Ufficio della Umbridge

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Hermione non si sentiva così felice da tanto, troppo tempo. Non era nemmeno certa di essersi mai sentita così tanto felice prima d'allora.La consapevolezza di amare ed essere amata era talmente appagante da lasciarla senza fiato. Non avrebbe mai immaginato che l'amore fosse così travolgente, adesso che aveva delle certezze. Finalmente era uscita da quel limbo di insicurezza e incertezza dove non sapeva cosa fossero lei e Draco e poteva finalmente considerarlo il suo ragazzo. Poco importava l'obbligo di dover tacere il loro amore, escluso a poche persone. Sapeva che Draco era suo e di nessun'altra ragazza e quella consapevolezza la rendeva appagata più di ogni altra cosa. Alla fine aveva vinto lei, non Pansy. Nemmeno fare la poco di buono aveva funzionato, perché a confronto lei era riuscita a farlo innamorare, a scavare nel suo cuore fino a tirar fuori il buono che era in lui, sciogliendo un po' delle tenebre che lo avvolgevano, e non poteva esserne più felice. Non sarebbe stato semplice, lo sapeva, ma ce l'avrebbero fatta. Non si sarebbe arresa, non ora che avevano raggiunto la cima, la vetta più alta.

"Hermione mi stai ascoltando?" Le chiese Ginny, con un sorrisetto stampato in faccia. Si trovavano in sala comune, dove Ginny stava studiando, o almeno era ciò che faceva credere, mentre Hermione  leggeva per l'ennesima volta Cime tempestose che ormai sapeva quasi a memoria. Quest'ultima mugolò qualcosa di indistinto e la rossa sbuffò, alzando gli occhi al cielo.

"E chi l'avrebbe mai detto... Pure la diligente Hermione Granger si è lasciata distrarre dalle tentazioni dell'amore." Mormorò falsamente maligna, aspettando la reazione sdegnata della riccia, che non tardò ad arrivare. Quest'ultima infatti, come percorsa da una scarica elettrica, scattò in avanti sulla poltrona, guardandola scandalizzata

"La mia media scolastica resta impeccabile, quindi ignoro le tue vili provocazioni." Ribadì ancor più sdegnata, tornando a prestare attenzione al suo romanzo. 

"Ci credo... Impari i testi a memoria ancora prima che inizi la scuola. Secondo me stai già studiando per i M.A.G.O." La prese in giro, cercando di provocare in lei qualche altra reazione che non fosse una faccia da ebete innamorata e sguardo perso nel vuoto.Ovviamente le aveva raccontato per filo e per segno ciò che era successo con Malfoy nella stanza delle necessità, e la rossina non poteva che esserne felice. Però sperava vivamente che Hermione non si comportasse da sprovveduta abbattendo definitivamente ogni barriera. Magari Malfoy si era, tra virgolette, addolcito... Ma chi lo circondava no e perciò restava un campo minato quello in cui stavano camminando.

"Volevi dirmi qualcosa in particolare?" Le chiese la riccia per sviare il discorso. Non avrebbe mai ammesso che in effetti l'amica aveva ragione... Nel suo baule c'erano già molti libri riguardanti il programma del settimo anno. Ma che ci poteva fare se le piaceva essere sempre un passo avanti? 

"Volevo dirti, o per meglio dire... Ti ho già detto, che ho parlato con Fred e George riguardo al discorso Harry- felpato e mi hanno detto che è fattibile." Mormorò, sicura che in quel modo avrebbe attirato la sua attenzione. La riccia scattò nuovamente sugli attenti, ma questa volta perché aveva sentito il campanellino d'allarme risuonarle nella mente. Sapeva che Harry sentiva il bisogno di parlare con il suo padrino, ma era pericoloso, per molti motivi molto seri. Il primo, ovviamente, era che la Umbridge avrebbe potuto scoprire Harry e fargli passare grossi, enormi guai. Ma l'altro motivo, quello più preoccupante, era che la preside avrebbe potuto scoprire di Sirius e il suo nascondiglio e a quel punto sarebbe stato un dramma.  Valeva davvero la pena rischiare così tanto? Secondo lei no...

"No Ginny, non se ne  parla. In qualità di prefetto vi proibirò di fare una cosa del genere." Sibilò, osservando l'amica come se avesse pronunciato la peggiore delle bestemmie. Quest'ultima inarcò le sopracciglia,scettica, ma Hermione non si lasciò intimorire. Sapeva che i piani dei gemelli comprendevano sempre qualcosa di spericolato e per lei potenzialmente letale e non era disposta a permettere che un piano del genere venisse attuato sotto il suo naso, in circostanze simili. Ginny però, stranamente, sogghignò.

Il mio sangue è uguale al tuoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora