavimento del salotto, raggiunse le orecchie del figlio. Quest'ultimo, intento a lucidare il suo manico di scopa seduto di fronte al focolare spento, alzò di colpo lo sguardo, incrociando il viso corrucciato in un'espressione di sconforto della madre. Era passata una settimana dalla loro gita a Diagon Alley.

Il mio sangue è uguale al tuoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora